Camila's pov
«Vi ricordo che chi non farà i compiti a casa, si beccherà un bel due. Perciò non fate i furbi con me, non vi conviene.» La voce della professoressa Jauregui risuonò con perfidia nella stanza. Val deglutì spaventata, tutto quel terrore che la donna suscitava faceva sorridere una ragazza sfacciata come me. Mi lasciai sfuggire una debole risatina, un suono quasi inesistente, che però arrivò alle orecchie della prof. «Che cosa è che la fa divertire così tanto Cabello? Perché non lo condivide con la classe?» mi stuzzicò la donna, mentre si avvicinava a passo lento al mio bianco, e Val si faceva sempre più piccola. «Sono sicura che si sbaglia. Io non ho riso.» Ribattei spudoratamente e il suo passo si fece più pesante, sfoggiava un vestito cucito di rabbia e potere. «Lei è sicura che io mi sbagli?» poggiò le mani sul mio banco facendo risuonare il colpo in tutta l'aula «Io non sbaglio mai.» Ghignò a denti stretti così vicino alla mia faccia che il suo ciondolo a forma di cuore sfiorò il mio collo. Pensavo che mi avrebbe pugnalata da un momento all'altro e inspiegabilmente la cosa mi intrigava. «Le ripeto che non ho riso.» Avvicinai anch'io la mia faccia a lei, sfidandola a ribattere. La donna sospirò irritata e si ritrasse, restando però ai piedi di fronte a me. «Bene. Due ore di detenzione.» si allontanò tenendo le mani incrociate dietro la schiena. «Che cosa?!Non può!» gridai arrabbiata. La Jauregui si voltò di scatto e mi fulminò con lo sguardo. Mi guardai intorno. Tutti gli occhi erano puntati su di me e nessuno poteva credere alla scena che stava assistendo. Per qualche strana ragione capii di essere la prima persona che si azzardava a sfidare la sua autorità. «L'ho già fatto. Due ore di punizione le schiariranno le idee.» si piegò sulla sua agenda e segnò qualcosa sopra la pagina svolazzante, dopodiché ripose con eleganza la penna dentro di essa e mi guardò con un sorriso diabolico da dietro la sua cattedra. «Un ottimo primo giorno Cabello.»
Poi la campanella suonò e tutti gli alunni si avviarono velocemente a capo basso verso l'uscita, come se la collera della donna potesse abbattersi anche su di loro. Valentine i fermò qualche secondo per parlare con me, parlava a bassa voce e lanciava degli sguardi alla professoressa, facendo attenzione che non la beccasse a parlare con la ribelle. «Mi dispiace Camila. Comunque sei stata molto coraggiosa. Da oggi sarai la mia eroina.» mi diede un leggero pugno amichevole sul bracco e io la ringraziai con una risata scherzosa. La Jauregui si girò verso di noi con uno scatto e guardò inquisitoria la ragazza che stava scherzando con me. Val sbiancò quando gli occhi della professoressa calarono su di lei, così mi salutò velocemente e se ne andò bisbigliando un leggere "arrivederci"
Quando la porta si chiuse restammo da sole. Calò il silenzio. Mi schiacciai contro lo scomodo schienale della sedia e iniziai a giocare con l'elastico che ero avvezza portare al polso.
«Sei una ragazza molto impertinente.» la sua voce spezzò l'equilibrio che si era creato. Sbaglio o si era appena rivolta a me dandomi del tu? «Grazie.
» risposi senza degnarla di uno sguardo. Anche se non la stavo guardando, potevo sentire i sui occhi analizzarmi e quello scannar umano produceva un leggere bruciore sulla mia pelle. «Pff... fai anche la simpatica. Non hai capito chi comanda.» Si sedette sopra il mio banco, con la coda dell'occhio vedevo la sua gamba agitarsi sotto al tavolo. «Ho capito benissimo chi comanda. Credo solo che questa sia una punizione ingiusta.» Finalmente alzai gli occhi su di lei e riuscì a percepire la rabbia brillare nelle sue iridi. La donna si alzò provocatoria dalla superficie del banco e si posizionò dietro di me. Le sue mani scesero lungo le mie spalle, quando mi toccò sussultai appena, sentendo una certa commozione smuovermi dentro. «Che...che sta facendo?» balbettai improvvisamente. Non ero mai stata nervosa, tantomeno mi ero sentita in imbarazzo al cospetto di una professoressa, ma adesso le mie guance avvampavano accaldate da un rossore traditore. «Non mi piace che qualcuno osi sfidarmi...» sussurrò al mio orecchio e morse l lobo con audacia, mentre le sue mani scendevano senza pudore lungo la mia maglietta e toccavano sinuosamente il mio corpo. «Adesso ti faccio vedere cosa succede quando qualcuno si permette di fare lo strafottente con me.»
Le sue mani afferrarono con forza i miei fianchi e con un gesto veloce mi alzò dalla sedia e mi fece sedere sul banco, rivolta verso di lei. Ansimai pesantemente, il cuore accelerò nel petto. Forse era per la sorpresa, o per la forte attrazione fisica nei suoi confronti. La donna sorrise malefica e portò le labbra contro il mio collo, baciandolo e leccando interamente.
«Ma che cazz...cazzo fa?» riuscii a balbettare affannosamente, mentre il mio corpo si piegava ritmicamente sotto al suo controllo passionale. «Ti insegno a rispettare chi comanda.» sussurrò ad un soffio dalle mie labbra e poi premette la sua bocca contro la mia. Un bacio inaspettato, repentino. Non capivo più niente. Che cosa stava succedendo? Le mie tempie pulsavano, più cercavo di capire e più mi allontanava dalle soluzioni. Mi abbandonai al forte piacere e lasciai perdere le domande. Afferrai la sua nuca e premetti le nostre labbra ancora più vicine, la sua lingua lottava freneticamente per dentro dento la mia bocca, e lasciai che mi strappasse quel bacio voluttuoso. La sua lingua girovagò intorno alla mia, il suo corpo si schiacciò contro il mio, sentivo un formicolio percorrere le mie parti basse. Ne volevo sempre di più, il mio corpo desiderava toccare il suo, come il mare si rilassa sulla sabbia. La sua mano spinse contro il mio sesso, mi lasciai andare un gemito dentro alla sua bocca e lei sorrise soddisfatta. «Chiedimelo..» sussurrò contro le mie labbra. La sua mano accarezzava la mia intimità da sopra i jeans, riuscivo a sentire il tocco frenetico anche da sopra il tessuto. «Che cosa?» ansimai stringendola più vicino a me. «Quello che vuoi. Devi chiedermelo.» inclinai la testa e le rivolsi uno sguardo confuso, credevo che stesse scherzando, ma nella sua espressione non c'era nessun divertimento, solo serietà. Sganciò il bottone dei miei jeans e fece scivolare la mano sotto ai pantaloni e iniziò a toccarmi da sopra le mutandine. Ero già bagnata e certo che volevo che lei andasse oltre, ma chiederlo mi sembrava così imbarazzante. «Potresti..potresti..?» le indicai con la testa la parte dove la sua mano mi stava toccando. Lauren si mostrò confusa e scosse la testa. «Che cosa? Non capisco Cabello» sorrise perfidamente. Sospirai amareggiata, non avevo intenzione di chiederle niente, ma la sua mano spinse con più forza contro di me e sobbalzai sul banco sotto al suo sguardo divertito. Non potevo farne a meno, ne sentivo il bisogno. Mi avvicinai al suo orecchio, come se non guardarla negli occhi rendesse tutto molto meno imbarazzante. «Potresti per favore fottermi?» «Visto? Non era così difficile.» Mormorò vittoriosa e sfilò la mano dai miei jeans. Si staccò da me, si prese qualche secondo per guardarmi e poi si allontanò, andò a prendere la sua borsa e si avvicinò alla porta. «Si Camila...magari la prossima volta. Spero tu abbia capito chi comanda. Che ti serva da lezione.» e si richiuse la porta alle spalle.
CHE
CAZZO
ERA
APPENA
SUCCESSO?

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Indecent |CAMREN|
FanfictionSTORIA NON MIA! La storia originale appartiene a @RedSara e la ringrazio per avermi dato l'onore di riadattarla in versione Camren! Love you! Trama: Era tutto nuovo per me...ancora non sapevo di vivere la storia più emozionante della mia vita.