Il lunedì mattina ero sempre molto energica, non so perché ad essere sincera.
Quella mattina mi svegliai verso le 6 e decisi di lavami e vestirmi nei bagni comuni; non volevo dare fastidio a Margret e Sara che, la sera precedente, erano rientrate chissà a che ora. Margaret non faceva mai tardi, specialmente la Domenica. La ragazza nuova iniziava a darmi sui nervi: mi sembrava anche che stesse portando Margaret sulla "cattiva strada". Forse ero solo un po' paranoica, ma non mi piaceva molto; insomma, era appena arrivata e già era l'amica di tutti, fidanzata con Aaron, Luke aveva una sorta di amore nei suoi confronti, non era un po' esagerato? Tutti i nuovi arrivati sono in timidi, ma no, lei no.Non sono gelosa, penso solo che ogni cosa abbia il suo tempo, ma evidentemente sono l'unica a vederla così.
Arrivo in bagno e, come pensavo, è deserto; questo mi rilassa molto. Ho sempre l'ansia che qualcuno entri nel box doccia mentre mi lavo, si, nel peggiore dei casi sono ragazze, ma la maggior parte delle ragazze di questo college sono cattive.
Non sono molto a mio agio con il mio corpo e sono già stata abbondantemente sfottuta in Italia per non essere proprio magra e non vorrei farlo succedere anche qui.
Apro l'acqua nel tentativo di farla riscaldare e, mentre quest'ultima scorre, mi tolgo i vestiti e li poggio su una "panchina" che si trova nel bagno. Accendo il mio telefono, lo sblocco e apro subito l'applicazione della musica; vado sul casuale e poi poggio il mio amato cellulare sul muretto divisorio della doccia. Successivamente ci entro e resto 20 minuti buoni sotto l'acqua, stranamente calda, a pensare alla mia vita, quando mi rendo conto che sto sprecando un bel po' d'acqua inizio a lavarmi. Mentre mi pettino i capelli mi perdo ascoltando "Car Radio" dei Twenty-One Pilots, la inizio a cantare anche io e penso di essere stata cattiva a dire quelle cose su Sara, alla fine non è cattiva... Forse ero solo gelosa.
Uscita dalla doccia mi asciugo i capelli e mi viene voglia di truccarmi; quindi mi vesto e torno in camera a prendere del mascara e il correttore. Ritorno in bagno e mi trucco, poi prendo il telefono e controllo l'ora. Leggo che sono solo le 7 e decido di andare fuori per vedere l'alba.
Silenziosamente rientro in camera e poso l'accappatoio, i trucchi e prendo dallo zaino le cuffiette; esco dalla stanza e mi dirigo all'uscita sul retro, dove solitamente non c'è nessuno. Quando sono sicura di essere sola apro la porta e esco: corro sotto all'albero che si trova dietro la presidenza e mi siedo sotto di esso; metto le cuffiette e mi rilasso guardando sorgere il sole.
Il cielo si inizia a tingere di un colore rosa e mi affretto a fare una foto, ma il telefono mi avverte che non ho più memoria per poterla fare e mi innervosisco, ma poi penso che l'immagine dell'alba la posso "salvare" nella mia mente e quindi mi risiedo e continuo a fissare il sole sorgere. Mi appoggio alla corteccia dell'albero e inizio ad ascoltare attentamente "Truce" dei Twenty-one pilots. Ascoltando la canzone rifletto sul significato di uno dei versi, che dice: "Take pride In what is sure to Die."
Prova orgoglio per quella che è una morte certa. Non so se sono d'accordo: perché provarne orgoglio? Perché provare orgoglio di morire? Alla fine chiunque dovrà, ma perché?
La morte non mi piace e non ne voglio provare orgoglio; non mi sembra nulla per cui essere orgogliosi.
La canzone cambia e decido di fare una passeggiata per i giardini della scuola, ma proprio mentre mi sto per alzare vedo Fabien uscire dalla scuola ed ho un'attacco di panico/ ansia.
Nel mio cervello inizia un combattimento: lo saluto o no? Una parte di me mi dice di fargli un cenno con la mano, almeno, l'altra mi urla di stare ferma; se veramente vuole salutarmi lo farà lui. Inizio a pensare ai pro e ai contro di entrambe, ma mi distraggo poco dopo perché inizio a fissare Fabien mentre guarda l'orizzonte: ha i capelli scompigliati, indossava dei pantaloni neri strappati sulle ginocchia, una maglietta bianca a mezze maniche e aveva in vita un pullover verde.
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Dramedy
Fanfiction*dalla storia* «Bene ti chiamerò così allora» «Ma aspetta, perché mai dovresti chiamarmi?» «Ha detto Hyde che farei lavori di gruppo, o mi sbaglio?» mi chiese con un ghigno sulle labbra «No, non ti sbagli, ma chi ti ha detto che li faremo insieme?»...