SUMMERS' POV
"Ciao, papà." dico, esitante, chiudendo la portiera e avvicinandomi a lui.
"Ciao Summer," dice, scrutandomi con i suoi occhi marroni, storcendo la mascella in quel modo che mi ha sempre messo paura.
"Come stai?" prosegue, infilandosi le mani nelle tasche dei suoi soliti jeans scuri.
"Bene." dico, quasi sussurrando , evitando di guardarlo.
Sento un sonoro sospiro da parte sua, forse d'irritazione.
Dovrei pensare alle parole della mamma, dovrei cercare di mettermi in testa che adesso, stando a ciò che ha detto lei, è un'altra persona.
Ma non ci riesco. I ricordi sono ancora troppo freschi, nitidi. Hanno lasciato il segno sulla mia pelle.
"Potresti guardarmi, per cortesia?" domanda leggermente alterato, anche se sembra più un ordine.
Alzo lentamente il capo, fino ad incontrare il suo sguardo scuro, come il mio.
"Ecco, ora va meglio. Ho sempre adorato i tuoi occhioni marroni, fin da quando eri la mia piccola e dolce bambina." dice, accennando un sorriso.
"Papà, per favore. Non voglio ri..."
"Summer," incomincia avvicinandosi a me, ed io, o per istinto o per paura, mi ritraggo. Nei suoi occhi noto delusione per questo mio gesto.
"Aspetta." dice, attraversando poi la strada, e dirigendosi verso casa.
Dopo pochi minuti che aspetto, sento il cellulare squillare nella tasca posteriore dei miei pantaloncini. Lo tiro fuori e quando vedo il nome sullo schermo, un mischio tra gioia e rabbia si concentra nella mia mente.
Sono indecisa se rispondere o no. Magari sta male o gli è successo qualcosa...
Sto per trascinare il pulsante verde, quando sento il rumore della porta di casa, che si chiude.
Lo rimetto subito in tasca, rifiutando la chiamata, e incrocio le braccia al petto.
Lo guardo attraversare, e noto che ha qualcosa in mano, che però, forse accorgendosi che lo fissavo, nasconde all'interno del suo giubbotto.
Pochi secondi dopo è di nuovo di fronte a me.
"Ascoltami Summer," incomincia, posandomi una mano sotto il mento, per far si che lo guardi.
"So che per la maggior parte della tua vita, soprattutto quando eri più piccola, ti ho fatto stare malissimo. Ti ho urlato contro cose che non avrei mai dovuto dire a nessuno, soprattutto a mia figlia. Ma questa non è la cosa peggiore. Ho alzato le mani, sulla bambina, sulla ragazza che avrei dovuto proteggere il più possibile durante il corso della mia vita."
Mano a mano che continua a parlare i miei occhi si inumidiscono sempre di più, fino a far scendere delle lacrime copiose sulle mie guance.
"No, ti prego, non piangere. Hai già pianto fin troppo a causa mia." dice, appoggiando la mano sinistra sulla mia spalla e con l'altra mi asciuga alcune delle lacrime. L'unica cosa che riesco a dimostrargli, adesso, è un breve sorriso tirato.
Togliendo le mani da me, estrae dal giubbotto quella scatolina di prima.
La guarda per un po', rigirandosela tra le mani. "Mi piacerebbe davvero tanto, non so in che modo, recuperare almeno una piccola parte di ciò che ho, anzi, che abbiamo perso in questi anni. E credimi quando ti dico che se potessi tornare indietro, cambierei tutto, fin da quella domenica pomeriggio. Non andrei in quel bar a ubriacarmi, per poi tornare a casa e prendermela con te. Non sai quanto mi odio per ciò che ho fatto."
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Rᥱsᥴᥙᥱ Mᥱ
Romance"A volte ci troviamo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Possiamo essere la preda o il predatore." **** Una ragazza. Un passato. Amici vicini, che in realtà sono persone pericolose, arrivate nella sua vita solo per distruggerla. Cresciuta nell...