Capitolo 5

2.3K 95 1
                                    

Camila's pov

Le sue mani scendevano lungo il mio corpo, la sua lingua danzava forsennatamente contro la mia, sentivo la sua passione crescere nel tocco delle dita e più diventava forte, più accresceva anche la mia. «Fermati! Aspetta..» l'allontanai con non poca difficoltà, il mio corpo si era scaldato e desiderava portare a termine ciò che aveva lasciato a metà, ma non potevo. Non volevo. «Senti...senta, non so nemmeno come rivolgermi a te, cioè a lei!» mi portai le mani sulle tempie e premetti con forza i palmi contro esse, supplicandole di darmi tregua. «Quando siamo in contesti intimi puoi darmi del tu.» avanzò nuovamente verso di me e afferrò il colletto della mia camicia, toccò il bordo bianco e scese giù fino al primo bottone e lo sganciò con facilità. I suoi occhi non mi lasciarono un secondo, zampillavano di desiderio. Non riuscivo a staccarla da me, il mio sguardo seguiva i suoi movimenti e le mie labbra erano scosse da un leggero tremolio. «No, no!» l'allontanai di nuovo e prima di riprendere a parlare, mi pizzicai con forza il braccio, immersi le unghie nella pelle e ne diedi un altro più forte. Lauren mi guardava confusa e divertita allo stesso tempo, credo che sapesse cosa tentavo di fare e mi lasciava lo spazio per convincere me stessa che quegli incontri erano sbagliati, perché sapeva che non sarei mai riuscita ad allontanarla. Che lo volessi o no, ero diventata il giocattolo di quella donna. «Posso denunciarti. Non ci metto niente, posso farlo. Sono seria.» Dissi frettolosamente. La donna fece finta di essere impaurita e poi si mise a ridere. Quella risata suonava fastidiosamente nella mia testa. «Non lo farai.» il suo riso era stato rimpiazzato da una linea dura delle labbra, si leccò li angoli della bocca che erano diventati secchi. «Per due ragioni: uno hai paura...» le sue mani si poggiarono sui miei fianchi, con le dita stuzzicava la pelle da sopra il tessuto leggere della maglietta. Fece un passo verso di me, le sue labbra erano così vicine che riuscivo a sentire il suo respirò battere contro le mie. «E la seconda ragione...» passò gentilmente l'indice sopra la mia guancia fino a raggiungere la punta del mento. L'afferrò con il pollice e mi alzò la testa verso di lei, con l'altra mano spinse con forza il mio bacino verso il suo e le nostre intimità si trovarono da sopra i jeans. «Anche tu mi vuoi.» concluse infine. I nostri corpi erano allacciati l'uno l'altro, sentivo il suo sesso pulsare di desiderio, il mio corpo fremeva per il suo.  Avrei voluto tirami un altro pizzicotto, ma ero immobilizzata. Quella donna mi possedeva letteralmente fra le mani. «Mi sbaglio Camila? Se è così dimmelo, ti lascio andare. Ma sono sicura che non ho sbagliato.»Teneva ancora il mio mento alzato e muoveva lentamente la mia testa da una parte all'altra. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non riuscii a dire niente. Io razionalmente non volevo, ma il mio corpo non ne poteva fare a meno. «Rispondimi.» ghignò arrabbiata e spinse con forza il ginocchio contro di me. Il fiato  si mozzò in gola, gettai la testa all'indietro e restai a bocca aperta. «Non mi far arrabbiare Camila, non ti conviene.» minacciò duramente. I suoi occhi bruciavano furiosi, le sue iridi avevano assunto un colore rosso e le  pupille mi scrutavano con attenzione. Inclinò la testa quando ancora non ebbe ricevuto una risposta e spinse ancora di più il ginocchio contro di me. Mi morsi il labbro con forza e lasciai uscire l'aria che era rimasta intrappolata in gola. Non avrebbe smesso di torturarmi se non avessi risposto. «Okay! Ok,ok...» ripresi fiato. Un sorriso si allargò sulle sue labbra, mentre io imploravo pietà. Lei scosse la testa insoddisfatta