Capitolo 26

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Camila's pov
Tre settimane dopo.

«Quindi giochiamo alla famiglia felice adesso?» Lexie si distese sul letto con le mani sotto la nuca e lo sguardo rivolto al soffitto. La maglietta dei Metallica le stava leggermente corta, lasciava scoperta la sua pancia mettendo in bella mostra il piercing sull'ombelico. «Non stiamo giocando Lexie. Lo facciamo per papà.» afferrai la gruccia e guardai il vestito appeso sopra. Era così difficile scegliere un abito per quella cena. Mio padre era arrivato in città poche settimane fa portando con se una notizia, se sia bella o  brutta lo lascio decidere a voi. Stava per sposarsi, di nuovo. Questa volta la fortunata si chiamava Anne. Già me la immagino: Alta, snella, provocante, bionda, con degli ottimi attributi sia davanti che dietro, e non aggiungo altro. «Io non ho per niente voglia di conoscere la terza moglie di parà. Sarà come la seconda e durerà anche meno, ti prego!» sbuffò irritata e si issò sui gomiti, squadrandomi in cerca di approvazione. «Mi ricordi perché lo facciamo?» si alzò dal letto, la maglietta coprì il piercing, ma lasciò scoperto il tatuaggio colorato sul fianco destro. Venne verso di me, a passo lento e con le mani in tasca, appoggiò la testa contro l'armadio, o meglio la sbattè violentemente contro il legno. Avrebbe preferito un trauma celebrale piuttosto che partecipare alla cena. «Ok mettiamolo così.» feci scivolare il vestito nero sull'avambraccio e poggiai i palmi delle mani sulle sue spalle, stringendo gentilmente, con i pollici, le sue clavicole. Usai un'arma potente: lo sguardo. Io e mia sorella ci rassicuravamo guardandoci, bastava un'occhiataccia, o un sorriso fatto con gli occhi che non  c'era più bisogno delle parole. «Diciamo che lo stai facendo per me.» inclinò la testa e strizzò gli occhi confusa. «Vedi nelle ultime settimane la sottoscritta è stata in un turbine romantico indescrivibile. Tua sorella ha lasciato la sua scopamica per uscire con la sua nuova fiamma, sempre se si potesse chiamare così ed annega in chili di gelato e litri di caffè. Perciò diciamo che stasera usciamo non per fare un favore a papà, ma per aiutarmi a staccare la mente.» Lexie tentennò leggermente, batteva ritmicamente il piede contro il pavimento e muoveva fastidiosamente il dito contro di me. «Così non vale.» concluse sorridendo e mi attirò in un abbraccio stretto. Sospirò contro il mio collo, la sua mano accarezzava la mia schiena e con fare annoiato, ma allo stesso tempo amorevole disse: «Vado a scegliere il vestito e farò in modo che sia il più volgare che abbia mai indossato.» poi se ne andò tirandomi uno schiaffetto sul sedere. «Ah Lexie!» la richiamai prima che uscisse dalla stanza, «ci sarà anche Emily stasera.»

Arrivammo al ristorante con qualche minuto di ritardo. Il cameriere ci scortò gentilmente al tavolo. Lexie era già sul piede di guerra quando nostro padre si alzò nella sua splendida integrità e con un sorriso affascinante agganciò il bottone finale della giacca blu e diede una pacca sulla spalle della donna seduta accanto a lui, incitandola ad alzarsi. Di fronte alla giovane donna era seduta un'altra, di spalle. «Ha scelto la poligamia. Finalmente.» mi sussurrò Lexie all'orecchio, le diedi una gomitata sui fianchi facendola zittire. Emily sorrideva sotto i baffi e gentilmente stringeva la mia mano, mentre camminavamo verso il tavolo. «Ecco le mie splendide figlie.» il suo tono era così teatrale. Lui e Lexie si erano chiariti solo qualche giorno fa ed erano volate brutte parole tra di loro, ma sono abbastanza certa che nei loro vivaci dibattiti nessuno abbia usato la parola "splendida". La donna seduta di spalle si alzò in piedi e si voltò verso di noi sorridente, ma appena i nostri sguardi si incontrarono, nessuna delle due rise più. «Lauren?!» domandai a voce alquanto alta e irritata, Scossi velocemente la testa, ricordandomi in che contesto ci trovavamo e mi corressi farfugliando: «Volevo dire: professoressa Jauregui cosa ci fa lei qui?» le mie mani erano sudate, le unii sulla porchette nera per nascondere il tremolio, ma il mio sguardo era impossibile da obliare. La donna accanto a mio padre tese la mano verso di me, ma ero talmente presa a pensare ad altro, ad esempio al vestito seducente di Lauren, che non me ne accorsi neanche così Lexie mi evitò l'imbarazzo e la strinse lei al posto mio. Ci sedemmo tutti insieme: Lexie in fondo al tavolo, accanto a me Emily, davanti a me Lauren e alla sua destra mio padre e la sua donna. «Hanno già portato il vino? Ho bisogno di bere.» l'ultima frase la mormorai soltanto, ma non abbastanza piano da non essere udita da Lauren, la quale nascose il suo sorriso ironico dietro alle mani. Mio padre mi passò la bottiglia del vino e me ne versai subito un bicchiere intero, lasciando la bottiglia vicino a me. «Lauren è la migliore amica di Anne, ecco perché è qui.» poi rivolto verso di me: «Quindi vuoi due vi conoscete?» chiese mio padre mettendo, attorno al collo della sua fidanzata, il braccio. Mi girai di scatto verso Lauren, tenevo il bicchiere fra le mani e mandavo giù sorsate di vino rosso,  sperando che l'imbarazzo venisse sostituito dall'alcool. «Si, cioè no, voglio dire a malapena.» un altro sorso di vino. Emily si intromise nella conversazione spiegando che anche lei era nella classe della professoressa Jauregui e l'elogiò in particolare modo, inducendomi a finire il bicchiere e vessarmene un altro. «Sua figlia è una brava studentessa, anche se a volte si lascia andare con le parolacce.» inclinò amichevolmente la testa verso di me e sorrise garbatamente, come se avesse appena fatto una battuta simpatica, ma no! No, quella era una frecciatina bella e buona. Per fortuna il cameriere ci portò le ordinazioni, che a quanto pare mio padre si era permesso il lusso di scegliere per noi. «Camila vedi di moderare il tuo comportamento.» perfetto, anche la ramanzina. Perché non bastava essere seduto allo stesso tavolo con Lauren! Annuii sorridendo nella maniera più falsa che conoscessi, ma mio padre non era un bravo osservatore e si limitò a mandarmi un bacio. «Mia sorella è un'ottima studentessa, ma ha passato le pene dell'inferno negli ultimi mesi.» Lexie accese la conversazione e non solo, anche gli occhi di Lauren si illuminarono. Era pronta a sentire tutte le confidenze che avevo fatto a mia sorella e questo accendeva non solo il suo animo da perfida stronza. «Adesso ha trovato Emily e sono molto felice per lei, ma prima c'era un'altra...» «Non c'era nessuno!» tentai di interromperla. «Che buono questo piatto come si chiama?» farfugliai come, una stupida, il mio cuore aveva iniziato a battere all'impazzata, non respiravo quasi più.  «Camila c'è stata malissimo, non ha dormito per notti intere.» continuava imperterrita Lexie, attirando l'attenzione di tutti i commensali. Mi facevo sempre più piccola sulla mia sedia, sperando di poter svanire da un momento all'altro. Se esisteva veramente un mantello dell'invisibilità quello era il momento giusto per usufruirne! «Insomma lei non l'ha mai ammesso, ma io conoscono mia sorella. Ne era  perdutamente innamorata.» a quelle parole ci furono sospiri incantati da parte di Anne, sorrisi gioiosi da parte di mio padre, Emily mi strinse la mano come per dire "io sono qui" e fra me e Lauren calò il gelo. Ci guardavamo fisse negli occhi. Deglutì più volte, probabilmente anche a lei si era seccata la gola. Quando riuscì a riprendermi da quello stato di shock, mi voltai verso Lexie e gli altri.  «Non ne ero innamorata.» poi mi girai verso Lauren e tentai di ripetere la stessa frase guardandola negli occhi. «Non ne ero...» mi mancò l'aria, allora feci un bel respiro. «Non ero inna...» mi portai le mani sulla faccia e sospirai come una cretina. «Vi prego portatemi altro vino.» supplicai facendo scoppiare tutti a ridere, tranne Lauren che ancora non riusciva a muovere un muscolo e mi fissava dall'altra parte del tavolo, con due occhi sgranati. «Si, altro vino anche per me grazie.» disse infine, rilassandosi contro la sedia. «Portate dello champagne, meglio. Così festeggiamo.» disse mio padre stringendo Anne fra le braccia, le sorrise felice  e le lasciò un bacio sulle labbra che fece ribrezzo a Lexie. «Si lo champagne è un'ottima idea.» cominciò Emily. Mi prese le mani dal sotto il tavolo e le portò sopra, mi guadava negli occhi con un sorriso stampato sulla faccia. Scossi la testa non capendo cosa stava succedendo. «Anch'io devo fare un annuncio.»

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