CAPITOLO 11

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Era una settimana che stavamo provando a stare insieme e, in soli 7 giorni, era riuscito a minacciare 3 miei compagni di classe, 4 giocatori della squadra di football che mi stavano aiutando con un compito del corso di fotografia e altri 2 o 3 ragazzi dei corsi pomeridiani. Era geloso? Un po',  forse.
Aspettai la domenica per parlare di questa storia con lui, non volevo che andasse a minacciare chiunque respirava la mia stessa aria o avrebbe minacciato tutta San Francisco di questo passo!
Arrivai in anticipo da lui, non volevo prenderlo da parte in presenza di tutti e fare in modo che i loro sospetti fossero ampliati. Entrai in casa con la copia delle chiavi che mi aveva dato, non era ne in salotto ne in cucina. Provai a chiamarlo quando sentii dei rumori provenire dal piano di sopra. Mi affrettai ad estrarre la mia pistola (si, era sempre con me) e a salire le scale. Aprii piano la porta della stanza da dove sentivo i rumori e mi trovai davanti una scena al quale non potrei dare un aggettivo. Anzi, ne avevo uno, uno solo!
"Siete disgustosi! Mi fate schifo!"
I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime e la rabbia mi stava invadendo. Credevo che Mary fosse una mia amica e che Justin fosse il mio ragazzo, o almeno era quello che stava provando ad essere. La scena che avevo davanti in quel momento mi passava davanti agli occhi. Mary era senza maglia, in piedi davanti a Justin le mani di quest'ultimo erano appoggiate alla pancia di lei. Mi girai e mi allontanai prima di fare una strage, visto che avevo ancora in mano la pistola.
"Claire, aspetta! Non è come pensi!"
Mi voltai a guardarlo. "Davvero? E come sarebbe allora? Vi ho trovati senza maglia, in camera tua. Le tue mani erano su di lei!"
"Claire, io la stavo spingendo via! Mi ero addormentato nella mia stanza e quando ho sentito la porta aprirsi credevo fossi tu!"
"Trova una scusa migliore Justin!"
"Aspettate." Mary era sulle scale. "Voi due... state... stavate... insieme?" Era sconvolta. Mai quanto me però.
"Mary! Vattene! Lasciaci soli."
"E riprendi la tua cazzotti di maglia! Credo che tu abbia già fatto abbastanza per oggi. Ci vediamo domani. E avvisa i ragazzi!"
"Oh, no. Me ne vado io! Non voglio restare un minuto di più in questa casa!" Mary uscì dalla porta, e subito dopo, feci per uscire. Justin mi prese per un braccio e mi fermò.
"Aspetta, non te ne andare. Dammi il modo e il tempo di spiegare. Ti prego."
Restai solo per sentire la sua versione. Mi andai a sedere sulla poltrona, lontano da lui. Il mio sguardo era sulla finestra che dava al vialetto e non potei non notare che Mary era seduta a terra, con la schiena appoggiata alla portiera della sua auto. Forse stava piangendo.
Justin era inginocchiato davanti a me. Mi stringeva le mani e provava a convincermi di quello che era successo.
"Ti giuro, credevo fossi tu. Stavo dando le spalle alla porta e non ho visto lei entrare. Ho aspettato qualche secondo e quando mi sono girato ho visto lei senza maglia."
"Ed hai pensato bene di tradirmi"
"No! Non lo farei mai! Ho provato a spingerla via e tu sei entrata. Hai visto le mie mani su di lei mentre la spingeva via. Non ti stavo tradendo. Te lo posso giurare."
Era sincero. O almeno gli volevo credere. "Ok, ti credo. Voglio crederti. Ma non aspettarti che vada a parlare con lei. Non lo farò."
"Piccola, guardala, non sapeva di noi ed è veramente dispiaciuta. Parlaci."
"No! Lei ha combinato questo casino e sarà lei a fare il primo passo."
Justin andò alla porta. La aprì e mi guardo. "Mary, entra." Entrò in casa, aveva gli occhi arrossati ed evidentemente aveva pianto.
"Claire, ti chiedo scusa. Non sapevo di voi due. Se lo avessi saputo non lo avrei mai fatto!"
"Credevo fossi una mia amica. Sapevi che Justin mi piace. Lo sapevi!"
"Claire, mi dispiace, non volevo."
In quel momento la porta d'ingresso si aprì. I ragazzi entrarono e appena videro che io e Mary stavamo litigando e che Justin mi teneva un braccio in vita si bloccano.
"Cosa succede qui?"
Guardai Justin in cerca di parole. "Ragazzi, dobbiamo parlare, prima che succedano altri casini. Sedetevi."
Ci sedemmo tutti in salotto tranne Justin che resti piedi. Prima di parlare, io e Mary ci abbracciammo. La potevo comprendere. In fondo, nessuno sapeva di noi.
Justin mi prese per mano e mi fece alzare per sedersi al mio posto e mettermi sulle sue ginocchia. Mi strinse la mano, come per cercare la forza di parlare. Iniziò a spiegare quello che c'era fra noi nello stupore generale, nessuno parlava. Solo Ray, che era alquanto arrabbiato.
"Stai dicendo che voi due state insieme? Credevo che una delle regole fosse di non stare con un membro del gruppo!"
"Ray, il capo sono io! E se voglio disubbidire alle mie stesse regole lo faccio e basta!"
"Cazzo Justin! Quando io e Mary stavamo insieme e tu lo hai scoperto hai fatto il finimondo per farci lasciare ed ora stai con lei! Non ci posso credere!"
Se il problema è solo questo, cambierò le regole."
"Il problema non è questo. È che tu sei un incoerente! E poi sai cosa ti dico? Cambia le regole, fai quello che ti pare, tanto lo fai sempre!"
"Ora basta!" Stavo iniziando ad arrabbiarmi. Andai in cucina per calmarsi e Mary mi seguì.
"Non sapevo che stavate insieme." "In realtànon lo sapeva nessuno, fummo scoperti solo perché una sera Justin ci vide darci un bacio. Il resto poi lo sai." Un velo di tristezza nei suoi occhi.
"Vorresti tornare insieme a lui?"
"Si, per questo oggi ho provato a sedurre Justin, per convincerlo."
"Se vuoi posso parlare con lui."
"Te ne sarei grata."
"Ok, gli parlerò più tardi."
Sentii dei passi venire verso di noi.
"Credevo che qualcuno stesse preparando il pranzo! Ma mi sbagliavo."
"Lo farà Mary. Sapete che sono negara in cucina."
Guardai Mary e le feci un occhiolino.
"Justin, tesoro, dovrei parlare con te in privato."
"Quanti segreti oggi! Ok. Andiamo in camera mia..."
Andammo al piano di sopra e prima di trovarmi senza vestiti e senza pranzo, convinsi Justin a cambiare le regole.

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