e abbassò per la prima volta lo sguardo, per rialzarlo velocemente più carico di potere. «Non basta Camila. Devi dirmelo se mi vuoi.» passò il pollice sopra le mia labbra, percorse prima il labbro superiore e poi seguì la linea inferiore. «Dimmelo.» sussurrò provocatoria al mio orecchio, mentre il suo ginocchio premeva con maggior forza contro di me, e la sua mano accarezzava il mio fianco scendendo lentamente verso il mio sesso. «Ti voglio. Brutta stronza, ti voglio. Si.» risposi con il poco fiato che mi restava. La donna mi guardò fissa negli occhi, fece segno di no con la testa. «Vuoi far la dura con me? Ti insegno un'altra cosa Camila: vinco sempre io.» mi afferrò per i fianchi, proprio come aveva fatto il giorno prima. Mi aggrappai alla sua schiena con le gambe, le sue mani stringevano il mio sedere e le nostre lingue combattevano una lotta passionale interminabile. Mi fece sedere sulla scrivania, sganciò velocemente il  bottone, e poi strappò la camicetta, facendo volare i bottoni per la stanza. Rimasi mezza nuda davanti a lei, i suoi occhi osservarono il mio corpo come se fosse un prelibato piatto. Si leccò le labbra e quando furono abbastanza bagnate baciò il mio collo, il petto e la pancia. Mentre lei era impegnata a leccare la mia pelle, io sganciai il reggiseno e mostrai i miei seni alla donna di fronte a me. Lauren prese in bocca un capezzolo e da principio lo leccò, poi lo prese fra i denti e lo tirò verso di lei facendomi urlare sia di dolore, che di piacere. La sua mano scese dentro ai miei jeans e stavolta entrò sotto le mutandine. Il suo tocco freddo contro la mia intimità era una sensazione unica. Stimolò con audacia il mio clitoride, inizialmente lo toccava con leggerezza, poi sempre con più forza. La sua bocca era ancora impegnata a succhiare i miei seni e mentre la guardavo piegata sul mio corpo, pensai  a quanto fosse bella e dannatamente stronza, ma irresistibile. Non entrò dentro di me, si limitò a stuzzicare il mio clitoride e ad assaporare il mio corpo. Un brivido percorse il mio corpo e venni sulla sua mano. «Questo è solo l'inizio.»disse baciando il mio collo e poi immergendo i suoi occhi nei miei.  «Credimi Camila, un giorno sarai tu ad implorarmi di darti di più, perché al tuo corpo non basterà questo.» mi baciò delicatamente le labbra e un sorriso perfido si disegnò sulle sue labbra «E' solo l'inizio piccola ingenua.» «Ti sbagli.» ansimai affannosamente. «Questa è stata l'ultima volta. Non capiterà mai più.» scesi con un balzo dalla cattedra e la spostai liberando il passaggio. «Stupida ragazzina.» sentì mormorare alle mie spalle, poi la sua mano strinse con forza il mio polso e mi voltò verso di lei con tale facilità che mi sentii un ramoscello secco e rinsecchito.  «Non hai ancora capito. Pensavo fossi più sveglia di così.» mi attirò a sé con uno strattone. Il suo seno vigoroso affondò contro il mio petto e improvvisamente venni colta da una vampata di caldo. «Io comando. Più ti opporrai a me, più io ti perseguiterò. Sarò il tuo peggiore incubo, o chissà magari il più bel sogno. Questo sta a te deciderlo. Dipende tutta da come vivrai quest'esperienza.» prese gentilmente una ciocca dei miei capelli e li legò attorno alle sue dita affusolate. Giocò con essi: li arrotolava fino alla cima e infine li slegava, lasciandoli leggermente ondulati sulla punta. «Ci vediamo domani Cabello.» sorrise stuzzicandomi e andò a prendere la borsa, ma prima che fosse lei a lasciarmi di nuovo come una cretina, mi avvicinai alla porta e mi voltai per salutarla solo quando ebbi tutti e due i piedi oltre  la soglia. «A domani professoressa Jauregui.» e sorrisi andando via.

N/A
Auguri raggio di sole, ti amo.❤

Indecent |CAMREN| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora