Capitolo 37

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SUMMERS' POV

Il tempo attorno a noi è come se si fosse fermato.

Il silenzio ci avvolge.

I miei occhi sono ancora spalancati verso di loro, non ho ancora battuto ciglio.

Perché mi comporto così? Perché sono così scioccata da questo momento?
È una cosa meravigliosa essere genitori, ma perché allora non riesco ad ‘accettarlo’?
Capisco se stessimo insieme, ma non siamo una coppia, quindi non ho nessuna motivazione per comportarmi così.
Però perché lui non mi ha mai detto nulla? Avrebbe potuto dirmelo un sacco di volte, soprattutto quando ci eravamo confidati tutto su di noi, quando ci eravamo promessi di essere sinceri l’uno con l’altra.

Continuiamo a fissarci, quando io inizio ad indietreggiare.

Lui, ovviamente, lo nota.
“Matt, vai un attimo con i nonni, io arrivo subito.”

Il bambino annuisce, e mentre Tyler lo fa scendere dolcemente, gli lascia un bacio sulla guancia, ricevendo in cambio un sorriso da Tyler, da suo padre.

Tyler lo osserva, mi da le spalle, ed io ne approfitto per andarmene via con passo veloce.

“Summer, no! Aspetta.” lo sento urlare dalla sala d’attesa.

Scendo le scale più velocemente che posso.

So che sbaglio a fare così. So che  dovrei fermarmi e tornare indietro, anzi non sarei neanche dovuta uscire da quella sala, dovrei essere lì con Tyler a farmi spiegare tutto.
Ma non ce la faccio, e non so il perché.

Quando sono quasi arrivata all’ultima rampa di scale, Tyler mi afferra l’avambraccio, facendomi voltare e quasi cadere.

“Summer ti prego, non andartene.” mi supplica, con occhi cupi e spaventati.

I miei occhi, invece, si velano di lacrime, ma cerco di cacciarle indietro; non ho nessuno motivo di piangere.

“Tyler,” tolgo delicatamente la sua mano. “Devo allontanarmi per un po’ da te, per capire meglio ciò che sta succedendo.”

Faccio quattro scalini di numero, quando lui mi supera e mettendo le mani sui miei fianchi dice: “Summer non è come pensi. Ti posso spiegare tutto.”

Chiudo un attimo gli occhi; di solito abbasso il capo per non incontrare il suo sguardo, ma adesso si trova alla mia stessa altezza.

“Adesso non voglio saperlo. Lasciami solo un po’ di tempo per ordinare i pensieri.”

Serra la mascella e sospira, “Quanto tempo intendi per ‘Lasciami un po’ di tempo per ordinare i pensieri’?”

“Il tempo di andare a casa, mettere qualcosa di un po’ più adatto e poi torno qui.” spiego, guardandolo dritto negli occhi.

Toglie molto lentamente le sue grandi mani da me e ne mette una in tasca, estraendo poi le chiavi della sua auto.
Me le porge.

“No, non le voglio. Vado a piedi o prenderò un autobus.”

“Summer, sono quasi le nove di sera, e siamo a dicembre, quindi è ancora più buio!”

Scendo uno scalino. “Lasciami fare come voglio.”

Cerca di farmi cambiare idea con lo sguardo, ma io non cambio idea.

Sbuffando rimette le chiavi in tasca, ma tira fuori il portafoglio.

“Prendi almeno questi, per il biglietto. Visto che non vuoi la macchina.” ordina, passandomi cinquanta dollari.

“Sono un po’ troppi direi.”

Rᥱsᥴᥙᥱ MᥱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora