Capitolo 28

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Camila's pov

La cena era proseguita come se niente fosse mai successo. Non volevo rovinare la serata speciale di papà per i miei drammi amorosi. Lauren non mi rivolse più nemmeno uno sguardo, io la cercavo con gli occhi, scontrandomi costantemente con una barriera. Dichiararmi aveva forse, anzi  decisamente, ucciso il nostro rapporto, ma in qualche modo mi sentivo sollevata, come se mi fossi tolta un peso dal cuore. Sarebbe dovuto finire tutto quella sera. Lauren avrebbe chiuso i rapporti con me e riaperto una relazione con un'altra ragazza, io avrei cominciato la mia vita con Emily ed entrambe avremmo dimenticato quella storia passiva. Ma gli eventi non andarono così.
La mattina dopo Lexie stava recuperando un post-sbronza camminando per casa come uno zombie in pigiama. La mia strategica sorella aveva rubato una bottiglia di vino e, dopo essere tornate a casa, c'eravamo chiuse in camera  mia e bevuto tutta la notte. Io annegavo i rimorsi romantici e lei, beh penso che lei volesse solamente ubriacarsi. Così la prima cosa che feci appena sveglia fu una doccia calda e lunga. «Odio la nuova moglie di papà.» Lexie entrò nel bagno senza preavviso e si sedette sulla tavoletta del water, pronta a sentenziare Anne. «Uhm Lexie, se non te ne fossi accorta mi sto facendo la doccia.» tiro l'orribile tenda rossa, feci capolino per squadrare male mia sorella e invitarla ad uscire. «Oh ti prego come se non conoscessi a memoria il tuo culo flaccido, chi pensi che ti cambiasse i pantaloni? E per quanto riguarda le parti intime ce l'abbiamo​ uguali.» mi zittì con un veloce gesto della mano e accavallò la gamba come per marcare il territorio e farmi capire che non aveva intenzione di andarsene. Le feci una brutta smorfia accompagnata da linguaccia e ritirai la tenda coprendomi dietro di essa. «E' così irritante la sua voce, guarda papà come se fosse un portafoglio! AHHH DIO!» urlò arrabbiata. Si alzò dalla tavoletta e vene verso la doccia tirando la tenda in maniera violenta e lasciandomi completamente scoperta. Tentai di coprirmi con le mani, ma lei non sembrava interessata a me, era troppo presa dalle sue idee. «E poi la sua migliore amica è la tua professoressa! Ti immagini le cene di famiglia con la tua prof?» no, non c'avevo pensato. Scoprii la mia nudità senza nemmeno pensarci e portai le mani sui fianchi fissando lo sguardo sul soffitto e immaginano un pranzo di Natale imbarazzante quanto la scorsa sera. Oddio. E se avesse portato anche la sua nuova ragazza occasionale?! «No! No, no, no! Non si può fare! Sabotiamo il matrimonio, rapiniamo Anne e la portiamo in Nebraska, nessuno cerca mai lì, oppure la facciamo sparire nel deserto!» proposi nel pieno della mia pazzia causata dal panico. Lexie mi guardò confusa, anche se le nacque un sorriso fiero della sua sorellina. «Wow rallenta l'entusiasmo Xena. Nemmeno io pensavo a qualcosa di tanto cattivo.» poi inclinò la testa incuriosita  e mi fece segno di voltarmi, ingenuamente seguii i suoi ordini, essendo impegnata a pensare alla ragazza di Lauren che mi sarei trovata in casa mia ad ogni festività. «Il tuo culo non è poi così flaccido.» girai sola la testa verso di lei e restai a bocca aperta guardandola esterrefatta. Continuava a fissarmi il lato B, mentre io tentavo di cacciarla via e ritirare la tenda. Lexie finalmente lasciò il bagno e io fui libera di terminare la mia doccia, dopodiché indossai dei vestiti puliti e mi preparai per una maratona di serie tv, ma il mio telefono squillò ed ammetto che ebbi paura per un attimo di vedere chi stesse chiamando. Da una parte speravo che fosse Lauren, ma dall'altra temevo che se mi avesse contatta sarebbe stato solo per chiudere con me e avrei preferito un pugno in faccia, piuttosto che sentire le fatidiche parole. Era un messaggio, da parte di Lauren. Sospirai agitata  e mi sedetti contro il muro, prima di aprire il testo.

Nuovo messaggio da Lauren:
Sono parcheggiata davanti casa. Muoviti ad uscire.

Come, cosa? Schizzai alla finestra di camera mia e mi affacciai con discrezione dalla finestra. La sua macchina era parcheggiata proprio sul viale davanti casa. «Cazzo.» imprecai. Restai davanti al vetro per qualche secondo e poi corsi all'armadio e infilai il primo paio di scarpe che trovai, poi senza pensare ai capelli, ai vestiti o al trucco, scesi giù e basta. Mi assicurai che Lexie non fosse nei dintorni, mia madre era occupata a discutere con mio padre per le pratiche del matrimonio e nessuno prestava attenzione a me, quindi sgattaiolai fuori senza essere notata. Corsi verso la sua auto e quando arrivai abbastanza vicino Lauren abbassò il finestrino. Indossava quei suoi grandi occhiali da sole neri, le braccia tese e le mani strette, eccessivamente, al volante. Guardava diretta davanti a se. Mi fece un rigido gesto con la testa indicando il sedile accanto a lei. «Sali.» ordinò. Sorrisi scuotendo la testa e rifiutai cordialmente dicendole che non era interessata. In realtà era solo il mio orgoglio a parlare. «Camila sali su questa fottuta auto.» ringhiò a denti stretti. La sua autorità aveva ancora quell'effetto su di me. Alzai gli occhi al cielo e battei ripetutamente il piede contro l'asfalto, prima di ubbidire e salire in auto. Lauren guidava silenziosa e apparentemente sembrava dirigersi verso casa sua. Io non avevo intenzione di aprir bocca prima che lo facesse lei. Ero frenata  dall'imbarazzo della mia recente dichiarazione e dallo stupido orgoglio sorto dopo essere rimasta lì, in piedi, aspettando una risposta che non è mai arrivata. «Tuo padre sembra una brava persona.» «Vuoi davvero parlare di questo?» mi girai verso di lei con fare divertito. Lauren strinse con più forza il voltante, lo notai dal rosso attorno alle dita. «Dannazione.» farfugliò sottovoce e si sistemò gli occhiali sul naso, lasciando scoperto il suo sguardo sui lati. Potevo vedere i suoi occhi da quella prospettiva. «Quello che hai detto ieri sera, è davvero ciò che provi?»  deglutì. Notai che aveva unito le labbra in una linea rigida ed esse risplendevano come un bocciolo sotto la luce naturale. Annuii, ma non fu abbastanza. Dovetti dirlo esplicitamente  e una volta fatto, lei inspirò profondamente e lasciò uscire l'aria dicendo: «Ammettiamo che anch'io abbia dei sentimenti per te,» riprese fiato, io lo persi completamente, «che cosa accadrebbe?» le sue guance si era arrossate visibilmente, sembrava una ragazzina in piena crisi adolescenziale. «Normalmente le persone si mettono insieme quando hanno entrambe dei sentimenti verso l'altra.» mimai i gesti con le mani per farle capire meglio e cercai di rendere il tutto divertente, per non spaventarla troppo. «Non diciamo stronzate!» sbottò ridendo eccessivamente. Quella risata nascondeva qualcosa, ad esempio la vergogna per aver appena ammesso, o quasi, di provare qualcosa per me. «Mettersi insieme. Che cosa insulsa e patetica!» «Allora cosa dovremo fare secondo te?» mi sganciai la cintura e portai la gamba sotto al sedere girando il busto verso di lei appoggiando la schiena contro il finestrino. «Dovremo scopare.» alzò le mano come per confermare l'evidenza.  «Si a parte ciò che facciamo già.» Lauren mi guardò più volte, non disse niente, ma era come se il suo sguardo mi stesse trasmettendo delle vibrazioni strane, mi rimbalzavano addosso insieme alla sua espressione preoccupata e non riuscì ad esternarmi dal chiedere che cosa le prendesse. «Camila per favore allaccia, allaccia la cintura.» balbettò in tono preoccupato. Mi nacque un sorriso spontaneo sul volto, ma ovviamente Lauren dovette smentirsi subito. «Dai così macchi il sedile.» mi diede una leggere spinta con la mano facendola cadere a terra.  «Sei, sei innamorata di me?» chiesi balbettando come una scema. Era più forte di me, volevo saperlo, dovevo saperlo. «Porca puttana no! Ho ammesso di avere dei sentimenti, niente di più, Non montarti la testa. Potrebbe anche essere il primordiale istinto della mia vagina!» Quanto romanticismo. Lauren, per la prima volta in quel giorno, si votò verso di me, i nostri occhi si incontrarono, si desiderarono, si unirono assieme e neanche la sua facciata da stronza riuscì a resistere davanti allo scoppio di quei fuochi d'artificio. «Che cosa facciamo adesso?» la macchina si era appena fermata davanti a casa sua. Mi misi a cavalcioni sopra di lei, intrecciai le braccia intorno al suo collo e, prima la baciai dolcemente, accarezzai le sue guance con il naso e le sue mai salirono lungo la mia schiena.  Avevamo un tocco diverso. Pur sempre meraviglioso, ma diverso. Un tocco rinnovato. «Lo so che non ti piacciono le relazioni, non sono brava nemmeno io in quelle, ma forse due disastri combinati assieme possono riuscire a fare qualcosa di buono.» appoggiai la fronte contro la sua, ascoltai il suo respiro condensarsi al mio e per la prima volta nella mia vita sentii di appartenere a qualcosa. «Okay.» disse infine, stringendomi più vicina a se. «Okay.» sorrisi incredula e la baciai di nuovo, e poi ancora e ancora. «Okay.» continuò a ripetere, fin quando non mi tornò in mentre una frase e allora passammo all'argomento successivo. «Che cosa intendevi di preciso con "primordiale istinto della mia vagina"?» Lauren scoppiò a ridere e seguii la sua risata melodica, lasciandomi andare liberamente a quell'istante.
Quel giorno le cose cambiarono, non del tutto, ma cambiarono e non sempre furono facili, anzi quasi mai a dire il vero e nonostante trascorremmo giorni bellissimi insieme, il lieto fine non esiste per tutti, ma non per questo non bisogna leggere l'intero libro.

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