Capitolo 21

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Camila's pov

Le settimane scorrevano veloci, le lezioni volavano, il tempo passava, ma Lauren non passava mai. Io e Emily avevamo continuato a vederci, quella che era iniziata come una vendetta era proseguita in amicizia. Lei era una ragazza dolce, simpatica, sempre presente, non avevo niente da rimproverarle, ma aveva una pecca, un difetto irrimediabile: non era Lauren. L'abbracciavo, chiudevo gli occhi e mi immaginavo fra le braccia di un'altra persona, ma quando spontaneamente la mia mano accarezzava i suoi capelli, mi accorgevo che finivano proprio sotto le spalle, erano troppo corti per essere i suoi. Allora la mia mano continuava a scendere lenta sulla sua schiena, riaprivo gli occhi e mi convincevo che quello era il posto dove dovevo stare, ma non dove volevo essere. Mi illudevo che Emily prima o poi mi sarebbe entrata nel cuore, che avrebbe sconvolto la mia vita, ma come si fa ad amare qualcuno quando si ama già qualcun altro? Pensavo che la presenza di un'altra persona avrebbe riempito il vuoto lasciato da Lauren, avevo messo una pezza su dei pantaloni bucati, senza accorgermi che all'apparenza il buco era sparito, ma sotto il tessuto colorato  era rimasto il buco.
«Esci con Emily stasera?» Lexie era seduta sulla sedia girevole, io a gambe incrociate sul letto tenevo le punte dei piedi fra le mani, con il pollice giocavo con una pellicina all'estremità dell'unghia, immersa nei miei pensieri. Alzai la testa scuotendola leggermente e riportai l'attenzione su mia sorella. «Ah, si. Andiamo ad un concerto organizzato dalla scuola, una raccolta per i fondi scolastici.» controllai l'ora, ovviamente era già tardi. Sospirai annoiata dirigendomi verso l'armadio, passai davanti a Lexie che mi scrutava con sguardo fraterno. Lei lo sapeva che qualcosa non andava, ma in famiglia non ci piaceva parlare di sentimenti, questo se lo ricordava bene. Perciò non osava chiedere e da una parte ne ero contenta perché non volevo rispondere, ma dall'altra pregavo che mi chiedesse cosa stava succedendo, così avrei fatto una volta per tutte i conti con i miei sentimenti. «E ci sarà anche la tua "amica"?» mi voltai di scatto verso di lei, sul braccio destro aveva posato una maglietta rossa scollata e i jeans strappati sui ginocchi. Non ci avevo proprio pensato a Lauren. Lei non sembrava un tipo al quale interessavo i concerti, tantomeno le raccolta per i fondi scolastici, ma faceva parte dell'istituto e probabilmente era obbligata a venire. Non la vedevo dall'ultima volta che avevamo parlato in corridoio. Stavo saltando tutte le sue lezioni, uscivo di classe prima che lei entrasse, oppure non mi presentavo alla prima ora, o  mi facevo fare un permesso da mia madre per uscire un'ora prima. Non volevo vederla, sapevo come sarebbe andata a finire se avessi incontrato i suoi occhi, sapevo anche quanto fosse arrabbiata. Tutti i miei compagni di classe continuava a ripetermi che la professoressa Jauregui era su tutte le furie per le mie assenze, soprattutto Val mi parlava delle sclerate incontrollabili. Val era un'altra che non osava chiedere. Sapeva che era successo qualcosa, ma evitavo sempre l'argomento. Mi faceva male parlarne e non volevo sentire quella fitta al petto, mi ricordava che il buco era ancora lì. «Non lo so.» scrollai le spalle e distolsi lo sguardo, Lexie girò su una parte con la sedia, prima di compiere un giro completo si diede una leggera spinta col piede per oscillare verso sinistra, per poi tornare a destra e così via.
«Ti piace Emily, non è vero? Insomma con l'altra ragazza era solo un flirt.» stavo camminando verso la porta del bagno, quando le parole di Lexie mi colpirono in pieno come una pallottola sparata alle spalle. Forse era questo che voleva ottenere, vedere le mie reazioni. Mi voltai verso di lei, mantenni i nervi saldi, zittii i sentimenti, insomma spensi l'interruttore e sorridendo risposi: «Ovvio.» poi mi rifugiai in bagno, chiudendo la porta con eccessiva forza. Mi cambiai velocemente, mi truccai e mi pettinai i capelli, che quel giorno erano un vero disastro. Mi guardai allo specchio e per un istante mi odiai per quello che avevo fatto, per aver chiuso un rapporto al quale mi ero sottoposta io stessa e conoscevo le regole. Lo dovevo a me stessa, continuavo a ripetermi nella mia testa, ma l'immagine che vedevo non smetteva di odiarsi, così uscii scalpitante dal bagno e mi giustificai con Lexie dicendo che ero in ritardo.
Emily passò a prendermi alle otto. Aveva da poco preso la patente e ne era davvero orgogliosa. Anch'io ero fiera di lei. Mi sedetti sul sedile del passeggero, una musica di sottofondo alleggeriva l'aria, respirai profondamente, inalai quel suono leggero come fosse ossigeno e mi rilassai. Emily mi parlò di cosa aveva fatto durante la giornata, scherzò dicendo che la sua nuova auto era scassata ma che le piaceva troppo guidare, la faceva sentire indipendente. Arrivammo puntuali al concerto. Si teneva in un pub in centro, c'erano tante persone, alcune già ubriache. Mi guardai velocemente intorno, cercai minuziosamente Lauren fra la gente, ma fortunatamente non la trovai.  Se fosse stata lì, non so cosa sarebbe successo. «Vuoi che ti porto qualcosa da bere?» domandò Emily urlando al mio orecchio, quando fummo dentro al locale. Annuii ringraziandola e mi sedetti su un sgabello vicino al vetro dell'entrata. Poggiai i gomiti sul bancone davanti a me, con una mano giocavo con l'orecchino a forma di triangolo nero e guardavo fissa la folla. «Ecco a te.» Emily tornò porgendomi una birra e prese posto alla mia destra. La band stava salendo sul palco, sistemava gli strumenti e le persone iniziavano a riversarsi dentro al locale. Guardai bene i ragazzi sul palco, alcuni di loro frequentavano i miei corsi.: quello con la giacca nera, con le ali disegnate sul retro, era nella mia classe di fisica. L'altro, con il cappello rosso di lana, era nella mia classe di storia e l'ultimo, Trey, frequentava la mia classe di scienze. Sospirai e bevvi un sorso di birra, inumidendomi le labbra con la schiuma bianca. «E' libero?» sentii una voce rivolgersi a me, annuii prima di girare la testa verso il mio interlocutore «Ah Cabello, ha smesso di frequentare il corso di scienze.» merda, merda, merda. Non doveva essere lì, non doveva. A Lauren non piacevano queste cose, perché diamine era lì?  Stavo impazzendo, le tempie pulsavano incessantemente e mi era entrato un forte mal di testa. Continuai davanti a me, mantenevo una posizione neutrale,   l'unica cosa che mi tradiva era la mano con la quale stringevo il bicchiere, aveva iniziato a tremare e la birra all'interno traballava sui bordi. «Ho avuto da fare.» risposi infine quando trovai le parole. La mano di Emily si posò sulla mia gamba, lanciai un'occhiata veloce al suo palmo posato sulla mia coscia e poi mi voltai di scatto verso Lauren. Se avesse potuto avrebbe folgorato la mano di Emily con lo sguardo. Sentivo i suoi occhi bruciare sulla pelle della ragazza alla mia destra, anche la mia pelle scottava sotto la sua vita rabbiosa.  Ero immobile, i miei muscoli si rifiutavano di muoversi, il mio guardo era fisso innanzi a me, ma non vedevo nient'altro se non una massa di ragazzi muoversi disordinatamente. Sentii un altro tocco sfiorare la mia pelle di nascosto, la mano di Lauren era scesa lungo la mia schiena e saliva pericolosamente verso il collo. Mi irrigidii subito.
La situazione non poteva che peggiorare.

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