Capitolo 29

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Camila's pov

Mi sedetti in fondo all'aula, non al mio solito porto, perché non c'era seduta Val, ma bensì Emily. Non le avevo ancora parlato. Lo so, lo so, avrei dovuto farlo molto prima, visto che erano passate tre settimane da quando io e Lauren avevamo iniziato la nostra relazione. Con lei andava tutto bensì, era difficile a volte, litigavamo spesso, ma poi finivamo comunque a letto e spesso ero io a subite le ripercussioni, anzi no, sempre.
«Buongiorno a tutti. Sedetevi prima che vi faccia un rapporto.» Ah ecco. Si parla del diavolo e spuntano le corna. Lauren entrò in classe con qualche minuto di ritardo, era solita farsi aspettare. Stringeva i compiti nella sinistra e un caffè nella mano destra, aveva bisogno di caffeina dopo la notte precedente. I suoi occhi guizzarono furtivamente sui miei, sorrisi inevitabilmente nella sua direzione. Ogni volta che la vedevo mi veniva da sorridere, era tutto ciò che avevo sempre desiderato, ed era mia. Mentre ci guardavamo, notai che il suo sorriso si dissolse velocemente, le labbra si serrarono in una linea aspra e lo sguardo, prima acceso e contento, adesso tendeva a quel rosso familiare. Rabbia, forse disapprovazione oppure... «Dobbiamo parlare.» mi girai di scatto. Oppure gelosia, ecco cosa. Emily era seduta accanto a me. Non avevo notato che si fosse spostata, ero concentrata su Lauren e niente sarebbe riuscito a catturare la mia attenzione. «Di cosa?» domandi sorridendo con disinvoltura. Non scrivevo più a Emily, non la chiamavo, ma lei continuava a tenersi in contatto con me e credeva che la nostra storia stesse ancora andando avanti, mentre per me si era chiusa quel pomeriggio, in macchina. «Di cosa?!» chiese a voce fin troppa alta, attirando gli sguardi curiosi dei nostri compagni. Ci guadammo attorno, tutti gli sguardi si riabbassarono sui libri, tranne quello di Lauren, attento e scaltro seguiva la nostra conversazione a distanza. «Camila sono due settimane che mi eviti. Vuoi dirmi che diamine succede?» domandò sbattendo il pugno sul banco. Diamine ero in gabbia. Da una parte Lauren, la quale mi avrebbe uccisa con un sol sguardo se anche mi fossi avvicinata a Emily e dall'altra quest'ultima, la quale mi avrebbe uccisa con i suoi pugni. Quale dei due avrebbe fatto meno male? Non lo so. «E' per la storia di Londra, vero? Credi che stai correndo troppo. Mi dispiace, va bene? Non importa, fai finta che non abbia detto niente.» la mano chiusa in un pugno si sciolse dolcemente e afferrò la mia, portandola sul cuore. Mi liberai velocemente di quella presa, sentivo gli occhi di Lauren bruciarmi addosso e per quanto questo ferisse Emily, non volevo rischiare di rovinare la relazione precaria con la mia professoressa. «No Emily senti, non è per Londra. E' qualcos'alto, o meglio qualcun altro.» abbassai lo sguardo colpevole, sentì il suo respiro farsi più pesante e poi scattò in piedi, nel mezzo della lezione, seguita dagli sguardi degli alunni e il sorriso della Jauregui. «Ecco brava e non tornare.» la intimidì Lauren mentre la porta si chiudeva rumorosamente. La guardai male, ma il suo sorriso non accennava a svanire. La compiaceva sapere di aver vinto, eppure il suo sguardo sembrava ancora leggermente oscurato, come se non fosse convinta del tutto. Tornò a spiegare e la lezione scivolò in un abissale silenzio. 
