CAPITOLO 34

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JUSTIN'S POV
I due giorni prima dell'arrivo del carico mi sentivo come un bambino che aspetta il giorno di Natale. Solo che io non ero più un bambino e il giorno di Natale non lo aspettavo più da un pezzo. Aspettavo la mia vendetta come si aspetta la pioggia nel deserto, era da tanto, troppo tempo che aspettavo e quella era la mia occasione. Non ero il solo che aspettava. Anche Lauren non vedeva l'ora e per l'occasione, se la potevamo definire con queste parole, si era praticamente trasferita da noi e per tutto il tempo no  aveva fatto atro che progettare e pianificare attacchi. Solo che nulla di tutto ciò che aveva pensato poteva essere messo in atto in un aeroporto internazionale come quello. In tutti i casi ci sarebbero stati troppi feriti fra le persone comuni e non potevamo permettere che succedesse.
"Lauren! Calmati! Hai pianificato mille piani. E nessuno di quelli è fattibile."
"E allora come faresti tu?"
Ci pensai un po', non ne avevo idea. L'attacco sarebbe dovuto essere domani ma nessuno ci aveva dato idee. Nemmeno Mary, che di solito aveva qualche colpo di genio. La guardai e dalla sua espressione capii che c'eravamo quasi. Che il suo momento geniale stava per arrivare.
"Ci sono!" Lo sapevo!
Tutti la stavamo guardando. Aspettava solo il consenso per parlare. E così fu, le feci un cenno e la invita a proseguire.
"Prima però devo sapere se si sa già a chi andrà la merce?"
"No. Non lo sappiamo. Ma con molte probabilità ai soliti spacciatori. Anche se il mio uomo mi mi ha informata che Romero sta cercando nuovi compratori."
"Perfetto! Fingiamoci i nuovi compratori!"
"Impossibile. Romero conosce il mio viso ed anche il suo." Indicai Lauren.
"Infatti voi non farete niente. Lo ucciderete e basta quando sarà il momento. I compratori saremo io e Ray. O meglio, Ray sarà il compratore ed io la sua 'troietta' del momento." Mentre parlava, mi accarezzavo il mento, la cosa iniziava ad essere interessante. "Basterà vestirsi in modo adeguato, e recitare come se dovessimo vincere l'oscar."
"A me piace!" Lauren era entusiasta.
"Ed io, Kyle e Gwen che parte avremo?" Claire ci era rimasta male credo, non aveva nominato ne lei ne gli altri 2.
"Sarete i suoi uomini. E vi comporterete come fate di solito: sguardo da duri, pistole alla mano, tutto nella quotidianità."
I tre si guardarono un momento e poi sui loro volti comparve un sorriso. La cosa piaceva a tutti. Era deciso. Io e Lauren saremmo stati gli autisti delle auto, non ci avrebbe riconosciuti sicuramente, saremmo stati al sicuro fino al momento del bisogno.
Quella sera non riuscii a dormire. Restai a guardare Claire che veniva cullata da Morfeo, appoggiata al mio petto. Il suo respiro regolare mi metteva tranquillità, il suo viso illuminato dal chiarore della luna era bellissimo. Mentre la guardavo le carezzai una guancia, lei si mosse leggermente e si spostò dal mio petto, tornando sul cuscino. Approfittai del fatto che mi stava voltando e spalle ed uscii sul balcone a fumare una sigaretta. Appena la accesi, notai la luce accesa nella stanza di Lauren, e subito dopo la porta che dava sulla veranda in giardino si aprì. Lauren non si accorse della mia presenza, potevo sentirla piangere, ed un groppo in gola mi si formò immediatamente. Scavalcai la balaustra in ferro e mi lasciai cadere sul prato. Lauren sussultò e mise mano alla pistola, non aveva perso l'abitudine di portarla ovunque, appena vide che ero io si tranquillizzò e si asciugò le lacrime.
"Hey. Non dormi?"
"No. Non riesco."
Restammo seduti per un po' su uno scalino, in silenzio a guardare le stelle.
"Sai, Justin, mi manca molto."
"Anche a me."
Vidi altre lacrime scendere dai suoi occhi e rigare le sue guance. Abbassò lo sguardo, non voleva farsi vedere.
"Ogni tanto penso a come sarebbe stata la nostra vita se lei fosse ancora qua. Mi domando se un giorno vi sareste sposati, se avrei avuto dei nipotini e quanti." Tirò su con il naso. "E mi chiedo se avrei fatto la cosa giusta dicendole di essere innamorata di una donna. Se lo avrebbe mai accettato. Ma non lo riuscii a fare. Non ne ebbi il tempo."
"Lo avrebbe accettato sicuramente. Sei sua sorella, ed in fondo lo sapeva."
"Tu dici?"
"Si, ne sono sicuro."
"Grazie Justin. Mi fa sempre bene parlare con te."
La abbracciai ed in quel momento semtimmo dei passi dietro di noi. Mi girai e trovai Claire, che ci guardava con aria stranita.
"Hay, Piccola. Come mai sveglia?"
"Avevo sete. Scusate, non volevo interrompere niente, ma ho sentito delle voci e mi sono spaventata."
"Non ti preoccupare. Torniamo a letto?"
"Non ho più sonno. Voi? Avete sonno?"
Io e Lauren ci guardammo, ne io ne lei avevamo voglia di dormire.
"Aspettate qua, mi vado a mettere una tuta e torno."
Si girò e sparì su per le scale, per tornare pochi minuti dopo, con addosso una felpa mia e un paio di leggins.

Tornammo a sederci in veranda, tutti e tre. E iniziammo a parlare, come non facevamo da tempo. Parlammo molto, qualsiasi argomento era utile a non pensare. Il sole iniziò a fare capolino ed io iniziai ad essere stanco, sbadigliando mi diressi in camera e appena toccai il letto, mi addormentai.

Mi svegliai nel pomeriggio, appena aprii la porta che dava al corridoio, sentii la voce di Claire mescolata a quella di Mary, provenire dalla stanza di quest'ultima.

"Mary, sei sicura di volerlo fare?"

"Si, sono sicura. Voglio aiutare Justin e Lauren. Li conosco da molto e ad entrambi voglio molto bene, esattamente come ne volevo a April. Mi sento in colpa per lei, avrei voluto aiutarla quella sera, ma ero ancora inesperta, facevo parte da poco della banda e non ero pronta a maneggiare armi o cose del genere."

Sentii Mary singhiozzare, aveva iniziato a piangere. Da quel che riuscii a vedere, Claire la strinse in un abbraccio, dopo qualche minuto, ripresero il discorso.

"Perchè ti senti in colpa? Non è colpa tua quello che è successo."

"Si, invece. Perchè avrei dovuto esserci io al suo posto. Ma io, da codarda, rifiutai, mi tirai indietro perchè avevo troppa paura."

"E' normale avere paura. Non puoi fartene una colpa."

Non potei fare a meno di entrare ed abbracciare Mary che si lasciò andare in un pianto liberatorio sulla mia maglia.

"Non è colpa tua. Tranquilla."

Si unì a noi anche Claire. Il suo comportamento mi stupiva, non conosceva nemmeno April, ma era come se l'avesse conosciuta, voleva aiutarci, non mi sarei stupito se la sera del racconto si fosse rifiutata di farlo, ma lei non era così, lei era la mia Claire, ad anche se avrebbe dovuto lasciare questa vita dopo tutte le cose che aveva passato, era ancora qua, ancora con me, con noi. E non aveva intenzione di mollare.

Cuore BastardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora