Capitolo 32

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Camila's pov

«Non è così grave come sembra.» scrollò le spalle restando distesa sul divano nero. La sua pelle, color lattea, faceva contrasto con il colore spento. Le sue curve ricadevano morbide lungo la stoffa, i suoi seni, ancora rossi dopo i miei morsi, adesso riposavano taciti, seguendo il ritmo irregolare del suo respiro. Le sue gambe erano adagiate sul bracciolo del divano, i piedi incrociati, a coprire la nudità, rivolti all'insù. Per un attimo, vedendola sotto la luce debole del sole, persi il respiro. «Invece si, è un problema bello grosso.» camminai avanti e indietro per la stanza, riacquistando aria. Misi le mani nei capelli e li tirai su, come per fare una cocchia, poi li lasciai cadere disordinatamente sulle spalle e mi fermai al centro della stanza. «Tu pensi che questo sia un gioco, ma io non ho mai presentato nessuno a mia madre!» roteò la testa verso di me, aveva le labbra schiuse, il volto pallido. Impiegò una manciata di secondi per mettersi a sedere. «Cioè tua mamma non è a conoscenza del tuo orientamento sessuale?» la guardai inclinando il capo e feci una smorfia, come per chiederla se stesse dicendo davvero oppure no. «Certo che lo sa! Tutta la mia famiglia lo sa, ma non hanno mai conosciuto nessuno.» le feci notare. Ed era vero. Non avevo mai portato nessuno a casa. Forse perché la prima volta ero stata lasciata malamente, o forse perché tutte le altre storie non erano state importanti, cose da una notte e via. Ho sempre temuto il giudizio di mia madre, se non le fosse piaciuta la persona al mio fianco come avrei affrontato la cosa? Non volevo essere una di quelle ragazze che scappa di casa per amore, che rinuncia alla famiglia per vivere la sua relazione. Non avrei sopporto un giorno lontana dalla mia famiglia, ma nemmeno senza Lauren. Perciò dovevo far si che quella cena andasse bene, che filasse tutto liscio, nessuno intoppo. Doveva essere perfetto! «Sono onorata.» disse sarcastica portandosi una mano sul cuore, facendo labbruccio come una bimba. Le lanciai un cuscino, che lei evitò spostandosi verso la sinistra, così l'oggetto colpì il frigorifero alle sue spalle e lei si voltò evidentemente arrabbiata.  «Guarda che per me è una cosa seria!» aprii le braccia con enfasi, poi mi ricordai di essere nuda e incrociai le braccia sul seno, mentre con lo sguardo cercavo la maglietta. «Anche per me è una cosa seria, hai appena colpito il mio frigorifero nuovo di zecca.» si alzò pericolosamente dal divano e venne verso di me, mostrando senza imbarazzo il suo corpo, interamente, nudo. Ad ogni passo perdevo un battito, il respiro si faceva corto. La guardavo come si guarda il tramonto per la prima volta dopo una notte agitata con gli amici. I suoi raggi mi accecavano, la lussuria impregnata nel suo corpo era respirabile. Qualunque essere umano si sarebbe dimenticato come respirare davanti a lei. «No okay, no!» mi scansai prima che le sue mani potessero toccarmi, esse ricaddero nel vuoto, per poi posarsi sui suoi fianchi. Sospirò infastidita. Non le piaceva ridere, soprattutto quando si trattava di scegliere fra dover discutere, o fare sesso. Per lei sarebbe stato molto più facile andare a letto e risolvere tutto sotto le coperte. «Ti prego dimmi qualcosa, aiutami ad uscire da questa situazione!» la implorai agitata. Mi lasciai ricadere sul divano dove prima era distesa lei, trovai la felpa ai miei piedi e la indossai. Lauren venne a sedersi accanto a me, si allungò verso lo schienale del divano e afferrò la sua camicia, indossandola. «Non è così male come sembra. Andrà tutto bene. Tu sai come cavartela, riuscirai a tenere tutto sotto controllo.» prese la mia mano nella sua, tirai un sospiro di sollievo, non tanto per le parole incoraggianti, ma per la stretta dolce che cingeva la mia mano alla sua. Appoggiai la testa sulla sua spalla e sbuffai, facendo svolazzare una ciocca di capelli, che Lauren portò prontamente dietro al mio orecchio.

