Capitolo 12

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«Camila sei ancora a tempo a...» emise un gemito e la sua frase si spezzò a metà. Non avevo mai provato a ribaltare la situazione e devo drie che mi piaceva comandare il gioco, mi faceva sentire potente, quel genere di potere che ti manda in tilt. 
Passai il palmo freddo della mano contro la sua pelle calda, inizialmente rabbrividì per colpa di quel contatto gelido, poi ansimò quando le mie dita indugiarono contro il bordo del reggiseno. Passai l'indice ed il medio contro il ferretto, Lauren si portò le dita alla bocca e le morse per non far trasparire la passione che lentamente avvampava dentro di lei e si trasformava in rossore. «Lascia fare a me...» mormorai al suo orecchio e spostai lo sguardo davanti al suo. Con delicata lentezza tolsi la mano dalla stretta dei denti e intrecciai le nostre dita assieme, poi le portai sopra la sua testa e la bacia sofficemente, un tocco morbido come la neve quando si posa sul terreno. Le nostre labbra si stavano assaporando dolcemente, movimenti lenti e puri. Proprio quando le cose si facevano più calme, entrai di scatto dentro i suoi jeans e subito dentro le mutande. Con un gesto rapido e violento entrai dentro di lei lasciandola senza fiato.  I nostri corpi erano così vicini che sentii i suoi polmoni svuotarsi velocemente e riempirsi qualche momento dopo. «Dio..smettila, subito.» mi ordinò a denti stretti. Lasciai cadere la sua mano sulla mia spalla, lei la strinse con forza, e affondò le sue unghie nel mio cardigan e mi tirò a se. «Camila. Basta.» respirava velocemente, il suo petto si contraeva a scatti sotto il mio dominio assoluto. Avevo due dita dentro di lei, le muovevo velocemente e quando stava per raggiungere l'orgasmo, rallentavo il ritmo e le lasciavo il tempo per riprendere aria, quando il suo colorito tornava ad essere quello di sempre ricominciavo a torturarla e adoravo vedere le sue guance arrossarsi per me. «Lo so che ti piace Lauren, non provare a negarlo.» sussurrai distaccandomi dalle sue labbra. Il suo sguardo restava freddo e rabbioso più che mai, ma il suo corpo si scioglieva sotto di me. «Vaffanculo. Ti sei conce...» gemette e si contrasse in uno scatto improvviso. Ritornò a respirare lentamente e finì la frase. «Ti sei concessa un privilegio, ed io non ti..non ti ho autorizzata.» dopo le sue parole decisi di porre fine alla sua sofferenza e aumentai il ritmo fino a farla venire, Lauren mi abbracciò automaticamente, immerse la testa sfinita nell'incavo del mio collo e sussurrò più volte insulti verso di me che mi fecero sorridere. Le diedi un bacio sulla fronte e poi riposai anch'io il capo contro la sua spalla. «La prossima volta urlerai così tanto che non ti resterà più voce.» minacciò autoritaria. Stava riprendendo il controllo, voleva ricordami chi era il capofila. Alzò la testa, strizzò gli occhi e continuò. «Il tuo corpo sarà un fremito per giorno. Non potrai camminare, dormire, neppure andare in bagno tanto sarà il bruciore lasciato dalla passione di una sola notte.» mi afferrò per i capelli e con forza li tirò, trattenni il fiato per il dolore, si avvicinò a me e strinse ancora più forte i capelli. «Sarà il sesso più sfrenato e violento della tua vita.» restammo per altri secondi inchiodate in quella posizione, il suo guardo ghiacciava i miei occhi.  Lauren mi tirò su e lasciò i miei capelli, sentii una fitta atroce alla radice, ma non dissi niente. La donna si sistemò i vestiti e si allontanò da me con compostezza. «Non farlo mai più. Non ti scordar chi comanda. Non superare i limiti. Chiaro?» alzò la voce ed io abbassai istintivamente la testa e annuii lentamente. Mi ero slanciata e lo sapevo, ma era umano. In un rapporto normale non c'erano così tante regole, nessun limite, semplicemente la voglia di lasciarsi andare a vicenda, ed io con Lauren non potevo farlo mai!
«E' tornata mia sorella.» le parole uscirono senza volerlo, si spinsero a forza verso la mia bocca e sbocciarono spontaneamente nell'aria. Lauren si voltò verso di me, si stava dirigendo verso l'uscita e adesso aveva fatto qualche passo nuovamente verso di me.  «Non sapevo ne avessi una.» si appoggiò contro il lavandino e mi scrutò attentamente, voleva saperne di più, o forse stava solo cercando di capire se mia sorella fosse abbastanza carina per chiederle di unirsi in un threesom «Già, non parliamo molto.» le feci notare sghignazzando e mi avvicinai a lei lentamente e poggiai le mani sui suoi fianchi formosi. Lauren sorrise sotto i baffi, i suoi occhi studiavano ogni dettaglio del mio viso e sospirò profondamente. «Ma senza parlare di cose noiose e quotidiane, scopiamo da Dio.» spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio. Abbozzai un sorriso e allentai la presa sui suoi fianchi. «Si certo, ma a volte potremo..» scrollai le spalle «non so, parlare e conoscerci.» Lauren rise, inclinò la testa su un lato e i capelli le ricaddero sulla guancia nascondendo i suoi occhi per qualche secondo. Con una mossa veloce riportò gli occhi dentro ai miei, la chioma color nero pece era diventata voluminosa e scompigliata. «Perché? Più parliamo, meno lecchiamo.» sorrise maliziosa e si avvicinò alle mie labbra, lasciai che mi baciasse, che mi toccasse, ma nonostante la sua risposta fosse divertente, io non risi affatto. «Certo, hai ragione.» feci un gesto veloce con la mano, non solo per cambiare argomento, ma anche per scacciarlo dalla mie mente. Cancellarlo definitivamente. «Comunque non pensare di essertela cavata così facilmente. Ti farò pagare ciò che hai fatto oggi. Ti farò pagare caro, così caro...» la interruppi bruscamente. «Ho capito.» le mostrai il palmo e sospirai esasperata.
Perché ribadiva la sua autorità? Perché mi allontanava? Perché voleva fare sesso e solo sesso? Non potevamo uscire qualche volta? MI sarebbe piaciuto portarla a cena fuori, o ancora meglio sul tetto! Si perché in città c'è un tetto enorme, uno di quei posti dai quali si vede tutto il paesaggio, dove le case sembrano piccole e insignificanti,e il cielo roseo, puntellato da nuvole bianche e candide, che ti tranquillizza. Avevo scoperto quel posto andando a scuola, ma non c'ero mai salita.
«Devo andare.» tutti i miei sogni si volatilizzarono al suono della sua voce.  «Si, anche io.» la sorpassai velocemente per andare in classe, lei mi spinse inavvertitamente contro il muro. Il suo corpo fu subito incollato al mio e sentii l'usuale calore rubarmi il flusso sanguigno. «Dopo Camila imparerai cosa vuol dire essere fottuti. Non saprei più se supplicarmi di smettere o implorarmi di continuare.» sorrise malandrina e se ne andò furtiva, lasciandomi lì ad ansimare.

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