Capitolo 31

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Camila's pov

«Wooo...» Mi lasciai cadere sul letto, affondando la schiena nel materasso e la testa nel cuscino. Un semplice lenzuolo copriva il mio corpo nudo, Lauren lo tirò verso il mento coprendosi il seno ed io mi voltai verso di lei, tenendo una mano sotto alla guancia e l'altra sul suo fianco. «Vuoi rifarlo?» domandò facendo scattare la testa verso me e guardandomi con un sorriso debole, sfinito per le poche energie che le restavano. «Non ti sono bastate le scorse 3 volte?» l'attirai per i fianchi verso di me, avvicinandola al mio corpo sudato. La sua mano scivolò sotto la mia nuca, intrecciò i capelli alle sue dita con dolcezza, ma allo stesso tempo con il solito pizzico aspro. Con l'altra mano abbracciò la mia vita, facendo scontrare nuovamente i nostri corpi nudi, i quali si unirono immediatamente come due pezzi di puzzle. «Non mi sono bastate, no.» disse sorridente. Le spostai una ciocca di capelli, che si era attaccata al volto, portandola dietro l'orecchio. Dio quanto era bella. «Senti Lauren, devo dirti una cosa.» il suo sguardo si fece più buio quando la mia voce diventò più tenebrosa. «Ho detto a mia sorella di noi.» La donna mi guardò cupa, non riuscivo a capire quale pensieri attraversassero la sua mente, infine fu il suo corpo a comunicare per lei. Mosse le mani in aria e poi le fece ricadere sul letto in un tonfo e mi guardò sbuffando. «Quindi è ufficiale?» chiese fissandomi intensamente. «Lo era già.» dissi scrollando le spalle e avvicinandomi nuovamente a lei. Sembrava che qualcosa le turbasse, così le domandai quale problema ci fosse. «Niente è che adesso dovrò usare il termine coppia. Mi mette i brividi.» risi divertita della sua reazione e le accarezzai gentilmente i fianchi, mentre le lasciavo un bacio delicato sulla spalle e mi allungavo verso il suo collo, salendo fino alle labbra. «Non devi usare per forza quella parola. Tanto lo so che lo siamo.» sorrisi sfiorando le sue labbra, poi le premetti assieme e le nostre lingue si scontrarono vorticosamente, le sue mani strinsero con forza i miei glutei facendomi sussultare dentro la sua bocca. «Mi piace svegliarmi così.» disse afferrandomi per la schiena e facendomi girare completamente sulla schiena, in modo che lei finì sopra di me. «E mi piace scoparti.» aggiunse infine ridendo, ottenendo un pugno sul braccio, una risata e ovviamente un bacio come ricompensa.
Avevamo cucinato il pranzo, lei indossava solo una camicia nera, fin troppo corta e le maniche girate fino ai gomiti. Io avevo portato alcuni dei miei vestiti a casa sua, così avevo preso dal secondo cassetto del cassettone una felpa larga grigia, con uno stemma al centro. Avevo  acceso l'impianto stereo, perché avevo recentemente scoperto che a Lauren piaceva ascoltare la musica ogni qualvolta potesse. In realtà avevo scoperto tanto piccolezze su di lei, dalle cose più sciocche a quelle fondamentali. Per esempio nel ripiano in alto in cucina teneva un barattolo di vetro con dei soldi dentro, ma non erano risparmi, ma bensì i dollari che ogni tanto trovavo per terra. Li custodiva gelosamente dentro a quel recipiente di vetro e sopra aveva attaccato un pezzo di scotch, con su scritto "Sogni." L'avevo presa in giro per una settimana intera, dicendola che era una cosa talmente infantile, ma poi mi ero ritrovata legata, con una sciarpa, alla tastiera del letto e lei sopra di me. Mi aveva morsa dappertutto, aveva addirittura lasciato qualche livido. Così avevo smesso di farmi beffa di lei e il giorno dopo ho raccolto un dollaro tornando a casa e l'ho messo dentro al barattolo. Dormendo con lei avevo capito che preferiva dormire dalla parte della finestra, dove poteva vedere fuori per addormentarsi. Odiava i dolci troppo dolci. Come le paste ripiene, o il gelato con la cioccolata sopra. Preferiva le cose basilari, come delle semplici frittelle.
«Pensi che un giorno mi presenterai ai tuoi?» la sua voce interruppe i miei pensieri. Il sorriso scomparve dal mio volto e venne rimpiazzato da un'espressione un po' preoccupata e anche imbarazzata. «Ipoteticamente!» si affrettò ad aggiungere quando notò il mio volto incupito. Balbettai qualcosa che nemmeno io riuscii a comprendere. Deglutii a fatica e trovai la forza di rispondere: «Non, no...non lo so. Voglio dire, mi piacerebbe, ma non credi che sarebbe, ehm, strano?» nascosi le guance evidentemente arrossate sotto i palmi delle mani e aspettai una sua risposta che non tardò ad arrivare: «Si insomma, non dobbiamo per forza dirli che sono la tua insegnante.» scrollò le spalle visibilmente nervosa, come se l'argomento la infastidisse, o addirittura rattristasse. «Mio padre ti conosce.» le feci presente, ricevendo un'altra veloce scrollata di spalle e movimenti veloci delle mani. «Puoi sempre presentarmi a tua madre. Non che lo voglia! Cristo santo odio questo genere di cose.» sbuffò facendo rotear la spatola  fra le mani e voltandosi verso il fuoco per girare la frittata, poi tornò a guardarmi. «Era solo ipotetico, ma non importa non farci caso.» scacciò via l'argomento con nonchalance e riprese a cucinare disinvolta. Le sue parola mi avevano sorpresa molto. Insomma voleva che le presentassi mia madre, oppure no? Era ipotetico, o una richiesta reale? Non può domandarmi di farle conoscere la mia famiglia e poi dirmi che non le interesse. Ma che diamine! Sentii di dover dire qualcosa, anche se questo l'avrebbe innervosita, sentivo il bisogno di farlo e seguii il mio impulso. «Lauren se vuoi conoscere mia madre per me non c'è problema. Sono sicura che andreste molto d'accordo.» Se eviti di dire che hai il doppio della mia età, che sei la mia professoressa, che sei sadica, e che hai avuto molteplici relazioni. Stupido subconscio! Lo zittì mordendomi l'interno guancia così forte da sentire il sapore del sangue. «Oddio Camila, ti ho detto che era un'ipotesi cazzo. Non prendere tutto così sul serio, sei irritante.» era incredibile quanto fosse lunatica! Mi alzai dallo sgabello e poggiai le mani sul bancone, guardandola con la bocca aperta. «Guarda che me l'hai chiesto te!» le feci presente a voce un po' troppo alta. «Ipoteticamente.» ribatté frustata  si avvicinò al bacone, sbattendo le mani sopra di esso. «Okay! Ed io, ipoteticamente, ti sto dicendo che non ci sarebbe nessun problema!» alzai la voce ancora di più e le sue guance si macchiarono di un rosso acceso, la bocca si ritirò in una linea acerba e i suoi occhi mi puntarono come una preda pronta ad essere sbranata. «Bene! Allora fissa una cena!» urlò più forte di me, imponendosi contro la mia "ribellione". «Perfetto! Andremo a cena con mia madre!» afferrai il telefono e scrissi velocemente un messaggio. Esitai prima di schiacciare la freccia e inviare il messaggio a mia madre. Mostrai lo schermo a Lauren con una faccia fin troppo soddisfatta. «Bene!» gridò facendo un passo verso di me. «Meraviglioso.» gridai un po' più forte avanzando verso di lei. «Stupendo.» batté il piede a terra. Il suo corpo era vicino a le mio, la tentazione di afferrarla era tanta, non so se per rabbia o passione. «Andremo a cena con mia madre.» lo dissi a voce più bassa, realizzando solo adesso quello che avevo appena fatto. Le labbra di Lauren si schiusero ed uscì un leggero sospiro, anche lei stava capendo solo adesso in che guaio ci eravamo cacciate per uno stupido capriccio orgoglioso.
La guardai. Lei mi guardò, e in un attimo le nostre bocche furono l'una contro l'altra, le nostre mani sui corpi di entrambe. Mi afferrò per il sedere e mi tirò su, attorcigliai le gambe alla sua schiena e mi tenni stretta, muovendomi sensualmente contro di lei, mentre continuavamo a baciarci ed indietreggiare verso il divano. Cademmo di schiena su esso. Fu una battaglia di rabbia e passione. Fu il sesso migliore di tutta la mia vita.
Poi mi svegliai e mi ricordai quello che avevo combinato e mi assalii il panico.

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