Narra Lali:
Accade tutto il giorno prima delle vacanze natalizie...
Peter lasciò me e Gas d'avanti scuola. Scese e mi diede un bacio fugace ed un forte abbraccio, mentre a Gas una semplice pacca sulla spalla e gli chiese di badare a me. Non dissi che sapevo benissimo badare a me stessa senza bisogno di supervisori, perché sapevo che era preoccupato per me e dopo quello che era successo ieri, molto probabilmente credeva che avessi bisogno di Gas ed aveva molta paura potessi scappare di scuola per andare in qualche posto. Peter mi guardò con due occhi verde smeraldo, il sole pigro di Dicembre, con la luce fioca del mattino, gli faceva splendere ancora di più gli occhi, e glieli metteva in risalto. Mi sorrise e salì in macchina, salutandomi con la mano. Gas mi mise un braccio attorno alle spalle e mi condusse verso l'entrata della scuola. -Ieri ci hai fatto preoccupare molto- disse, non era la prima volta che sentivo dire quella frase da ieri sera, ma sapevo che era vero, che a loro importava di me e che era per questo che si preoccupavano, ma non c'ero abituata, ormai era da molto che nessuno si preoccupava così per me. -Lo so- dissi. Lui sospirò. -è difficile avercela con te- mi disse e si fermò. Mi mise una mano in testa, accarezzandomi e scompigliandomi i capelli. Gli sorrisi. Lui mi studiò attentamente. -Sei sicura di stare bene?- mi chiese, riuscivo a cogliere la preoccupazione nella sua voce, e nei suoi occhi velati di paura, non per se, ma per me. -Si- mentì, perché se gli avessi detto che stavo male lui avrebbe chiamato Peter, che sarebbe tornato in dietro, e tutti si sarebbero nuovamente preoccupati per me, dimenticandosi delle loro faccende, dei loro bisogni, per i miei, ed io non volevo questo. Non avevo bisogno di attenzioni, avevo bisogno di risolvere i miei problemi e stare sola. Non sapevo se Gas mi avrebbe creduto o meno, ma ci sperai molto, avevo provato ad essere veramente sicura di quel "si", mi sentivo più leggera dopo aver letto la lettera di Dani, e speravo che loro potessero prendere la mia leggerezza come fatto che io stessi veramente bene. Io dovevo combattere le mie battaglie ed uccidere i miei demoni, prima che mi accadesse quello che era successo a Daniel, lui ad un certo punto si era arreso, aveva smesso di combattere, ed i suoi demoni gli avevano reso la vita impossibile. Io ero ancora in tempo, ed ero pronta pure a provare ed a riuscire lì dove Dani aveva fallito, ero pronta a fare ciò che lui non aveva fatto quando era ancora vivo, perché sapevo che se ne era pentito di non averlo fatto, ed ora, tutto dipendeva da me, ed io ero ben cosciente di tutto ciò. Gas sospirò e fece cenno di si con la testa, non credo che mi avesse creduto, non fino in fondo, ma credo che volesse credere che io stessi bene e che non avrei fatto una pazzia. Non so se ciò che sto per fare sia una follia o meno, però so che lo devo fare, finché ne ho la possibilità, non posso permettere che si faccia troppo tardi, che scappi il treno e non salirci. Io devo trovare il mio lieto fine, non mi accontenterò solo di un "fine", voglio un "lieto fine", niente di più e niente di meno, ciò che mio fratello non era riuscito ad ottenere per se, io ero pronta ad ottenerlo per me, per Peter, per la mia famiglia e per i miei amici, e perfino per Daniel. Penare a lui mi riscaldò e mi fece essere più sicura di me, come di quello che stavo per fare. Entrammo nel corridoio della scuola, la differenza fra dentro e fuori era notevole. Fuori si moriva di freddo, dentro avevi quasi caldo. Mi venne voglia di togliermi il giaccone. In realtà non so se fosse il riscaldamento a farmi sentire così o l'adrenalina che avevo in corpo. -Ti accompagno in classe- mi disse Gas. C'eravamo fermati al mio armadietto, lui appoggiato su quelli accanto che guardava qualcosa dietro di me, verso l'entrata, con ansia. Mi girai, e notai che c'era Melody che aveva appena fatto il suo ingresso, con le sue amiche e stavano ridendo. Melody ancora non mi aveva notata, se no già sarebbe partita all'attacco. Guardai Gas e gli sorrisi, nel modo più convincente che potevo, cercando di rassicurarlo. -Non preoccuparti. Tu vai. So bene che devi andare dalla parte opposta della scuola a quella in cui sono diretta io, non voglio che tu faccia tardi, so che potrebbe costarti un cattivo voto sul comportamento- gli dissi, anche se mi preoccupavo per lui, in verità volevo che se ne andasse per un altro motivo, per poter restare da "sola" con Melody ed affrontarla e temevo che lui l'avesse capito da come mi comportavo. Ma Gas non lo capì, mi sorrise, mi diete un bacio in fronte e si diresse verso il suo armadietto e poi in classe. Feci un respiro profondo per prendere coraggio, poi chiusi con forza l'armadietto e mi girai verso l'entrata. Melody mi aveva individuata ed un sorriso crudele si era dipinto sul suo volto. Strinsi forte le mani, provocandomi dolore, cercando di calmarmi. -Guarda un po chi è qui, da sola, la nostra adorata Lalita- disse avvicinandosi. Mi scostò i capelli dal volto per guardarmi meglio in viso, ma io mi scansai quasi subito dal suo tocco. Lei indurì lo sguardo. -Un aiutino non ti farebbe male per il look- mi disse, studiando i miei abiti. Un maglione nero, troppo grande che apparteneva a Peter, un jeans di Cande, questo invece mi andava leggermente piccolo, le mie solite scarpe da ginnastica bucate, rotte e consumate per quanto le avevo utilizzate, ed il giaccone che un tempo era appartenuto a mio fratello, anche questo decisamente troppo grande, ma con quello in dosso mi sentivo protetta, come se avessi un armatura di metallo indistruttibile, invece di un vecchio giaccone con la zip rotta, consumato e sporco, perché non veniva mai lavato, così che potevo sentire ancora il suo odore su quell'indumento, anche se era passato più di un anno dall'ultima volta che l'aveva utilizzato. -E a te non farebbe male chiudere il becco gatta morta- le dissi. Luna, una delle sue amiche impallidì e si coprì la bocca con le mani, Dolores invece mi fissò stupita, e poi lanciò uno sguardo preoccupato a Melody, continuando a portare lo sguardo dall'una all'altra, quasi si aspettasse che una delle due da un momento all'altro sarebbe passata alle mani e saltata addosso all'altra, cosa, che dalla faccia rossa e dagli sguardi assassini che mi stava lanciando sembrava molto probabile. -Ma chi ti credi...- iniziò a dire, ma la interruppi quasi subito. -No, tu chi ti credi di essere? Non sei migliore di me, non sei migliore di nessuno, siamo tutti uguali, io e te pure siamo uguali. Entrambe soffriamo, entrambe ci innamoriamo, entrambe ridiamo, entrambe piangiamo. Tutti gli esseri umani sono simili e diversi allo stesso tempo, ma non significa che perché hai i soldi, perché ti vesti "meglio" degli altri, perché ti credi più bella degli altri tu sei miglio. Siamo fatti di carne e sangue, non di soldi, non di vestiti firmati, siamo tutti carne e sangue e questa è la nostra prigione, i nostri veri esseri sono nascosti sotto questa pelle che ci differenzia e ci accomuna agli altri, all'interno siamo diversi, abbiamo idee diverse, facciamo decisioni diverse, soffriamo e viviamo in modo diverso. Ma nulla ci rende migliore di nessun altro, che sia un povero che sta in mezzo alla strada, un principe, un politico o una normale ragazza che cerca di smettere di soffrire e vivere, nessuno è migliori- e detto questo la oltrepassai. Mentre parlavo la campanella era suonata e a parte noi quattro non c'era anima viva in corridoio. Uscì dal portone della scuola, zaino in spalla pronta ad affrontare un altro dei miei demoni. Guardai in altro, in cielo e sorrisi. -I bulli sono delle persone normali che si sono montate la testa ed hanno assunto il potere, mi dispiace sapere che un bullo ti ha pestato a sangue, che ti ha deriso per ciò che eri. Ricorda Daniel, i bulli non sono nulla, avrei voluto che me ne parlassi di persona, ma ciò che è fatto è fatto, vinco le paure pure per te fratello-Spazio me:
Sono molto stanca di scusarmi per il ritardo, ma...scusatemi per il ritardo! Imploro pietà... La storia è incentrata un po sul fatto che Lali ha letto la lettera di Daniel, ed ha scoperto che pure il fratello soffriva di bullismo, e che questa è una delle ragioni per cui ha deciso di andarsene, e Lali, allora, ha deciso di affrontare il suo di bullo e farlo tacere, per, diciamo, fare onore al fratello e dimostrare che i bulli non sono imbattibili. So che Lali aveva già affrontato Melody in un altro capitolo, ma considero questa la vera conclusione della loro battaglia, e ci terrei a ricordare nuovamente che i bulli non sono altro che esseri come noi, che non sono più forti, così come ho scritto sopra. So che per il fatto della lettera e Lali che fa tutto ciò può sembrare un po' 13 (serie che in realtà non ho visto, ma di cui la mia migliore amica mi ha parlato abbastanza, perciò non credo di vederla), ma è una cosa non proprio voluta. Cioè, entrambe le storie comunque parlano di suicidio (ma quando io ho iniziato la mia, nemmeno ne sapevo dell'esistenza di 13) e di bullismo, ed un po' mi sono adesso ispirata per il tema del bullismo e della lettera (almeno credo, non ricordo che avevo in mente quando ho scritto il fatto della lettera, sono troppo stanca per ricordare, voglio dire è quasi l'1 di notte!). Comunque spero che il capitolo vi piaccia ed anche la canzone, che io vedevo perfetta per questo capitolo. (PS: non ricordavo bene i nomi delle tirapiedi di Melody, spero siano quelli, se no, fregatevene, non sono così tanto importanti per la storia) <3
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Per sempre insieme Laliter
Hayran KurguLali è una ragazza con una vita difficile, e per questo si lascia molto andare, arrivata sulla punta del precipizio pensa di non poter più tornare in dietro ed è pronta a buttarsi, ma prima che lei possa cadere, appare un qualcuno, le afferra la man...