CAPITOLO 20

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CLAIRE'S POV

Era passato un altro mese, la primavera inziava a farsi sentire ela mia voglia di andare a scuola si stava esaurendo. Quella cosa che i comuni mortali chaimavano sveglia, ma che io definivo aggeggio infernale, iniziò a suonare. Ci misi un po per rendermene conto e riuscire ad aprire gli occhi. Justin dormiva beatamente di fianco a me, provai a scendere dal letto senza far rumore ma una mano mi bloccò e mi tirò per stendermi di nuovo.

"Che fai, non si saluta più?"

"Credevo dormissi. E non volevo svegliarti."

Justin mi diede un bacio e mi liberò. Dovevo fare in fretta o sarei arrivata in ritardo.

Iniziai la solita routine, senza farmi la doccia, tanto la sera prima ne avevo fatta una dopo il mio addestramento.

"Sei diventata molto brava nella lotta a corpo libero. Poco più di due mesi fa non riuscivi ad atterrarmi ed ora mi butti giù come fossi un salame."

"Ti correggo, tu sei un salame."

Mi avviai verso la porta della stanza e la aprii. "Si." la chiusi in fretta e corsi giù dalle scale, in modo da avere un po di vantaggio su Justin che prontamente scattò in piedi per rincorrermi.

Scesi le scale ed una sensazione strana invase il mio corpo. Mi sentivo osservata. Ma forse era Justin, anche se mi girai e non vidi nessuno. Feci colazione e mentre il mio ragazzo si vestiva andai al bagno del piano terra, di fianco alla cucina. Stranamente gli altri erano tutti usciti. Quando uscii dal bagno, venni afferrata violentemente da dietro, poi una mano mi tappò la bocca e un coltello mi venne puntato alla gola. Provai ad urlare ma non potevo. Quella persona mi rtascinò in salotto e mentre venivo spinta, feci cadere un vaso in modo che Justin corresse da me. Dopo pochi secondi sentii dei passi sulle scale.

"Claire, tutto-" Mi vide nelle mani di quell'uomo. "Che cazzo vuoi? Come sei entrato?"

"Lo sai cosa voglio. Devi lasciarci in pace Bieber."

"Come? Lasciarvi in pace? Dai, Stevens. Lo sai che non lo farò mai. Voi siete la feccia della città."

A quelle parole il coltello venne conficcato leggermente nella carne del mio collo. Urlai ma la mano di quel Stevens mi impediva di farlo. In quel momento avevo paura.

"Devo ucciderla per caso?"

Riuscii a vedere Justin estrarre la pistola, e mi ricordai della mia. Oggi avevo deciso di mettere i pantaloni larghi e la tenevo nel polpaccio. Alzai la gamba e la estrassi, con una gomitata colpii quel tizio, che si accasciò a terra, e gli puntai la pistola alla testa.

"Io ti consiglio di non muoverti. O fidati, so sparare."

Il tizio mi stava squadrando.

"Tu hai un viso famigliare. Ma si! Ora ti riconosco!" Non capivo. "Sei la sorellina di Dan. La piccola ed indifesa Claire."

Chi era quel tizio? Come sapeva il mio nome? E come conosceva mio fratello?  Il suo viso per me era nuovo. Non lo avevo mai visto prima.

Approfittando del mio momento di distrazione Stevens si riuscì ad alzare ma Justin lo bloccò.

"Prendi le corde."

Presi le corde e lo legammo ad una sedia.

Justin prese il cellulare di Stevens e lo posò lontano da lui, in modo che non lo potesse raggiungere. Estrasse il suo e cercò un numero nella rubrica.

"A casa! Ora!"

Guardai l'orologio, le lezioni sarebbero iniziate di li a poco, ma le avrei perse.Esattamente 10 minuti dopo sentimmo il rumore delle auto entrare nel vialetto e poi la porta aprirsi.

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