«La vicenda si complica.» «Oddio Lexie, ma perché ne parlo con te? Sembra che stai assistendo ad una commedia drammatica.» mi lasciai cadere sul letto a braccia aperte. Erano passati 5 giorni dall'ultima volta che avevo sentito Lauren.
Ero uscita con Emily e non solo a prendere un gelato, avevamo anche partecipato ad un aperitivo ed eravamo andate a ballare. Lei era una ragazza briosa, piena di vita, sempre sorridente, con il naso un po' ricurvo, ma le ciglia grandi. Ci divertivamo molto insieme, ridevamo ed eravamo campionesse di figuracce. Per esempio l'altra sera, mentre tornavamo a casa, lei si era macchiata con il vino sui jeans e la macchia dava di essere altro. E mentre ci dirigevamo al bus un uomo ha attraversato la piazza e ci ha lanciato un'occhiata talmente disgustata. Eravamo troppo ubriache per poter spiegargli la situazione, ci siamo limitate a ridere.
Di Lauren non sapevo niente, se non che sarebbe tornata in meno di 4 ore. Non potevo rivederla dopo la nostra ultima chiamata, rincontrarla nei corridoi mi avrebbe scatenato una rabbia incontrollabile, o una passione ineluttabile?
«Quindi la tua scopamica torna oggi, ma non sa che ti stai vedendo con un'altra ragazza perché mentre lei era in vacanza ha fatto sesso con un'altra, e tu ti stai vendicando.» detto così sembrava brutto, però essenzialmente, per quanto fosse contorto, era proprio così. Intrecciai le mani sulla fronte, guardai le venature marcate sui palmi e tracciai con lo sguardo le leggere fosse scavate sulla pelle. Mi sembrava impossibile che quelle mani erano le stesse che avevano toccato Lauren, adesso dopo aver sfiorato la sua pelle, apparivano futili e guardarle mi faceva venire voglia di piangere. Non avevano mai avuto il privilegio di stringere qualcosa di così meraviglioso e al contempo lambire una creatura tanto crudele. Suonò la sveglia sul telefono, era abbastanza inutile dato che ero sveglia già da diverse ore. Lexie mi spronò a fare lo zaino e poi mi accompagnò a scuola. Era bello poter aver qualcuno su cui contare, quando c'era mia sorella accanto mi sentivo che sarebbe andato tutto bene. Lexie era stata una grande mancanza nella mia vita, adesso che era tornata non l'avrei mai lasciata andare.
«D'accordo, da qui in poi vai da sola, non serva che ti tenga la mano.» Lexie spostò il peso del corpo sui talloni e poi sulle punte. Si pentiva di tutti quei giorni in cui mi aveva accompagnata velocemente a scuola e poi se ne era andata con la sua quotidiana sigaretta in mano, le spalle ricurve e l'andatura lenta. Si pentiva di quei giorni in cui avrebbe potuto camminare con me fino all'entrata, invece di lasciarmi davanti al cancello con il sacco del pranzo in mano. Quelli erano giorni in cui avrebbe potuto essere una sorella maggiore, ma era troppo impegnata a drogarsi. «Già. Vado da sola.» la consolai con un sorriso fievole e mi allontanai velocemente, lasciandola sul bordo della strada, con la sua solita sigaretta, la postura poco corretta, ma gli occhi puntanti su di me, finché non entrai dalla porta principale. Emily mi aspettava come ogni mattina davanti agli armadietti. Aveva una coda di cavallo alta che le ricadeva lungo le spalle e si muoveva ritmicamente, le maniche della maglietta arrotolate fino ai gomiti e i calzini alti, sopra la caviglia. Mi avvicinai a lei sorridendo e come ogni mattina andammo a fare colazione nella mensa, poi dirette in classe. «Allora stasera andiamo al bowling?» domandò Emily mettendosi di spalle alla porta della sua aula e sorridendo amichevolmente, con un luccichio che però le attribuiva quel non so che. «Si, Io e te, bowling, 8:30.» la ragazza si alzò sulla punta dei piedi e mi lasciò un leggero bacio sulla guancia, poi sparì timidamente dietro la porta e la richiuse alle sue spalle lasciandomi da sola. Camminai tranquillamente fino alla porta della mia aula, che si trovava dall'altra parte del corridoio, perché quella mattina come prima materia avevo Arte e Emily non era segnata al corso. Vedevo la mia aula, qualche passo e sarei entrata, trascorso la mia giornata normalmente e, invece, una donna si contrappose fra me e la porta. La donna che custodiva le mie fantasie e regnava sovrana sui miei sogni. «Ti sono mancata?» sorrise eccentrica. Non risposi alla sua domanda e proseguii, passandole accanto senza degnarla di uno sguardo. Le sue mani furono subito sopra i miei fianchi e con forza mi spinse verso gli armadietti, facendo rimbombare il suono metallico per tutto il corridoio. «Ti ho fatto una domanda.» avanzò con passo felino, ad ogni suo passo il mio corpo tremava di più. «Ti sono mancata?» adesso mi era già addosso. Il suo corpo schiacciava il mio contro il metallo freddo dietro di me, le sue mani divaricate sopra la mia testa e le sue labbra ad un soffio dalle mie. «Per...per niente.» balbettai, abbassando lo sguardo sui miei piedi, ma l'unica cosa che vidi fu il suo seno. Lo rialzai velocemente sui suoi occhi, non sapevo quale delle due opzioni fosse la peggiore. «Ah no?» ghignò, la sua mano sfiorò la mia fronte, la percorse con lentezza fino ad afferrare una ciocca di capelli ricaduta sul volto. La prese fra le dita come faceva sempre e l'arrotolò al dito gentilmente, senza mai staccare lo sguardo dal mio, poi la portò dietro al mio orecchio lentamente. Passarono pochi secondi prima che le sue mani si avventassero contro il colletto della mia maglia e con uno scatto violento mi portassero a se. «Camila perché non impari mai le buone maniere?» scosse la testa con disappunto. «Sei tu che hai scopato con un'altra, non io.» le ricordai. I suoi occhi, distratti per un secondo, guizzarono subito verso i miei. Eravamo così vicine che anche un solo respiro più pensate, un battito accelerato o un'occhiata nervosa sarebbero state colte al volo e nessuna delle sue voleva cedere per prima. «E' questo il problema? Camila lo sai che sono fatta così, lo sapevi anche prima e adesso improvvisamente diventi gelosa.» mi guardò confusa, il mio cambiamento repentino la rendeva irrequieta. «Non sono gelosa. Mi da solo fastidio di non essere abbastanza per te.» distolsi lo sguardo, mi voltai verso destra e mi concentrai sulle crepe nel muro, sull'orologio in alto, sul ticchettare del tempo pur di sfuggire a quella situazione imbarazzante nella quale mi ero messa da sola. «Camila, non è vero. Tu vai benissimo, è solo la mia natura che mi porta a voler conoscere altri corpi.» mi afferrò per il mento e portò i nostri sguardi gli uni contro gli altri, gli uni dentro gli altri, gli uni a conoscere gli altri. I suoi erano quasi sempre indecifrabili, sapevo solo che quando si posavano su di me sentivo di valere qualcosa, di avere un ruolo nel mondo, oppure nasceva in me il dubbio di essere nata per essere guardata solo da quegli occhi. «Si beh, a me non va bene e dato che tu non puoi andare contro natura e io non voglio farmi male...» passai sotto il braccio che mi teneva intrappolata contro gli armadietti e mi liberai della sua presa. Rimasi in piedi davanti a lei qualche istante, catturai nella mia mente ogni dettaglio, era un modo che usavo per tenere con me i ricordi più belli. «Chiudiamola qui.» Mi voltai di spalle e camminai fino alla mia aula, la lasciai a fare i conti con se stessa, ma Lauren non aveva un'anima e nemmeno un cuore, probabilmente stava pensando a come vendicarsi di me.N/A
Oggi sono esattamente 5 anni. Non posso crederci che sia passato tutto questo tempo, sono cresciute e maturate nel tempo. Sono così orgogliosa di loro. Peccato che quest'anno non ci sia anche Camila, ma sono sicura che anche lei è felice in questo momento, come il resto del gruppo.
Le amo davvero tanto, anche se le conosco da un anno. Ma mi hanno aiutata e le ringrazio per questo.
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Indecent |CAMREN|
FanficSTORIA NON MIA! La storia originale appartiene a @RedSara e la ringrazio per avermi dato l'onore di riadattarla in versione Camren! Love you! Trama: Era tutto nuovo per me...ancora non sapevo di vivere la storia più emozionante della mia vita.