EPILOGO

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Guardavo fuori dalla grande finestra della mia piccola e vecchia stanza. Osservavo il paesaggio attraverso il piccolo ciondolo che mai avrei ripensato di vedere, convinta che lo avessi addosso quando mi avevano rapita e che quindi fosse andato perso.

Invece ieri, dopo l'arresto di Ryan e dopo che sia Tyler e poi il personale medico si sono accertati che stavo bene, che il sangue che avevo addosso non era il mio, siamo tornati a Chicago, passando prima dalla centrale.

Firmate le varie scartoffie e la mia uscita dalla collaborazione con il dipartimento di Chicago, Tyler mi ha portata finalmente a casa. Scese con me dall'auto e mi prese il borsone, per poi poggiarlo a terra.
Non eravamo più tornati sulla discussione che avevamo avuto nel pomeriggio, diciamo che avevamo parlato poco in generale troppo immersi nei nostri rispettivi pensieri.
Lo avevo guardato non sapendo cosa fare o dire. Fu lui a rompere l'imbarazzo, inserendo la mano nella tasca dei jeans ed estraendo questo ciondolo. Gli occhi mi si erano velati di lacrime dalla sorpresa.

"Questa avrei dovuto ridartela molto tempo fa, ma non ce l'ho fatta a separarmene. Era l'unica cosa materiale che mi rimaneva di te." Aveva detto, prendendo delicatamente la mia mano e posandomela nel palmo per poi richiuderlo. "Ora te la restituisco, con la speranza che anche se tu non vorrai ricordarti di me, vedendola, sorriderai pensando a quanto ci siamo amati."

Mi aveva posato una mano sulla guancia e dopo averla accarezzata si era avvicinato lentamente a me, unendo la sua bocca con la mia, in un bacio casto ma pieno di significato. Non mi ero opposta, perché in fondo in fondo lo volevo. Si staccò e mi bacio la fronte.
"Ti auguro di essere felice." Mi aveva sussurrato, piegandosi sulle ginocchia, cosa che adoravo quando stavamo insieme e infatti mi era sembrato di essere tornata indietro di quasi sei anni. Detto ciò si era voltato ed era salito in macchina, scomparendo nel chiaro di una serata estiva. Avevo guardato la sua auto fino a quando non era scomparsa dal mio campo visivo, con delle lacrime a rigarmi il viso.

"Posso?" Il rumore di nocche sulla porta bianca e della voce di mio padre, mi distrassero dai miei pensieri. Nascosi istintivamente la collana, come se fosse una cosa che avevo rubato.

Annuii e poco dopo papà era seduto accanto a me sul piccolo letto con le coperte rosa. "Beh allora noi ci vediamo tra pochi giorni." Mormorò, abbassando il capo per cercare il mio sguardo, fisso sul pavimento.

Annuii di nuovo, incontrando i suoi occhi così simili ai miei per qualche breve attimo.

"C'è qualcosa che non va bambolina?" Chiese apprensivo, posando una mano sul ginocchio.

Aprii la mano, svelando il segreto che custodivo.
Lui sospirò, probabilmente sapendo che non potevo averla trovata magicamente sotto il letto. "Quando te l'ha data?"

"Ieri sera." Sussurrai tornando a guardare fuori dalla finestra.

Mi posò due dita sotto il mento, costringendomi a guardarlo. "A che cosa pensi?"

Ghignai. Ottima domanda papà; a cosa pensavo? Scossi il capo. "Non lo so papà. Penso a troppe cose allo stesso tempo non capendo più cosa voglia davvero."

Aggrottò la fronte e strabuzzò gli occhi. "Bambolina cosa vuoi dire, non ti capisco."

Senza un motivo logico i miei occhi si velarono di lacrime. "Non so cosa fare con Axel, cioè con Tyler, con entrambi." Sbuffai, scuotendo il capo.

Si sistemò meglio e stessa cosa feci io. Per una frazione di secondo mi sembrò di vedere un sorriso sulle sue labbra. "È successo qualcosa? Che domanda stupida, è ovvio che qualcosa deve essere successo." Chiese, scrutandomi con gli occhi scuri.

Rᥱsᥴᥙᥱ MᥱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora