CAPITOLO 60

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SUMMERS' POV

Quando arrivai a Chicago era ormai notte inoltrata. Anziché partire nel tardo pomeriggio come avevo promesso ai miei genitori ero partita poco dopo cena.

Nel pomeriggio ero andata a fare le prove dell'abito, per controllare che andasse ancora bene e che ci entrassi. Sì ero molto paranoica.

Sono rimasta a lungo a fissare la mia figura nello specchio, non riuscendo ancora a credere che da lì a due settimane mi sarei sposata.

Appena uscita dalla boutique, tramite radio mi avevano comunicato di un omicidio e che si stavano dirigendo sul posto. Il caso mi aveva tenuta impegnata fino alle nove di sera, in più avevo dovuto dare tutte le predisposizioni su come andare avanti e di aggiornarmi, dato che sarei stata via qualche giorno.

Avevo cenato in fretta e furia con Axel, che non ero riuscita a salutare nel modo che volevo prima di partire accompagnata dai primi raggi di luna.

Nonostante non avessi incontrato tanto traffico, ero molto stanca quindi arrivai a casa verso le tre.

Presi le chiavi di casa che ancora conservavo e aprii piano piano la porta, per non svegliare i miei. Lasciai la piccola valigia all'ingresso per evitare altro rumore, prima di salire le scale che portavano alla mia vecchia camera e fiondarmi sul letto, addormentandomi quasi subito.

Ora il sole splendeva già alto nel cielo, illuminando con i suoi raggi caldi la mia stanza.

Mi tirai a sedere sul piccolo letto, allungando le braccia sopra la testa.

Mi persi a guardare la mia stanza che non vedevo ormai da parecchi anni. Tutte le foto erano ancora appese, la specchiera rosa antico era ancora al suo posto. Non c'era un filo di polvere come se io vivessi ancora lì. Mi alzai, afferrai il telefono e scesi al piano di sotto.

Mi scaldai un po' di latte e nell'attesa mi sedetti, con l'intenzione di chiamare Axel. Ma il cellulare non collaborò, continuai a schiacciare il tasto di accensione ma niente, era morto. Lo abbandonai sul tavolo prima di rialzarmi per spegnere il gas e aprire un pacco di biscotti.

"Guarda chi si è svegliato." Quella voce calda che non sentivo da tanto mi colse di sorpresa.

Appoggiai quello che avevo tra le mani e mi voltai di scatto. "Zaynie!" Mi osservava dalla porta che dava sul giardino, con le braccia incrociate nella sua divisa da pompiere. Avanzai a grandi passi verso di lui, gettandogli le braccia al collo. Mamma mia se mi era mancato. Ogni tanto ci sentivamo per telefono ma da quando avevo lasciato Chicago non ci eravamo più visti.

"Che bello vederti." Affondai il viso nel suo petto, inspirando quel suo profumo che aveva sempre addosso che mi aveva sempre fatta calmare.

"A chi lo dici." Sciolse l'abbraccio, prendendo le mie mani nelle sue. "Mamma mia ma lo ha rubato questo anello? Avresti mai pensato di avere un affare simile al dito?" Mi chiese, analizzando il diamante che portavo al dito.

"No mai. Anche io lo trovo un po' vistoso." Concordai, portando lo sguardo sulla mia mano. Mi aveva chiesto di sposarlo quasi tre mesi fa, in un lussuosissimo ristorante a lume di candela. Quasi come in un film.

"Un po'?!" Ridacchiò, portando ora il suo sguardo nel mio. "E pensare che papà vorrebbe che ti-"

"Ei ei ei, di cosa parliamo qui?" Lo interruppe papà, dandogli una piccola stretta al collo, facendogli capire di non continuare con quello che voleva dirmi. Lui abbassò il capo, cercando di nascondere il ghigno che disegnava le sue labbra.

Mi appoggiai alla porta, portando le mani sui fianchi e guardandoli con aria interrogativa.

"Lascialo stare bambolina, sai che non ha tutte le rotelle a posto." Disse mordendosi il labbro e guardando Zayn che si portò una mano sul viso, scosso dalle risate. Non capivo più niente.

Rᥱsᥴᥙᥱ MᥱDove le storie prendono vita. Scoprilo ora