«Sei pronta?» erano le sette di sera. Mancava un'ora prima della cena. Io ero già pronta da più di tre ore. Indossavo un vestito blu, abbastanza stretto, ma non troppo scollato. Avevo messo al collo la collana che mi aveva regalato mia mamma per Natale: era un semplice ciondolo in argento, legato ad un filo nero.
«Io non indosso questo vestito Camila!» Lauren sbucò alle mie spalle, sul suo volto si disegnava una capigliatura aspra e insofferente. IL vestito che avevo scelto per lei non era certo del suo genere. Non era sexy, ma conservatorio. I soliti abiti che portava erano scollati e stretti, quello invece era a collo alto, con le maniche larghe e il corpetto stretto, ma non troppo. Sembrava una nobile donna di altri tempi. «Stai benissimo.» mi voltai verso lo specchio per finire di truccarmi. Sentii i passi strascicati, seguiti dal pensante velo celeste e la sua mano afferrò il mio polso, voltandomi verso di lei. «Camila persino mia nonna disapproverebbe questo vestito! Io non lo indosso, scordatelo!» con irritazione si tolse velocemente le maniche restando a schiena nuda e si alzò i piedi ad ogni passo, togliendosi infine anche la gonna e si chiuse dentro la cabina armadio, chiudendo la porta con forza. «Ti prego non indossare nessun vestito volgare!» le pregai da dietro la porta, dopo qualche secondo questa si aprì e lei fece capolino, rivelando le spalle nude. «Perché tu pensi che i miei vestiti siano volgari?» domandò alzando un sopracciglio. Sbuffai ironica e mi girai dall'altra parte mormorando un "no" poco convinto e le sue parole furono: «Dopo questa me la paghi!» e richiuse la porta, come sospettavo. Uscì dopo qualche minuto, indossando un abito  leggermente scollato, ma non troppo, stretto nei punti giusti, non molto volgare, solo elegantemente sensuale. Inclinai la testa osservandola meglio, alzai il labbro superiore davvero colpita, mentre lei scuoteva la testa alzando gli occhi al cielo. «Ragazza senza fiducia.» mi sgridò dandomi un colpo sul sedere che mi fece sobbalzare ed emettere un suono acuto. Lei sorrise e si spostò dietro le mie spalle con la scusa di dover prendere la borsa. Sentii la sua mano scivolare sul mio collo e con lenta dolcezza scostare i capelli sull'altra spalla, poi il suo mento sfiorò gentilmente la mia pelle rendendola immediatamente sensibile. Il mio corpo si irrigidì e piegai istintivamente la testa, lasciando che le sue labbra si poggiassero su di me. «Non vedo l'ora di toglierti questo vestito.» dapprima baciò il mio collo, poi lo morse gentilmente stringendo la pelle fra i suoi denti e non la lasciò finché il mio corpo non cedette al suo controllo e le mie mani si posarono dietro la sua nuca e lungo i suoi fianchi, la strinsi a me, mi voltò subito con forza verso di lei e le sue labbra si avventarono sulle mie. Non riuscivo a far meno di lei. Il mio corpo sottostava a lei, e anche il mio cuore.
«Dobbiamo andare Camila.» sorrise sarcastica, quando un lamento involontario lasciò le mie labbra. «Riprenderemo dopo.» mi baciò castamente e afferrò la mia mano, trascinandomi verso l'uscita.
Mamma arriviamo.

A/N
Buon Ferragosto guys

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