Quando la campanella suonò il mio primo istinto fu di alzarmi e andarmene. Mi sentivo opprimere dentro quelle quattro mura. Lauren che mi squadrava male, Emily alla quale avevo appena spezzato il cuore. Ero passata dal non essere considerata da nessun, ad avere due persone con le quali relazionarmi e per me era davvero difficile. Era una situazione nuova e non ero brava a fronteggiare i cambiamenti. Camminavo velocemente nel corridoio, volevo solo andare a casa, distendermi sul letto e urlare. Sulla mia destra vidi Emily, stava rimettendo i libri dentro l'armadietto e stringeva un fazzoletto nella mano, tenendolo sotto al naso. Camminai a testa bassa superandola, ma qualche passo più avanti mi colpii un forte senso di colpa e torna indietro. «Emily possiamo parlare? A me dispiace davvero, davvero credimi. Se potessi darmi la possibilità di spiegare.» chiuse con forza l'anta producendo un forte rumore metallico che mi fece inaspettatamente sobbalzare. «Cosa c'è da spiegare Camila? Mi hai preso in giro, proprio come tutte le altre. Non ti sono mia piaciuta, vero?» la fermai scuotendo la testa  le dissi che si sbagliava, secondo il mio parere era una bella ragazza, intelligente e che era solo colpa mia, dei miei stupidi sentimenti. «Ecco, appunto. Sentimenti. Una cosa che non hai sviluppato per me.» si stava allentando, cercai di starle dietro e le spiegai che le cose erano diverse, ma lei non ascoltava, ad ogni mia frase rideva ironica e si allontanava sempre di più. Stava svoltando l'angolo e io come una cretina a seguivo implorandola di fermarsi e di ragionare. Prima che potessi raggiungerla, una mano mi afferrò per il braccio e mi fece voltare di scatto. Cacciai un urlo che venne soffocato dalla mano della mia interlocutrice. «Adesso tu vieni con me.» gli occhi di Lauren divampavano di rosso fiammeggiante. Non mi diede il tempo di rispondere che mi trascinò in bagno e chiuse la porta alle sue spalle, trattenendola con la schiena. «Io non lo posso fare Camila.» disse tutto d'un fiato. «Che cosa?» domandai confusa. Lei fece un passo avanti e si portò la mano sulla fronte scostando i capelli su un lato. «Questo dannazione! Noi! Non so come gestirla! Insomma voglio dire che cosa dovrei fare adesso? Perché il mio istinto mi dice di tirare un pugno a quella ragazza, ma non credo che sia la cosa più appropriata. Dimmelo te! Che cosa devo fare?» stava diventando paonazza in faccia, ma non per la rabbia, ma per la confusione che le si stava scatenando dentro. Mi avvicinai a lei e presi la sua faccia fra le mie mani, la pregai di guardarmi negli occhi e quando ottenni la sua attenzione le dissi: «Lauren, non devi fare niente. E' una relazione chiusa, una cosa che mi sbrigo da sola.» sorrisi baciandole le labbra castamente, ma le sue mani furono subito sul mio fondoschiena e la sua lingua si avventò con prepotenza contro la mia. «E' carino che tu sia gelosa.» «Pff, io non sono gelosa.» rise sarcastica distogliendo lo sguardo. Annuii lasciando intendere che non le credevo affatto, ma lei continuò a ripetere che non era gelosa, considerava la nostra una relazione e in un rapporto di coppia c'è posto  solo per due. «Sei gelosa.» dissi infine. Lauren mi spinse con forza contro il muro, il suo corpo premeva contro il mio. L'afferrai per la schiena trattenendola a me, sentirla vicina mi faceva stare bene, in tutti sensi. «Non sono gelosa. Fine della conversazione.» le sue labbra si avventarono contro le mie, le sue mani scesero lungo i miei fianchi e strinsero con forza le mie cosce, per poi risalire fino al fondoschiena. Intanto le mie mani accarezzavano la sua schiena e stringevano i suoi capelli. «Se non sei gelosa, allora ho il permesso di fare questo anche con Emily?» la stuzzicai divertita. Il suo sguardo si fece buio e le sue labbra si chiusero in una linea rigida. «Non dire cazzate.» il suo tono autoritario mi spaventò. Mi schiarii la voce e alzai le mani in segno di resa.  «Okay pessima battuta, scusa.» «Pensi che ti basteranno delle scuse per farti perdonare?» sorrise maliziosa e riprendemmo a toccarci a vicenda, stavolta con più foga e passione.

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