Capitolo 27

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Camila's pov

«Che annuncio?» mi guardai attorno come se la risposta fosse scritta sui volti delle persone, ma tutti sembrarono confusi tanto quanto me. «Okay allora: fra qualche mese io terminerò definitivamente gli studi a Miami per potermi trasferire in una scuola  a Londra.» rimasi sbigottita. Corrugai la fronte e ritirai indietro la testa spaesata. La stretta delle sue mani si fece più forte, come per dirmi "resta con me e segui ciò che sto per dirti." «Non ne abbiamo mai parlato Emily. Non che tu debba rendermi partecipe delle tue scelte, è troppo presto per questo, ma avresti dovuto accennarlo. » sorrisi debolmente, un sorriso quasi offeso. Lei abbassò la testa ed annuì comprensiva, ma quando la rialzò si era disegnato un sorriso sulle sue labbra, redendo le sue guance più gonfie e rosse di prima. «Lo so, lo so, ma non te l'ho detto perché non ce ne era bisogno.» respirò profondamente gonfiando il petto, la collana attorno al collo seguì l'onda del suo torace, scintillando sotto ai miei occhi. «Camila voglio che vieni con me.» seguirono mormorii, qualcuno alzò il calice verso di noi augurandoci fortuna e tanto amore. Lexie rise isterica, come se avesse appena ascoltato una barzelletta. Il mio primo pensiero fu rivolto a Lauren, mi girai per guardarla, forse nella vana speranza che mi pregasse di non partire, di restare con lei. Mi sarebbe bastato anche uno sguardo, un'espressione furtiva e io avrei rinunciato a tutto, ma sul suo volto calò una maschera di ghiaccio. Nessun sentimento. «Si può avere altro champagne?» chiese mio padre al cameriere, il quale acconsentì cordialmente e si congedò con un inchino, ma prima che potesse tornare in cucina Lauren lo fermò per il braccio e gli chiese: «Per me della vodka.» «Certo signora, porto il bicchiere grande o piccolo?» «L'intera bottiglia.» e se ne andò di nuovo salutandoci con un inchino. Emily attirò la mia attenzione su di lei schioccando le dite di fronte ai miei occhi imbambolati sulla donna dall'altra parte del tavolo. Quando tonai a guardarla, lei riprese a parlare: «Camila pensaci: io e te a Londra, potremmo ricominciare insieme! Lo so che sembra avventato, ma io partirò tra 5 mesi. Non devi rispondermi adesso, promettimi solo che ci penserai.» il suo guardo seguiva disperatamente il mio, cercava di catturare i miei occhi e impossessarsi dei miei pensieri. In realtà non stavo pensando a niente, non ci riuscivo. Lasciare nuovamente la città per stabilirmi in un'altra, ricominciare da zero, senza mia sorella che avevo appena ritrovato, senza mia madre stavolta, senza Lauren. Era una possibilità di ripartire, di rialzarmi e dimenticare quell'avventura, ma era solo questo? Un'avventura? No, non più ormai ed io non ero mai stata brava a dimenticare. «Ci penserò.» dissi annuendo e sfilai velocemente le mani dalle sue mani e mi scusai frettolosamente, per lasciare il tavolo e dirigermi verso il bagno. Mentre mi alzavo avevo sentito Lauren seguirmi, i suoi passi calcavano i miei e anche se era lontana da me, potevo sentire il suo respiro irregolare soffiarmi sul collo.
Spalancai la porta del bagno e mi rifugiai dentro, lasciando andare il respiro che fino ad ora avevo trattenuto. Iniziavo a realizzare quando folle fosse la sua proposta, ma reale. La porta si aprì di nuovo e Lauren entrò nel bagno. Restò in piedi senza fare un passo, con le braccia incrociate al petto e un'espressione indefinita sul volto. Se non l'avessi conosciuta, avrei addirittura potuto chiamarla paura. «Non lo stai prendendo in considerazione, vero?» alzai lo sguardo per incontrare il suo, scrollai le spalle e lasciai cadere la braccia lungo il corpo. «Perché non dovrei?» chiesi accennando ad un sorriso sarcastico. Lauren avanzò un passo, io indietreggiai. Lei notò la mia freddezza e la distanza che avevo preso da lei, così si fermò di nuovo e iniziò a camminare avanti e indietro senza avvicinarsi a me. «Perché è una follia bella e buona! Voglio dire hai appena costruito una vita qui e adesso vuoi ricominciare da un'altra parte?! E' irresponsabile e immaturo.» mi lasciai andare in una risata e scossi la testa energicamente. Lei non capiva. «Non mi fa paura trasferirmi, non ho mai avuto una vera casa e se parliamo di cose irresponsabili e immature durante quest'anno ne ho fatte molte.» incrocia le braccia al petto e la guardai con aria di sfida, ma soprattutto le lanciai una richiesta d'aiuto. Salvami Lauren, dimmi che mi vuoi e salvami. «Ad esempio? Scopare con me?» rise ironica e fece un altro passo verso di me, stavolta però non indietreggiai, ma lei si fermò ugualmente. «Anche quello, si!» la provocai e allora lei camminò nuovamente nella mia direzione, con passo più spedito  e diretto, mostrando apertamente di non aver paura, ma solo rabbia. «Anche? Perché cos'altro? Invischiarti con quella ragazza è stata l'unica cosa immatura!» urlò con forza e si avvicinò ancora. Le andai incontro a passo spedito e con tutta l'aria che aveva le gridai: «Innamorarmi di te è stato immaturo!» Lauren fece un passo indietro. Il suo corpo era diventato rigido, freddo. Il suo guardo perso è quasi disgustato, come se le avessi appena detto di disprezzarla. «Non è vero Camila, non è così.» mi voltai di spalle e sospirai come per dire "tu pretendi anche di conoscere i miei sentimenti." «Camila non ti sei innamorata di me, sei solo confusa e lo capisco davvero. Facciamo finta che non sia mai successo niente, tu non partirai, resterai qui con me e cancellerò le tue parole, perché so che erano insensate. Lo so.» Cercava di convincersi. Quella donna era così arrogante. Mi voltai di scatto verso di lei e con gesto veloce della mano portai indietro i capelli, scoprendo la mia faccia. Era arrivato il momento di dar sfogo alle miei emozioni, nasconderle era da codardi ed io non lo ero.
«No Lauren io sono innamorata di te. Credo di esserlo da sempre, dal primo momento che hai pronunciato il mio nome in classe e i nostri sguardi si sono incrociati. Non l'ho mai ammesso, l'ho rifiutato, ma quando stasera Lexie ha detto quelle cose ho realizzato che fosse così, avevo solo paura di ammetterlo. Mi dispiace, ho infranto la tua preziosa regola e fidati vorrei che non fosse così perché tu sei: arrogante, perfida, mi tagli fuori da tutto quello che ti riguarda, ma dannazione la prima cosa che penso la mattina è a come poterti baciare, abbracciare, far l'amore con te e l'ultima cosa che penso la sera è di ricominciare tutto da capo. Sono innamorata di te mi dispiace.» terminai il fiato che avevo in corpo e alzai le spalle in segno di difesa, chiudendomi in un guscio. «Pensi ancora che non debba partire?» 
Lei rimase lì a scuotere la testa, senza dire una parola, lo sguardo basso e le mani serrati in due pugni. Dopo un prolungato silenzio me ne andai e per la prima volta era lei a restare sola a riflettere.

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