Capitolo 25

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Camila's pov

«Questo è un rapimento farfugliai.» mentre il mio corpo veniva percosso da scosse di piacere. Lauren rise sarcastica. La sua risata, inspiegabilmente, mi eccitò ancora di più. «Di tutte le cose delle quali siamo complici, pensi che il rapimento sia la peggiore?» i suoi occhi mi fulminarono, il movimento della sua mano si fece più insistente dentro di me, al punto che mi schiacciai contro il sedile ed uscì un suono soffocato dalla mia bocca. Non risposi alla sua provocazione , perché in effetti aveva ragione. Dopo tutto quello che era successo, penso che non avesse paura di essere indagata per rapimento, dal momento che la sua lista di reati era molto lunga e dolosa. «Ti diverti più con me, o con la tua amichetta?» domandò sarcastica. Mi girai verso di lei e la guardai male, ma non bastò uno sguardo cattivo a spegnere il suo sorriso malizioso. Mi voltai verso il finestrino, il corpo si irrigidì e venni sulla sua mano. Strinsi con forza il sedile e lasciai andare un sospiro ansimante. «Ovviamente con me.» si rispose da sola, in tono anche abbastanza intimidatorio. Il suo sorriso si allargò vigorosamente e riportò entrambe le mani sul volante. Per non sentire più le sue provocazioni accesi la radio e alzai il volume, soffocando la sua voce con la musica.
Parcheggiò l'auto nel viale davanti a casa sua, stavo scendendo lentamente dalla macchina quando la sua mano mi afferrò il polso e mi trascinò dentro la casa come un pacco postale. Appena la porta si chiuse, le sue mani furono dappertutto, passò le labbra contro il mio collo lasciando una scia di baci, strinse con forza i miei seni facendomi gemere di rimando. Il bottone dei pantaloni era già sganciato e la sua mano non tardò ad entrare sotto il tessuto dei jeans. «Beh...» incurvò gli angoli della bocca all'insù, mi guadava con concupiscenza dall'alto (perché con i tacchi era leggermente sopra la mia statura) «Ti sarai anche divertita l'altra notte, ma per me sei sempre bagnata.» sentivo le sue dita attraversare interamente la mia intimità e si soffermavano con più forza sul mio punto debole, dove Lauren disegnava dei cerchi ritmici. «Sei una stronza.» farfugliai gettando la testa all'indietro, dovetti mordermi il labbro per soffocare l'intenso piacere pronto ad esplodere in gemiti acuti. La sua risata echeggiò nel corridoio. Quando ebbe finito di ridere, si avventò sul mio collo scoperto e succhiò con forza la pelle tirata. Nonostante quel gesto mi infastidisse sempre, fatto da Lauren prendeva un'altra piega. Afferrai la sua nuca e la trattenni ferma, sentii un sorriso nascere sulle sue labbra  sfiorarmi il collo. Succhiò più forte  e stavolta si aiutò con la lingua, leccando la pelle mordicchiata. «Ecco.» osservò compiaciuta il suo capolavoro e ci passò appena sopra l'indice. Protese le sue labbra verso le mie, ma non mi baciò , restò ad un soffio da me e lentamente scandì queste esatte parole: «Vuoi che ti marchi da qualche altra parte?» i miei occhi seguirono i suoi movimenti, l'afferrai con forza per i capelli e le tirai indietro la testa. Inizialmente non le piacque quel gesto avventato e le si disegnò sul volto un cipiglio. «Dappertutto.» sospirai esasperata. Desideravo sentirla vicina, essere presa da lei, volevo essere sua. Dopo la mia richiesta precisa un sorriso perverso rimpiazzò la noia di prima e presto mi accontentò. Il mio corpo era ricoperto di succhiotti, timbri rossi in tutto il corpo. Dal collo scendevano in mezzo al seno, alcuni erano sparsi sopra di esso e gli altri erano sistemati disordinatamente sulla pancia, sui fianchi. Ovunque guardassi c'era un segno rosso. Eravamo sfinite sul letto, dopo aver fatto sesso per ben 5 volte, sospiravamo sfinite l'una accanto all'altra. Mi accoccolai sul suo petto, intrecciai le gambe alle sue e con le punte delle dita tracciai dei movimenti ondulati e dolci lungo il suo corpo. Con la mano mi cinse la schiena e mi attirò più vicino a se. «Dovrei andare a casa perché mio padre è appena arrivato in città, ma in questo momento non vorrei essere da nessun'altra parte.» le lasciai un legger bacio sotto l'ombelico , il suo profumo mi invase le narici. Odorava di mare, ma ventata fresca portata da un rinnovato vento estivo. «Smettila, non dire nient'altro.» disse in tono freddo e distaccato. Alzai lo sguardo su lei, poggiando il mento sul suo petto e scossi la testa confusa. «Voglio dire: non parlare di cose romantiche con me, lo sai che non mi piacciono.» disse aggiungendo una smorfia finale. Mi staccai da lei e adagiai il gomito sul cuscino, reggendo la testa con il palmo nella mano. «Dio Lauren. Per una volta stavo dando sfogo alle mie idee, non era una dichiarazione d'amore, solo un semplice star bene con te.» puntualizzai infastidita dal suo comportamento. Lauren sbuffò irritata e si alzò, ancora nuda dal letto, per andare a coprirsi con una vestaglia rossa trasparente posizionata dietro la porta. «Ecco vedi! L'hai fatto di nuovo e ti ho già detto di non farlo. Odio le smancerie!» legò la cintura in vita  portò i capelli sulle spalle. Quella linea dura che percorreva le sue labbra non era svanita, anzi si inacidiva ogni momento di più. «Non sono le smancerie a darti noia, ma il fatto che qualcuno ti dimostri che ci tiene a te. Non vuoi sentirlo dire. Non vuoi essere incastrata in nessun tipo di legame. Beh indovina un po', io ci tengo a te, ma questo non vuol dire che ti stia costringendo ad avere nessun tipo di rapporto con me.» mi alzai anch'io da letto e indossai una maglia abbastanza lunga da portemi coprire fino alle cosce.  Restavo dalla mia parte del letto e Lauren dall'altra, entrambe sul piede di guerra. «Smettila Camila basta! Non dire che ci tieni a me, non dire niente, mi urta i nervi.» si portò le mani sulle tempie e permette con forza contro di esse, per poi voltarsi di schiena ed a  iniziare a respirare con pesantezza. «Lauren io stavo dicendo...» provai a spiegarle, ma lei non mi diede tempo. «Basta Camila! Sai cosa vuol dire la parola basta?! Basta!» urlò con forza, afferrò un bicchiere poggiato sul comodino e lo lanciò verso di me, feci a tempo a chinarmi e i vetri si frantumarono contro il muro. Ero ancora chinata sul pavimento, con le mani a protezione della testa. Sentivo il mio respiro amplificato, udivo il battito accelerato del mio cuore e persino il sangue pompare nelle vene. Mi rialzai lentamente, i nostri guardi si incontrarono, entrambi si scontravano come gladiatori nell'arena, si ergevano come Dei pronti a combattere. «Ti da così tanta noia sentire la mia voce? Perfetto. Ciao Lauren.» raccolsi i vestiti da terra e li misi nella borsa frettolosamente infilai i pantaloni e mi avviai verso l'uscita. Lauren teneva lo sguardo basso, le mani unite con durezza sui fianchi. Camminai fuori dalla stanza, e mentre scendevo le scale le urlai: «E con tutto il rispetto professoressa, vada a farsi fottere!»

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