Capitolo 33

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Camila's pov

«Ci siamo.» le mani sudavano eccessivamente, le stropicciai nervosamente, intrecciai le dita e poi le nascosi nelle tasche del giubbotto. «Entriamo.» disse Lauren tranquillamente. Lei non era per niente agitata, sembrava che quella cena non la sconvolgesse affatto. Sapeva come comportarsi, come muoversi, tutti in lei mi dava l'impressione di serenità e questo mi tranquillizzava un po', ma non abbastanza da non tremare. Entrammo nel ristorante, mia madre era seduta ad un tavolo in fondo al locale, accanto a lei c'era una coppia che si teneva per mano, mentre mangiavano dei ravioli. Dall'altra parte i posti erano vuoti, solo un vaso di fiori era sistemato sul tavolo. «Ah eccovi.» mia madre si alzò in piedi sorridente e di rimando sorrisi anch'io forzatamente. Sistemammo i soprabiti sullo schienale della sedia, Lauren si mise a sedere accanto a me, di fronte mia madre. «E' un piacere conoscerti.» Lauren strinse la mano di mia mamma tesa verso di lei e rispose che anche per lei era un piacere. «Mi dispiace se siamo arrivate tardi, stavo finendo di studiare.» dissi cordialmente. Certo, studiare. Non è il momento di dire la tua, stupido subconscio! Mi schiarii la voce e abbassai lo sguardo sulla tovaglia, mai stata brava a dire le bugie e le mamme hanno come un rader, spesso riescono a capire quando mentiamo. «Non preoccupatevi. Ero appena arrivata anch'io.» seguì un breve silenzio. Il cameriere ci portò il menù e servì in tavola una cesta con del pane, prima di congedarsi versò del vino rosso nei nostri calici. Oh finalmente del vino. Sorseggiai il liquido rosso, non lo assaporai neanche, lasciai che scendesse giù nel mio stomaco e che mi riscaldasse abbastanza da sciogliere il gelo che portavo addosso. «Camila vacci piano col vino. Lo sai che ti dà alla testa.» mi rimproverò mia mamma con tono duro, scatenando una risata soffocata da parte di Lauren. «Mamma ti prego...» mormorai sottovoce lanciandole un'occhiataccia. «Oh no.» la mano della donna seduta accanto a me scivolò sulla mia, la strinse nella sua con estrema affettuosità. Lo sguardo di mia madre scattò su quest'immagine, un leggero sorriso contornò il suo volto mettendo in evidenza le piccole rughe attorno alle labbra. «Tua madre ha ragione. L'alcool ti dà noia.» mi fece l'occhiolino maliziosa e soppresse un sorriso sarcastico, rivolgendo l'attenzione sulla donna di fronte a noi, la quale annuì piacevolmente colpita dall'appoggio ricevuto. Il cameriere tornò a prendere i nostri ordini. Io scelsi un piatto semplice, accompagnato da un secondo più sostanzioso. Mia mamma mi venne dietro a ruota, mentre Lauren prese soltanto il primo e ordinò per noi una bottiglia di vino. «Allora, come vi siete conosciute?» quasi mi strozzai. Guardai dapprima mia madre in preda al panico e poi i miei occhi guizzarono su Lauren, la quale stava rispondendo tranquillamente, agitando il calice in senso rotatorio. «A scuola.» «Ah, non sapevo che frequentassi lo stesso istituto di Camila.» diedi un calcio a Lauren da sotto al tavolo e rivolsi un sorriso tirato a mia madre, mentre mi facevo venire in mente una scusa plausibile. «No, infatti. Lauren ehm, da ripetizioni di scienze.» mia madre alzò le braccia al cielo e poi le fece cadere sul tavolo, inghiottì il sorso di vino e poi disse: «Grazie al cielo. Camila si lamenta sempre della sua professoressa di scienze, dice che è troppo esigente e severa.» Lauren si voltò lentamente verso di me, il suo sguardo mi gelò, ma allo stesso tempo il suo sorriso ironico mi riscaldò. «Dice così Camila, eh?» scossi energicamente la testa e portai il bicchiere di vino alle labbra, poi mossi il dito di fronte agli occhi di entrambe le donne. «No, non ho detto questo. Mia madre travisa sempre le parole.» lo sguardo malizioso di Lauren mi fece intendere quello che già sapevo. Immaginai i mille modi con i quali mi avrebbe fatto pagare quella notte per l'affermazione di mia madre e un fremito accese il mio basso ventre. Il cameriere tornò a servirci i nostri piatti e finalmente iniziammo a mangiare. Mia madre e Lauren parlavano di studio, ambizioni, sogni ed io ascoltavo la conversazione tenendo lo sguardo basso, perché tutte le confidenza che si stavano scambiando erano false. «Perdonami tesoro, ma tu quanti anni hai?» improvvisamente la domanda di mia madre mi costrinse ad alzare la testa, guardai Lauren, la quale impacciatamente disse: «Tren...» mi schiarii la voce e le diede un altro calcio, prima che potesse finire la frase. Lei si inumidì le labbra col vino e poi sorridendo riprese a dire: «Ventuno. Ventuno. Si, ho ventuno anni.» mi madre rimase per qualche istante a bocca aperta, poi si asciugò la bocca col fazzoletto, nascondendo il suo stupore dietro la stoffa colorata. «Sei molto intelligente per la tua età. Sono contenta che mia figlia abbia accanto una donna come te.» ringraziai mia mamma con un sorriso sincero, le mi guance si tinsero di un rosso acceso e incrociai lo sguardo di Lauren, il quale brillava entusiasta. La mia mano cinse la sua nascosta sotto al tavolo e intrecciammo le dita l'una all'altra, continuando a sorriderci attraverso gli occhi. «Sono contenta di aver passato del tempo con voi, ma adesso devo proprio salutarvi. Domani mattina ho un incontro importante, speriamo vada tutto per il meglio.» annunciò mia mamma alzandosi dal tavolo, con eleganza indossò il cappotto e aprì la borsa. «Un nuovo film?» chiesi curiosa. «Non voglio dire niente ancora, ma spero di si.» lasciò i soldi dentro al conto. Lauren tentò di dissuaderla, la pregò almeno di dividere le spese, ma mia mamma non sentì ragione. Aggirò il tavolo e mi lasciò un bacio sulla fronte, poi strinse gentilmente la mano della donna e si avviò a passo lento fuori dal ristorante.

Tornammo a casa intorno all'una di notte. Ci eravamo fermate a mangiare anche il dolce. «Beh.» disse Lauren lasciando cadere il giubbotto sul divano. «Mi sembra sia andata bene.» avanzai verso di lei, lasciai cadere il soprabito per terra e aggrovigliai le braccia attorno al suo collo, poi la baciai calorosamente, come avevo desiderato di fare per tutta la durata della cena. «Non voglio parlare ora.» questa volta fu lei a protendere le labbra verso di me  baciandomi con passione. «Mantieni la promessa e toglimi questo vestito.» non se lo fece ripetere due volte. Le sue mani scesero lungo la cerniera situata sulla schiena, le nostre lingue si scontravano desiderose e i nostri corpi eccitati si strusciarono l'uno all'altro. Ci spostammo in camera, dove Lauren mi spinse sul letto con forza e salì sopra di me. Strinse i miei polsi, tenendoli premuti contro il materasso e con un sorrisetto disse: «E' andata bene.» poi tornò a baciarmi e facemmo l'amore per tutta la notte.

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