Capitolo 49

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Camila's pov

«Tu..tu non puoi sposarti.» balbettai scioccata a testa bassa. Continuavo a chiedermi come fosse possibile essere arrivati a questo punto, come, cosa, o chi ci aveva ridotti così? «Camila sei giovane. Certe cose non puoi ancora comprendere. Un giorno mi ringrazierai.» mormorò con convinzione tenendo aperta la porta, ma non abbastanza da farmi entrare. «Questa scelta non fa male solo a me, ma anche a te. Non è la vita che ti spetta.» alzai gli occhi verso di lei, mi bastò un istante per capire che ormai aveva preso la sua strada. Se la guardavo negli occhi riuscivo a vederla lontana anni luce da me e mi sentivo morire. «Non sei tu a deciderlo. Per quando io ti possa amare, questa è una mia decisione.» oscillò i capelli con un gesto veloce del capo e girò la testa dall'altra parte fissando la mano poggiata sullo stipite in legno. «Si ma io...» scossi la testa senza sapere cosa dire, o cosa fare. Afferrai la sua nuca e feci un passo verso di lei premendo le labbra sulle sue. Mi allontanò mettendo una mano sopra la mio petto, i nostri occhi si incrociarono, i suoi svuotati da qualsiasi pensiero, i miei pieni di lacrime. Con il palmo, il quale era ancora poggiata sul mio petto, strinse la maglietta e mi attirò a se baciandomi con più forza  e passione di quanta avessimo mai provato prima d'ora. Chissà perché negli adii c'è sempre un po' più di amore di quanto ce ne stia stato prima.
Facemmo l'amore guardandoci negli occhi, nessuna delle due aveva intenzione di distogliere lo sguardo, perché sarebbe stato come perdersi prima del dovuto. Mi svegliai la mattina dopo nel suo letto, lei era ancora nuda e abbracciata a me, io non avevo chiuso occhio. Scivolai fuori dalle coperte senza far rumore, scomparire come se non ci fossi mai stata e magari avrebbe aiutato anche a me. Sentii un mugolio uscire dalle sue labbra, si stava svegliando. «Te ne stai andando?» domandò stropicciandosi gli occhi. «Lo sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato.» aprii i lacci dello zaino e infilai dentro una giacca.  «E' troppo tardi.» sussurrò Lauren scendendo dal letto ancora svestita, Vicino all'armadio teneva delle vestaglie appese, ne prese una nera, con un fiore ricamato sul petto, e la indossò. «E' troppo tardi» mormorai sotto voce, frettolosamente cercai le ultime cose sparse per la stanza e le misi dentro lo zaino. Era già pieno quando lo caricai in spalla e mi diressi verso l'uscita. Sentivo i passi di Lauren venirmi dietro, i suoi piedi scalzi mi inseguivano, ma non riusciva a raggiungermi, così si fermò urlando: «Camila!» la sua voce aveva sempre avuto un effetto devastante su di me. Rimasi in piedi, di spalle, mentre sentivo il suo respiro sempre più vicino. «Possiamo continuare a vederci nonostante io mi sposi. Io sarò diversa, lo giuro!» intanto le sue mani erano scivolate lungo le mie spalle e percorrevano il perimetro di esse, senza passare il confine della clavicola. Mi voltai verso di lei. I suoi occhi lucidi ricordavano la luccicante rugiada su un filo d'erba, le sue mani affondarono nella mia pelle, come se avesse paura che mi allontanassi. Era bellissima, fragile, rara. Io l'amavo ma quel giorno scelsi di amare me. «Non posso farmi questo Lauren. Voglio una vita nuova, vera. Io e Emily stiamo andando a vivere insieme, lei non mi farà mai soffrire e di questo dovresti solo gioirne.» feci una pausa e sospirai lentamente, trattenni il respiro per qualche secondo e poi ricominciai a parlare: «Guardaci, siamo oneste. Io ho rotto te e tu hai rotto me. Ci sveglieremo ogni mattina cercando di rimettere insieme i pezzi, ma un giorno crolleremo ed infine non ci saranno più pezzi da incollare. Non voglio vivere così.» una lacrima rigò il mio volto, un'altra scese solitaria lungo la sua guancia. «Quindi è un addio?» il mio cuore smise di battere e scoppiai a piangere, Lauren mi afferrò con immensa delicatezza e mi portò sulla sua spalla. Piansi a dirotto aggrappandomi alla sua schiena come se fosse l'unico modo per restare viva. Tirai su col naso e respirai con forza, fermai il pianto e mi staccai dalla sua spalla annuendo. «Magari quando mi succede qualcosa di bello ti scrivo.» disse intrecciando le mani sulla pancia per evitare di toccarmi. «Va bene. E se sto male posso fare lo stesso.» annuii lentamente abbozzando un sorriso malinconico. «E se trovo un dollaro per strada passo a metterlo nella cassetta della posta, così lo aggiungi al barattolo.» anche lei tirò su col naso ricacciando indietro le lacrime pungenti. «Se sono nei dintorni posso suonarti il campanello, o meglio di no?» «Meglio di no.» «Giusto.» annuii comprensiva. Aveva ragione: era un addio, non potevo suonarle il campanello come se niente fosse. Entrambe stavamo prendendo direzioni diverse e non c'era modo di risalire su un treno in corsa, una volta saltate giù. «Se piove mi rannicchio nelle coperte, magari ti chiamo e vieni ad abbracciarmi, così la smetto di tremare.» «Va bene. E come facciamo a Natale, Capodanno, o per il tuo compleanno?» strinsi più forte il laccio della cartella fra le mani, lei si prese un momento per riflettere. «Un semplice "Auguri"» «Ok, però potresti dirmi anche come stai, così la smetto di preoccuparmi.» «Tu fai lo stesso.» annuii. «Se mi innamoro devo dirtelo?» scossi energicamente la testa e poi portai dietro l'orecchio una ciocca di capelli. «No, non dirmelo ti prego. Solo quando io sarò pronta te lo chiederò e tu potrai parlamene se vorrai, d'accordo?» «D'accordo.» feci un passo indietro, un raggio oltrepassò il viso di Lauren. Poi un altro passo, si morse con forza il labbro e spinse le unghie dentro la sua stessa carne. Un altro passo, le sue mani si sciolsero e le tese disperatamente verso di me, lasciai cadere lo zaino e afferrai quei palmi tremanti, la strinsi forte a me, impressi il mio abbraccio su di lei e lei lasciò la forma delle sue braccia su di me come due lettere incise su un tronco di un albero. Le sue mani si fermarono lungo i miei fianchi e le mia braccia si intrecciarono al suo collo. La guardavo come si ammira la fine del mondo: bellissima, irruente, fatale, si sorride un attimo prima di morire. «Ti amo. Sei la prima persona che abbia amato davvero, non c'è stato nessun altro.» disse, una lacrima riuscì a sfuggire al suo controllo e cadde lungo la sua guancia. «Anch'io ti amo. Per me sei l'ultima persona che amerò, non ci sarà nessun altro dopo te,» feci una pausa sorridendo nostalgicamente, «come potrebbe?» Protesi le labbra verso di lei, le sue mani salirono lungo il mio corpo e si fermarono sopra le mie guance arrossate. Le sue labbra si posarono dolcemente sulle mie, fu un bacio lungo, pieno di sofferenza e al contempo di immenso amore.
Ancora oggi ho lo stampo delle sue labbra disegnato sulla bocca.
Mi allontanai da lei senza voltarmi, percorsi il corridoio lasciando uscire le lacrime e ripresi a piangere, ma in silenzio, altrimenti sarebbe corsa ad abbracciarmi. Udii i suoi sospiri spezzati, fece anche un passo avanti, ma poi si fermò lasciandomi andare. Mi chiusi la porta alle spalle, restai qualche secondo appoggiata contro di essa, me ne andai quando il pianto incessante di Lauren arrivò alle mie orecchie.
Emily mi aspettava davanti al cancello, corsi vero l'auto e solo una volta mi voltai ad osservare la facciata della casa, impressi nella mente ogni ricordo, ogni dettaglio, ogni momento d'amore trascorso dentro quelle stanze. Mi voltai, era arrivato il momento d'andare.
Io e Lauren ci eravamo amate infinitamente e quello stesso amore ci aveva distrutte, ma lei era abbastanza caparbia per uscire dalla macerie. Lei fa ancora parte della mia vita. Durante il Natale, Capodanno, compleanno, al Ringraziamento. addirittura ancora il 4 di luglio, ci scriviamo e proprio come abbiamo deciso è un semplice messaggio: 'Auguri. Sto bene.' ed io rispondo: 'Auguri. Sto bene anch'io.' manteniamo ogni nostra promessa, tranne quella della pioggia. Quando piove entra in casa un profumo familiare che si confonde al deodorante che Emily si spruzza tutte le mattina, entra sotto i cuscini, si confonde fra le coperte e mentre sono rannicchiata fra le coperte, questo profumo mi invade, rende più violacee le mie vene, mi fa battere più forte il cuore. Quando smette di piovere mi alzo dal letto e mi ripeto che lei sta bene. Lei sta bene. Sta bene. Non importa quanto lontana sia, mantiene le nostre promesse, io faccio lo stesso. E' un amore che non avrà mai un finale, se non con la morte, ma forse nemmeno quella sarà in grado si portacelo via. Lei sta bene. Sta bene. Abbiamo deciso di continuare a vivere separatamente, non di amarci più. Io la amo tutt'oggi e sono sicura che anche lei ama me, perché è questa presunzione a mantenermi viva.
Lei sta bene. Sta bene.
Anch'io sto bene.
Stiamo tutti bene.

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