Capitolo 43

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Camila's pov

Si muoveva lentamente nella luce soffusa. Con estrema provocazione aveva fatto scivolare la spallina lungo il braccio e poi era passata all'altra, e mantenendo lo sguardo fisso su me, si era voltata di spalle appoggiando il mento sulla sua spalla e mi aveva chiamata ad aiutarla catturandomi con un gesto dell'indice, ma restando nel più totale silenzio. Mi ero alzata ipnotizzata da lei, aveva appoggiato una mano contro la sua schiena, provocando una reazione spontanea da parte della donna, che si era morsa il labbro inferiore e l'aveva trattenuto finché la cerniera fu abbassata del tutto. Avevo accompagnato il vestito giù, lungo le curve del suo corpo, fino a sfilarlo del tutto. I capelli ricaddero sulla sua schiena bianca, sarei voluta saltarle addosso, ma sapevo che si giocava secondo le sue regole. Si girò lentamente verso di me, restó qualche secondo a fissarmi negli occhi, poi un sorriso perverso gonfiò le sue guance e con forza mi spinse contro la poltrona, lasciandomi senza fiato. In pochi secondi fu a cavalcioni su di me, le sue mani si appoggiarono contro i braccioli della poltrona, le sue labbra umide baciarono il mio collo con lentezza, prese la pelle fra i denti provocando brividi in tutto il mio corpo e poi la lasciò andare, occupandosi di togliermi il vestito ingombrante. Con estrema facilità fece passare il vestito lungo le mie braccia e poi per le gambe, fino alle caviglie dove con una mossa repentina lo scaraventai a terra. Appoggiò la sua mano contro il mio petto, mi accarezzava come se non fossi reale, mi toccava come fossi porcellana. La sua mano passò in mezzo al mio seno, scese dolcemente verso il ventre. Osservava la sua mano sfiorare il mio corpo e più essa si avvicinava alla mia intimità più Lauren si mordeva con forza il labbro, fino a farlo diventare rosso e gonfio. Quando la sua mano entrò sotto le mutande, ma facendo attenzione a non andare oltre il monte di Venere, le mie gambe iniziarono a tremare, la pelle si colorò di piccole bollicine  che mi diedero brividi in tutto il corpo, a tal punto che lanciai la testa all'indietro e mi aggrappai con una mano allo schienale vellutato infilando le unghie contro il tessuto rosso. Notai che un debole sorriso accese di rosso le sue guance, qualche secondo dopo le sue labbra furono contro le mie, la sua mano riscaldava ancora lo stesso punto del mio corpo, ogni qualvolta che compivamo movimenti bruschi le sue dita scivolavano più in profondità ed emettevo un sussulto, implorandola di farmi sua subito, ma lei sembrava evitare le mie richieste, voleva rendere tutto una tortura infinta. Improvvisamente afferrò i miei capelli e li strattonò con forza all'indietro, lasciandomi senza respiro. Mi fissò sorridendo maliziosa e con una scatto subitaneo entrò dentro di me, facendomi saltare sulla poltrona e rilassarmi un momento dopo contro il suo corpo. Afferrai i suoi fianchi, la portai giù vicina a me, il suo seno si sfregava contro il mio con velocità, i suoi capezzoli torturavano i miei rendendoli più duri ad ogni spinta. Mi guardava diritta negli occhi, quasi mi imbarazzava quel suo sguardo fisso, provocatorio e lei lo capì, forse dal movimento scombinato dei miei fianchi, o dal modo nel quale mordevo la gota interna, o ancora da come scappavo dal suo sguardo. Mise una mano sotto al mio mento e muovendosi freneticamente contro di me sospirò. «Mi piace vedere il piacere nei tuoi occhi.»  si mosse più velocemente. Mi aveva praticamente ordinato di guardarla mentre venivo. Sentii il mio corpo irrigidirsi ad essere scosso da un brivido violento che immediatamente dopo fece rilassare il mio corpo. Lauren respirò profondamente e si lasciò cadere contro il mio petto. Scostai i capelli sudati portandoli dietro il suo orecchio. «Lauren...» pronunciai il suo nome sottovoce, accarezzando i suoi capelli fino a toccare la punta col polpastrello e sfiorare la sua pelle. Mugolò in risposta ancora sfinita. «Io ti amo...» sentii il suo respiro interrompersi, come strozzato. Lentamente alzò la testa dal mio petto e mi guardò spaventata. Credevo che l'avrebbe rinnegato come quella volta nel bagno, quando avevo finalmente ammesso di essere innamorata di lei. Non fu così. «Anch'io, anch'io ti amo Camila.» fu difficile per lei ammetterlo ad alta voce, credo che fino a quel momento l'avesse rinnegato anche a se stessa, ma adesso si era lasciata sopraffare dai suoi sentimenti, aveva fatto una cosa che non era abituata a fare: perdere il controllo. Aveva perso il controllo di se, per una volta aveva lasciato che fossero i sentimenti a parlare e non la razionalità. Protesi le labbra verso di lei, ma fu Lauren a baciarmi per prima. Spinsi la lingua contro la sua e strinsi la sua figura dalla schiena, graffiandola leggermente. «Camila sei qui?» sentimmo una voce e poi bussare contro la porta. Era Anne. Sospirai infastidita e poi risposi: «Si, si arrivo subito.» Anne rise e con una voce strana aggiunse: «E c'è anche Lauren con te?» la donna sopra le mie gambe alzò gli occhi al cielo e girò la testa verso la porta. «Si, si arriviamo.» a quel punto Anne rise più forte e si allontanò dalla porta, ma presumo non abbastanza da non sentire quello che stava succedendo dentro. Si alzò velocemente e andò a prendere il vestito, indossandolo con il mio aiuto. Mi rivestii anch'io e ci avviamo verso l'uscita, ma prima di aprire la porta afferrai il suo polso e la voltai verso di me. «Questo non cambia niente, vero?» quella domanda vagava nella mia mente dal momento che si era iniziata a spogliare, ma solo adesso ebbi il coraggio di chiederlo. I suoi occhi si abbassarono sulle scarpe e poi di nuovo incontrarono i miei. Una linea dolce e vagamente triste contornava le sue labbra, un'ombra strana si accucciata ai lati della bocca. «Non posso.» ed uscì dalla stanza, andando a sbattere contro Anne la quale la guardò sorridendo sotto i baffi, tenendo le braccia incrociate al petto. «Vi avevamo perse.» disse battendo ritmicamente il piede a terra, mantenendo la posizione di prima. «Stavamo parlando.» dissi guardando da un'altra parte, impossibilitata ad incrociare il suo sguardo inquisitore. «Certo "parlando".» sorrise maggiormente nascondendo il risso sotto la mano. «Allora spero che la vostra parlata sia stata proficua.» camminai davanti alle due donne e allontanandomi dissi: «Per niente.»

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