CAPITOLO 36

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JUSTIN'S POV

Dopo la sparo salii in auto, insieme a Claire, ed iniziai a guidare. Lasciai gli altri a fare il loro lavoro e sapevano cosa fare, il corpo di Romero doveva sparire insieme alla sua auto e ai suoi uomini. Mentre guidavo, la rabbia prese il sopravvento e il mio piede iniziò a premere sull'accelleratore, mi stavo dirigendo fuori città e non mi importava di superare i limiti. Appoggiai una mano sulla leva del cambio per scalare marcia, e Claire ci posò sopra la sua. Il suo tocco mi fece calmare e iniziai a rallentare. Ormai i palazzi e le case erano scomparsi da un pezzo, non c'era traccia di anima viva o di auto oltre la nostra. Percorsi una strada in salita e quando arrivai alla fine di essa, spensi il motore e scesi, portandomi una sigaretta alla bocca ed accendendola. Mi appoggiai al cofano ancora caldo dell'auto e guardai le luci della città in lontananza, non mi accorsi nemmeno che anche lei era scesa dall'auto e si era accesa una sigaretta, posizionandosi al mio fianco.

"Tutto bene?" Erano le prime parole che diceva da quando eravamo saliti in auto.

"Non lo so."

"Cosa è successo prima? Perchè non lo hai fatto?"

"Io... ero bloccato." Sospirai. "Lo volevo uccidere, ma il mio dito sul grilletto non voleva muoversi. Non volevo lasciare il compito a te. Scusa."

Lei alzò le spalle e mi guardò. "Non devi scusarti."

La presi e la portai davanti a me, con la sua schiena appoggiata al mio petto, la abbracciai da dietro e appoggiai la mia testa ai suoi capelli. Respiravo il suo profumo e nessuno di noi parlava.

"Justin, hai mai ucciso?"

La sua domanda mi spiazzò. "Si. Ma mai per vendetta."

Si limitò ad annuire. In quel momento mi accorsi di una cosa.

"Quando hai tagliato i capelli?"

"Qualche giorno fa."

Non mi ero accorto di niente, ero così preso dalla mia sete di vendetta che non avevo avuto nemmeno il tempo di guardarla. Ma non me ne fece una colpa. La girai e la spostai leggermente, il sole che sorgeva alle sue spalle, creava un gioco di luci magnifico, la osservai e mi resi conto di come quel taglio corto le scoprisse il viso, il ciffo tenuto più lungo però, lo contornava prefettamente.

"Sei bellissima, anche se mi mancheranno i tuoi capelli."

La riportai vicina a me, e la baciai, sentivo il bisogno di quel contatto, delle sue labbra sulle mie. Lei portò le sue braccia dietro il mio collo ed iniziò a far scivolare le sue mani nei miei capelli. La sollevai dalle cosce e la appoggiai al cofano della macchina, le sue gambe erano allacciate al mio bacino,  le feci appoggiare la schiena sulla lamiera dell'auto, continuavo a baciarla, mentre le mie mani scivolavano sotto la sua maglia e le sue sotto la mia. Quei baci e i nosrti movimenti non erano più così casti, sentivamo il bisogno l'uno dell'altra. Le tolsi velocemente la giacca in pelle e la canotta, mi stupii nel vederla senza reggiseno, lei fece altrettanto con me, il contatto dei nosrti corpi la fece sussultare, e non ci mise molto a slacciarmi la cintura dei pantaloni, come fece con il bottone e la zip. La sua mano si insinuò nei miei boxer ormai stretti per contenere tutta la mia eccitazione, e la mia ormai aveva preso pieno possesso di lei, ero entrato in lei con un dito, ma facevo fatica a muovermi. I suoi jeans mi impedivano i giusti movimenti, e dopo essermi accertato che effettivamente fossimo soli, glieli sfilai lasciandola con solo gli slip addosso. La stessa fine fecero i miei, li calai fino alle caviglie mentre i boxer li abbassai fino alle ginocchia. Finalmente eravamo liberi di darci piacere. Questa volta fu lei a prendere l'iniziativa, spostò la mia mano da lei e puntò il mio membro alla sua entrata.  Mentre entravo in lei, provai una sensazione magnifica, mi mossi lentamente e la guardai mentre si torturava le labbra con i denti e gli occhi chiusi. Le presi una mano e la strinsi con la mia a fianco la sua testa, le presi anche l'altra e la portai a contatto con il suo clitoride. Abbassai il mio viso sul suo e appoggiai la mia fronte alla sua.

"Fallo per me." Aprì gli occhi e mi guardò, non sapeva cosa fare.

Uscii da lei, la portai in auto, sui sedili posteriori e le posai la sua mano dove prima cera la mia.

"Voglio vedere come ti provochi piacere."

Deglutì un po incerta, ma lo fece, iniziò a toccarsi, mi inginocchiai davanti a lei, fuori dalla portiera, e la guardai, sentivo i sioi gemiti, le sue dita erano entrate e il suo piacere aumentò, sapevo che era vicina, le tolsi la mano e ci misi la mia lingua unita a due dita. Nel frattempo entrai in macchina e i suoi occhi mi dicevano che voleva di più. Mi tirò a se e prese fra le sue labbra il mio pene. La sua lingua che scivolava mi dava un piacere infinito, non ci misi molto a venire e a riempire la sua bocca con il mio seme.  Non sapevo resistere e volevo darle lo stesso piacere. I suoi muscoli iniziarono a contrarsi e la faci venire attorno alle mie dita, urlando il mio nome. Ero così eccitato dalla situazione che si era creata che non pensai due volte a tornare dentro di lei, mi sentii completo in quel momento. Non so in che modo, ma dopo un po di spinte me la trovai sopra, il suo bacino si alzava ed abbassava, entrambi avevamo la fronte bagnata di sudore, sapevo che ci mancava poco. La portai nuovamente sotto di me ed accellerai il ritmo, lei venne per prima, sentii i suoi muscoli contrarsi di nuovo e si irrigidì. Non mi mancava molto, non volevo però venire dentro di lei, anche se prendeva la pillola, quando arrivai al limite uscii e riversai tutto sulla sua pancia. Sorrisi soddisfatto ed anche lei.

Presi un fazzoletto e glielo passai in modo che potesse pulirsi, scesi dall'auto e raccolsi i nostri vestiti che erano ancora sparsi sulla terra davanti all'auto e le passai i suoi. Ci rivestimmo e tornammo sui sedili anteriori. Accesi il motore e partii. La radio trasmetteva una canzone ed entrambi iniziammo a canticchiare. Stavamo così bene che non ci eravamo neanche resi conto di quanto tempo era passato.

Il mio telefono iniziò a suonare, lo presi e guardai che era: Ray.  Feci scorrere il dito sul display e risposi.

"Dimmi."

"Cazzo Justin! Vi abbiamo chiamati non so quante volte."

"Scusate. Ma eravamo un po impegnati."

"Tornate a casa, veloci."

"E' successo qualcosa?"

"Si. Lauren è sparita."

Terminai la chiamata e accellerai. Che cazzo stava succedendo?

Cuore BastardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora