CAPITOLO 42

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JUSTIN'S POV
Dopo tutte le cose successe a Claire mi sentivo in colpa, avevo deciso di farla tornare a fare quello che le piaceva, ed infatti, senza alcun dubbio, ne fu entusiasta.
Le avevo chiesto infinite volte come stava, e lei si era aperta, avevo intenzione di farla uscire completamente da quella campana di vetro che la opprimeva.
Però ero così preso da quello che mi succedeva intorno, che non avevo posto la stessa domanda a me stesso. Come mi sentivo io? Beh, era ovvio che mi sentivo in colpa, ogni volta era colpa mia, ero io che la mettevo in pericolo. Anche se il mio compito era quello di proteggerla, più lo facevo e più erano le probabilità che le succedesse qualcosa. Mi sentivo inutile. Non sapevo come fare per tenerla al sicuro. Certo, sapeva benissimo difendersi da sola, ma le ultime volte non era servito a molto. Era sempre accaduto qualcosa per cui lei era stata messa in pericolo per me, per colpa mia. Il pericolo era il nostro mestiere, ma non potevo continuare così. Non potevamo. La sera della sparatoria in auto era evidentemente gasata, e l'idea che avevo preso in considerazione pochi giorni prima, quella di abbandonare il lavoro, mi era completamente uscita dalla testa. Anche se mi sarebbe piaciuto un giorno abbandonare tutto e formare una famiglia con lei, magari sposarci ed avere dei figli. Non avevo mai toccato questo argomento, o forse una volta, e iniziavo a pensareche non ci sarebbe stato niente di male se ne avessimo parlato. Così lo feci, sul nostro letto, prima di dormire.
"Sai, è da qualche giorno che penso ad una cosa. In un futuro vorrei avere dei figli e formare una famiglia, con te."
Come risposta ci fu una sonora risata da parte sua.
"Tu, Justin Drew Bieber, vorresti una famiglia? E dei figli?"
"Si, non ci vedo niente di male!" Mi sentii offeso dalle sue parole.
"Ti immagino già! Al primo compleanno gli regaleresti una pistola!"
Non riusciva a smettere di ridere.
"Claire! Sono serio!"
Finalmente smise e mi guardò negli occhi.
"Sai, per il momento non voglio avere figli. Insomma, in futuro anche a me piacerebbe, ma non ci ho mai pensato realmente."
Continuai ad ascoltare le sue parole. Non voleva che i nostri figli crescessero in un ambiente pericoloso, con la madre e il padre che li lasciano a casa con una baby sitter per andare ad uccidere qualcuno, con il pericolo che uno dei due, o entrambi, non tornassero più a casa. Aveva sempre sognato una famiglia. Ma non se la sentiva.
Non dovevo convincerla, e non volevo farlo. Ma almeno sapevo il suo punto di vista sulla questione.

Era la prima volta che parlavamo di famiglia e di figli e l'idea di formarne una tutta nostra era un pensiero fisso che mi girava in testa da un pezzo. Era l'unica ragazza che  mi aveva portato a pensare di passare la vita con lei e ad avere dei figli. Ma se il suo pensiero era diverso dal mio, non mi restava che aspettare. Anche se avrei voluto accadesse in fretta. 

All'improvviso mi risvegliai dai miei pensieri, con un rumore sordo che proveniva dal  salotto. Aprii la porta della stanza, una nube di fumo davanti ai miei occhi. L'odore di gas invadeva le mie narici. Richiusi la porta, Claire era spaventata, lo potevo leggere nei suoi occhi. Presi il telefono e chiamai Ray. Non potevamo uscire dalla porta principale, l'unica via di fuga era la finestra, io avrei potuto saltare e scendere dal tetto della veranda, ma Claire? Ci sarebbe riuscita?

Sentii le sirene dei pompieri avvicinarsi, aprii la finestra ed uscii in terrazza per farmi vedere, seguito da lei.

Il fumo iniziava ad entrare dalla fessura sotto la porta, ormai la stanza era satura e non si poteva respirare. Fortunatamente uno dei soccorritori ci vide e ci fece scendere velocemente con una scala. Aiutai Claire e appena fu al sicuro iniziai a scendere anche io.

Non feci in tempo a posare il piede sulla terra del giardino che un secondo scoppio, più forte e potente del primo, mi fece cadere. Mi alzai senza conseguenze, ma la casa ormai aveva preso fuoco. Ci vollero ore prima che fossedomato l'incendio e nel frattempo altre esplosioni la rasero al suolo.

Ci dissero che la casa era stata fatta esplodere intenzionalmente. Non ci potevamo credere. Eravamo vittima di un attentato. La nostra vita, quando pensavamo di essere tranquilli, ci riservava sempre qualcosa, abbassavamo la guardia e venivamo colpiti. Ed ora, ci avevano colpiti facendoci perdere tutto. Non avevamo più una casa, vestiti, armi. L'unica persona che ci era vicina era Lauren, che ci offrì subito ospitalità.

Appena anche l'ultim vigile del fuoco se ne andò, mi accertai che non ci fosse nessuno nei paraggi ed iniziai a cercare indizi sul tipo di bomba usata. Cercai pezzi che potevano condurmi ad essa, fino a che non ci fu più luce, insieme agli altri, mentre Claire venne portata a casa di Lauren insieme a Mary. Non volevo soffrisse ancora. Ne aveva già passate fin troppe.

Gli indizi che trovai non erano molti, ma forse potevano aiutare. Andai a casa di Lauren e glieli porsi, per poi andare a vedere come stava Claire. Non era in se, era sconvolta. La trovai ai piedi del letto, rannicchiata su se stessa, che piangeva. Mi buttai davanti a lei e la strinsi in un abbraccio, doveva essere al sicuro. Con me non avrebbe corso nessun pericolo. O almeno lo speravo.

Dopo un po smise di piangere ma il suo respiro irregolare non accennava a regolarizzarsi. La  tenni ancora stretta a me, provai a calmarla, senza parlare, quando fu lei a farlo per prima.

"Cosa faremo ora?"

"Non ci pensare, troverò una soluzione."

"E ai miei genitori cosa dico?"

"Troveremo qualcosa. Ora devi solo riposare."

"hai trovato qualche indizio?"

"Si, li ho già dati a Lauren. Ci sta lavorando."

Non proseguii con la frase che qualcuno bussò alla porta.

"Avanti."

"Justin, ho trovato qualcosa. Ma dovresti venire giù." Mi alzai, insieme a Claire. "Devo parlarti in privato. Non credo sia il caso che lei lo sappia."

"Era casa mia Lauren! Ho il diritto di sapere."

Lauren mi guardò ed io annuii. Anche Claire doveva sapere, era un suo diritto.

"Ok, andiamo."

Arrivati davanti allo schermo del computer, notai subito il viso di due persone familiari, le impronte che aveva trovato Lauren sui pezzi di bomba avevano dato dei risultati, anche se non erano quelli che ci aspettavamo. Guardai subito Claire, era sul punto di svenire, neanche lei si aspettava una cosa del genere.

La feci sedere su una sedia, mentre Lauren le dava un bicchiere di acqua, e le lacrime scendevano ancora.

"Non posso crederci! Abbiamo quasi perso la vita per loro! Non mi sarei mai aspettata un cosa del genere! Lo hanno sempre masche rato bene. Hanno finto per tutta la vita!"

"Calmati. Forse c'e un errore."

"No, nessun errore. Ho controllato almeno 10 volte. Mi dispiace."

"Cazzo! Cazzo! Cazzo!" Claire era furiosa. "Non ci credo! Loro sono.... Erano... Ho quasi perso la vita per mano di chi me l'ha donata! I miei genitori!"

Cuore BastardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora