CAPITOLO 18

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JUSTIN'S POV

Eravamo tornati insieme. Il mio mondo era migliorato. Con lei era tutto più bello, e non l'avrei mai più fatta soffrire.

Quella stessa sera mi trasferii da lei e tutti abbandonammo la vecchia casa. La squadra era riunita.

Lavorammo ad un nuovo piano, non avevamo fermato completamente il traffico di droga in città, ci sentivamo più forti ora, o almeno, per me era così da quando stavo di nuovo insieme a Claire.

Quella domenica pomeriggio ci preparammo a colpire, sarebbe andato tutto bene, al contrario dell'ultima volta. Il piano era perfetto e la sera stessa fu mmesso in atto.

Arrivammo alla vecchia fabbrica abbandonata e ci appostammo. Claire era di fianco a me, Ray era dalla parte opposta dell'edificio e Kyle si trovava sul tetto della fabbrica di fronte, era il nostro cecchino, Mary ci aspettava in auto, pronta a partire.

Kyle, grazie al nuovo puntatore con visione notturna, poteva osservare ogni movimento all'interno della fabbrica e quando ci diede il via libera, io e Claire, fecimo irruzione. Ray aspettò che Claire gli aprisse la porta sul retro per entrare. Il magazzino era libero, potevamo agire al primo piano indisturbati, al secondo piano trovammo alcuni uomini che facevano la guardia. Kyle ne fece fuori un paio, preciso come solo i veri cecchini sanno fare, Ray mi anticipò e ne uccise altri 3 mentre Claire era attaccata da due scagnozzi contemporaneamente, uno riuscii a toglierlo da lei, questo, ovviamente se la prese con me e mi puntò una pistola addosso, nella lotta avevo perso la mia e non avevo armi di difesa. Ray andò in aiuto a Clair, mentre io cercavo di disarmare il secondo uomo. Non ci accorgemmo di altri 4 uomini alle nostre spalle, fortunatamente non sapevano di Kyle, che li colpì, ferendoli. Doveva ucciderli, cazzo!

Mentre io ero ancora in lotta con uno degli uomini, che non capivo più ne chi erano ne quanti erano, Claire andò a cercare i pacchi di droga e li fotografò. Lottavo disperatamente a mani nude, Ray non era più con me, dopo avere dato e preso molti colpi, allo stremo delle forze, caddi a terra.

CLAIRE'S POV

Tornai da Justin, avevo fatto tutto e gli spacciatori erano stati legati alla meno peggio in giro per il secondo piano della fabbrica. Mi faceva male un fianco ma quando lo vidi, disteso a terra, privo di sensi, con Ray sopra, che  gli faceva la respirazione bocca a bocca e gli comprimeva il torace, non badai più a niente.

Mi buttai su Justin, il suo viso coperto di sangue, aveva una ferita alla testa e non respirava, il battito aveva appena iniziato a farsi risentire, ma era impercettibile, come un sussurro.

"Justin, ti prego. Non abbandonarmi."

Kyle era corso da noi, mi prese e mi portò fuori con la forza, non volevo lasciare Justin. Appena fuori, mi resi conto che Ray aveva preso Justin e lo portò fuori, quasi trascinandolo.

"Gli fai male! Non lo trattare così" Gli ringhiai fra le lacrime.

Ray appoggiò Justin a terra, con la testa sopra le mie ginocchia. Lo baciavo e lo accarezzavo. Non poteva lasciarmi, doveva restare con me, per sempre. Lo aveva promesso.

"Lo hai promesso... Devi restare con me per sempre... Non puoi lasciarmi... Ti prego..."

Alcuni uomini me lo tolsero dalle braccia, erano i paramedici.

"Non c'è battito... Dobbiamo sbrigarci o lo perderemo..."

Salirono in ambulanza e corsero verso l'ospedale.

Mary mi abbracciò, non riuscivo a smettere di piangere. Me lo aveva promesso.

"Vedrai, se la caverà."

Non dissi una parola. Volevo solo andare da lui. Senza rendermene conto, mi accasciai al suolo.

"Portatemi da lui, non lo lascio solo. Non lo farò mai."

Salii in auto, affiancata da Mary che per tutto il viaggio non mi lasciò la mano. Nessuno parlava.

Arrivammo in ospedale, scesi di corsa dall'auto, seguita da Mary e Ray, mentre Kyle cercò parcheggio. Mary chiese informazioni al bancone e ci dissero che Justin era in sala operatoria, l'unica cosa che potevamo fare era aspettare. Andammo a sederci in sala d'attesa. I medici facevano avanti e indietro, dentro e fuori dalle porte che avevo intorno, i ragazzi si erano addormentati ma io non ci riuscivo. Erano passate 2 ore e nessuno mi dava notizie, nessuno usciva dalla porta in cui il mio Amore era entrato, senza slautarmi, e dalla quale non sapevo nemmeno se sarebbe mai uscito vivo. Tenevo gli occhi puntati sulla porta, medici ed infermieri si alternavano, nel corridoio. Alcuni si fermavano a parlare ma io non mi muovevo di li. Dopo una notte intera passata a piangere, finalmente quelle maledette le porte si aprirono, uscirono prima alcuni medici, seguiti dagli infermieri che portavano un lettino, coperto da un telo, non vedevo il suo viso, non lo vedevo respirare.

"Justin!"

I ragazzi si svegliarono. Io corsi incontro a quel lettino.

"Signorina, si calmi." Un medico mi bloccò la strada.

"E' il mio ragazzo! Voglio andare da lui!"

"Il suo ragazzo?"

"Si. Devo sapere come sta. Lo devo abbracciare, la prego. Mi faccia andare da lui."

Il dottore si spostò. Vidi Justin coperto di lividi e con una benda in testa, aveva gli occhi chiusi e il mio cuore si fermò. Non era coperto di tubicini, non aveva niente attaccato al suo bellissimo corpo. Mi portai una mano alla bocca e trattenni un urlo. Le lacrime ripresero a scendere. Mi sentii svenire.

"Justin, no. Ti prego. No!"

La mia mano teneva stretta la sua, che era fredda e non si muoveva. Il mondo attorno a me non esisteva più. Mi buttai disperata sul suo petto.

"Amore mio, me lo avevi promesso. Insieme per sempre."

Una mano mi accarezzò dolcemente la testa.

"Io mantengo sempre le promesse." La voce più bella del mondo. "Non ti lascerò mai."


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