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Capitolo ventiquattro

_La psicologa.

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Era finalmente arrivato il giorno, in cui Jung Su sarebbe uscito. Jason e Marina, da quel giorno non gli avevano più parlato, e lui si sentiva molto solo. Che fosse successo qualcosa?
Non lo sapeva.
-Quindi oggi torni a casa?-
Una voce spezzó il silenzio dei suoi pensieri.
-Ah, Shin... che ci fai tu qua?-
-Sono venuto a farti visita.-
-Ah, grazie. Comunque sì, oggi torno a casa.-
-Jason si è fatto più vedere?-
Jung Su scosse il capo in segno di negazione.
-Ah bhe, ci credo.-
-Che intendi?-
-Devo proprio essere sincero?-
-Mi pare ovvio, sai qualcosa?-
-Si è fidanzato.-
-Come? E non ne so niente.-
-È molto impegnato con la sua ragazza, evidentemente.-
-Cosa intendi? Con chi si è fidanzato?-
-Con una certa Marina.-
-EH?!-
-Credici, ormai a scuola stanno sempre insieme.-
-Mi stai prendendo in giro.-
-Senti, io ti ho detto quel che so.-
-Perché non me lo ha detto? No, stai mentendo... lui mi avrebbe chiamato.-
-Dici?-
-Sì, dico.-
-Fatti due domande allora.-
Jung Su lo guardò.
-Ma perché proprio Marina? Puttana Eva.-
-Quindi é lei la ragazza che ti piace.-
-Eh?-
-Marina, la ragazza dai capelli rossi, è lei che ti piace.-
-Ma che dici?-
-Lo sapevo.-
-N-No aspetta.-
-Non dirò nulla a nessuno... e comunque, parlandone seriamente, questa voce è a scuola. Non so se stanno realmente insieme, ma quanto pare sì... le dicerie non nascono dal nulla, specialmente di questo tipo.-
-Capisco.-

Una volta a scuola, Jung Su decise di ignorare sia Jason che Marina. Si sentiva deluso dal fatto che non abbiano più chiesto di lui.
Magari quel che Shin gli aveva riportato, era vero. Non si facevano vivi, non lo chiamavano, non stavano nemmeno provando a chiedergli cosa avesse e nemmeno vedendo come stava.
Ciò gli faceva rabbia.
-Aish, ed io che credevo di aver trovato un amico.-
Fra sé e sé, Jung Su penso di voler piangere, perché si era ritrovato da solo.
-Ragazzino, pare che tu non abbia più il tuo amichetto a pararti il culo.-
Una voce rauca e sporca, lo interruppe.
Jung Su sospiró.
-Sei rimasto solo?- Continuó.
-La tua nascita, è stata anche un errore... non ti biasimo.-
-Jung Su, non è solo.-
Un'altra voce, più pulita e limpida, si intromise.
-Shin?-
Chiese Jung Su, guardandolo.
-È mio amico, vi spezzo in due se continuate solo a guardarlo.-
-Calmati, Shin... ci stavamo solo divertendo.-
-Divertitevi da un'altra parte.-
Il ragazzo sì allontanó, seguito dai suoi compagni.
-Grazie, Shin.-
-Come stai?-
-Sto bene.-
-Quanto vedo, ti hanno abbandonato.-
-Già.-
-Forse è vero quel che si dice.-
-Non voglio parlarne.-
-Hey, tranquillo... ci sono molte altre persone di cui puoi innamorarti, lo sai vero?-
-Aish... ed il mio amico?-
-Aish, l'amicizia non esiste. Te lo dice uno che è sempre stato solo, pugnalato alle spalle. Jimin sa un bel paio di fatti miei, che non immagini... quando vuoi sentire qualche  disgrazia greca, fattele raccontare.
-Hahaha... va bene. Tu, come stai?-
-Io sono normale. Piuttosto, con i tuoi genitori?-
-I miei genitori?-
-Ho sentito che si sposano.-
-Ah, sì.-
-Buona fortuna.-
-Scusa, devo andare in bagno.-
-Lo so che stai per piangere.-
-E-Eh?-
-No sentirti abbandonato, anche se sei circondato da persone e ti senti solo, sappi che esiste almeno una fra queste che tiene a te.-
-Dici?-
-Certo, una di queste sono io. E ti posso garantire che è sempre meglio avere poche persone ma fidate.-
-Capisco...-
-Mi dispiace per il tuo amico... e per lei.-
-Mi passerà.-
-Insomma, non sembra.-
-non posso farci nulla.-
-Questo pomeriggio sei libero?-
-Credo di sì, perché?-
-Ti va di venire a casa mia? Giochiamo un po'.-
-Mh, casa tua?-
-Abito insieme a Jimin, avanti.-
-Ah, sì... va bene, ti faccio sapere.-
-Okay, ti viene ancora da piangere?-
-No?-
-Bene, allora la mia presenza ha funzionato. Adesso è suonata, torno in classe, a dopo.-
-A dopo...-
Jung Su non riusciva ugualmente a credere che quelle voci fossero vere, anche se i loro comportamenti le affermavano.

Una volta tornato a casa, il ragazzino quasi scoppiò in lacrime.
-Jung Su?- Sua madre lo vide rientrare.
-Ah, ciao mamma.-
-È tutto apposto?-
-Sì, mamma, va tutto magnificamente.-
Detto ciò, mollò lo zaino sul divano, dirigendosi verso camera sua. Si chiuse la porta alle spalle, gettandosi sul letto finendo col coprire il viso col cuscino. Iniziò a piangere, soffocando i suoi singhiozzi contro il tessuto morbido.
Il suo, era un pianto quanto rumoroso, potrebbe essere anche definito disperato.
Maya sapeva che suo figlio non gliela raccontava giusta, dal suo sguardo aveva capito che qualcosa non andava bene, ma non voleva immischiarsi nei fatti suoi.
Poco dopo, Yoongi scese di sotto guardando Maya.
-Ma Jung Su, ha qualcosa?-
Chiese.
-Non lo so, perché?-.
-Sento un pianto soffocato in camera.-
-Pianto soffocato?-
-Sì, stavo passando da camera sua, l'ho sentito. Non volevo aprire... per paura che potessi non essere ben accolto, e mi sembrava quanto giustificabile.-
-Aish... che diamine gli prende in questo periodo? Forse sarebbe meglio chiamare nuovamente la psicologa, è ormai da mesi che non ci va, e lei si è trasferita qui per ascoltarlo.-
-Se è necessario, va bene. Ma, non possiamo provare ad aiutarlo prima noi?-
-Tu sai cos'ha?-
-No, non lo so.-
-Allora, come facciamo ad aiutare qualcuno di cui non sappiamo nemmeno come aiutarlo?-
-Hai ragione. In ogni caso, se ci andassi mi tratterebbe male?-
-Non ne ho idea.-
-Vabbè, io provo.-
Maya, compose il numero della psicologa, mentre Yoongi salì le scale, ritrovandosi a bussare dietro alla porta della camera di Jung Su.
-Jung Su?-
Yoongi ascoltó il silenzio.
-Jung Su, posso chiederti una cosa?- Chiese, poggiando l'orecchio alla porta.
-Mh.-
-Come stai?-
-Non sto bene, lasciami solo.-
-Va bene, perdona il disturbo.-
Detto ciò, Yoongi scese nuovamente. Maya chiuse il telefono e si ritrovarono nuovamente faccia a faccia.
-Che dice?-
-Non sta bene e vuole essere lasciato solo.-
-Va bene...-
-Hey, stai tranquilla.-
-Non lo so... forse lo sto trascurando un po' troppo.-
-Non stai trascurando proprio niente, tranquilla.-
-Scusami un attimo... mi viene da vomitare...-
-Di nuovo?-
-Sì...-
-Ma che diamine hai? È da ormai una settimana che fai così...-
-Non ne ho idea.-

『  Ciao, papà!  』 { COMPLETA }- IN REVISIONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora