Capitolo 44

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SUMMER'S POV


"Heii," Sento bussare alla sottile porta blu. "Sono io. Come va?"

Sbatto le palpebre e mi rialzo da terra, prendendo un pezzo di carta igienica, per passarmelo sul viso.

Sgancio il ferma porta, per poi uscire ed andare a lavarmi le mani.

Appena le mie mani entrano in contatto con l'acqua fredda, un brivido mi scuote.

"Summer sono già un bel po' di giorni che vai avanti così. Non puoi rimanere a casa?!"

Chiudo il rubinetto e mi accarezzo delicatamente il collo con le mani, avvertendo una specie di sollievo.

Mi appoggio al muro, per asciugarmi poi definitivamente le mani sui jeans neri.
"Beky, non posso rimanere a casa per una stupida nausea."

"Direi che non è tanto una scemenza da prendere sotto braccio, visto che corri in bagno quasi ogni ora!" mi sgrida, con tono stizzito.

Mi porto una mano alle tempie. "Ti prego non urlare! Mi scoppia la testa."

"Vedi!" continua a darsi ragione, indicando la mia espressione distrutta.
Roteo gli occhi ed inspiro.
 
"Dai Summer. Sai che io se c'è qualcosa te lo dico sinceramente. Sembri la sposa cadavere due, la vendetta. Sei bellissima eh, non fraintendermi, ma sembri davvero un fantasma che vaga per la scuola senza meta."

Bé, su questo non posso darle torto. Sono uno straccio; i capelli legati in una coda non disordinata, di più, struccata e con la pelle abbastanza pallida.

Si avvicina a me e mi posa le mani sulle guance. "Vai. A. Casa! Tanto ora abbiamo solo più due pallosissime ore di storia. Se non vuoi farlo per te, fallo per me. Ecco, salta le due ore per me." Mi convince, con sorriso fiero.

Mi lascio scappare un risolino ed annuisco. "E va bene. Ma è la prima ed ultima volta."

"Bravissssima!" mi stampa un bacio sulla fronte per poi uscire dai bagni.

"Però devo andare in classe a..."

"Già fatto!" esclama rientrando nel bagno con il mio zaino semivuoto ed il mio giubbotto in pelle nero.

"E come facevi a sapere che io mi sarei fatta convincere ad andare a casa?" bofonchio, incrociando le braccia al petto.

"Tesoro," si avvicina a me con un sorriso spavaldo, ed il mio giubbotto tra le mani. "Sono la persona più pignola e scassaballe che ci sia  a questo mondo. Credimi quando ti dico che sarei andata avanti un'ora intera a stressarti in qualsiasi modo, pur di farti andare a casa. Ed è giurato che se lo avessi fatto, saresti scappata da questa scuola a gambe levate." conclude ridacchiando, porgendomi la giacca leggera.

Sorrido ed indosso quest'ultima, per poi uscire da questo bagno sporco e prendere la mia cartella.



"Se vedessi Tyler, non dirgli che me ne sono andata a casa, altrimenti si preoccuperebbe, senza un motivo. D'accordo?" le dico, prima di lasciarla davanti all'aula di matematica.

"Sì va bene. Ma sbrigati visto che tra due minuti suona la campanella, altrimenti rischi che ti veda!"

"Sì sì, ora vado, ho capito! Ci sentiamo!" le rispondo, corricchiando nel corridoio, per arrivare in tempo all'uscita prima di incontrare Tyler.



Appena esco l'aria fresca e primaverile di aprile mi accoglie, facendomi già sentire un po' meglio.

Mi avvio verso i dormitori con la mente affollata dai pensieri.

Io e Tyler stiamo insieme da poco più di quattro mesi, tra qualche settimana cinque, anche se mi sento come se fossero passati anni da quando mi ha reso la persona più felice dell'universo, chiedendomi di mettermi insieme a lui.

Certo abbiamo le nostre incomprensioni e vicissitudini, ma chi non le ha?

Rᥱsᥴᥙᥱ MᥱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora