CLAIRE'S POV
Da due mesi mi sentivo in una campana di vetro, avevo tutti vicini, ma sapevo che si sarebbe potuta rompere da un momento all'altro. L'equilibri che avevo raggiunto si sarebbe spezzato velocemente. Avrei dovuto fare qualcosa per impedirlo, ma non lo facevo.
Avevo parlato con Justin, ultimamente non facevo altro che parlare, tutti volevano sapere come mi sentivo, volevano farmi stare bene, ed in effetti era così, stavo bene. Ma ero come soffocata da tutto l'amore e l'affetto che ricevevo. La campana di vetro, si era come rimpicciolita giorno per giorno, ed ora iniziava ad andarmi stretta, se non si fosse rotta per tutto il resto, si sarebbe sicuramente frantumata il giorno che sarei esplosa. E, fidatevi, mancava veramente poco.
Eravamo in salotto, come sempre, a cercare nuovi obbiettivi. Ormai non ascoltavo più quando parlavano, tanto di sicuro, avrei dovuto passare le serate chiusa in casa, per non avere altri traumi.
"Claire?"
Justin mi stava chiamando.
"Hmm?"
"Hai capito? Quello che dovrai fare?"
Fare qualcosa? Io? Mi ero rassegnata a non partecipare più, che quelle parole mi crearono un po di confusione mentale.
"No, scusa. Ho smesso di ascoltare le vostre parole quando mi sono seduta."
Ero acida, me ne rendevo conto.
"Bene, quindi non hai capito un cazzo di quello che abbiamo detto, da un'ora a questa parte."
"Se è un'ora che parlate, esatto. Tanto non credevo di dover fare qualcosa che non fosse in queste 4 mura."
Lo sguardo di Justin si fece cupo.
"Se volevo partecipare perquale motivo non hai parlato?" Stava urlando, non era buon segno.
"Credi che non ci abbia provato? Ma eravate tutti presi dalla storia di farmi stare bene, che nessuno di voi si era posto il problema se io avessi o meno voluto partecipare!" Anche io urlavo.
La campana aveva iniziato a creparsi. Si stava rompendo.
"Nessuno si è posto il problema di cosa volessi o non volessi io. Mi avete solo messa in una campana di vetro e protetta, da tutto e tutti! Ma vi ricordo che io so badare a me stessa!"
Ero già in piedi, salii le scale ed andai in camera da letto, aprii l'armadio, e lo feci, tirai fuori il mio borsone, ed iniziai a riempirlo. Nessuno mi aveva seguita, ultimamente quando mi arrabbiavo mi lasciavano calmare, e dopo mi venivano a cercare. Ma questa volta non sareia stata li. Avevo bisogno di allontanarmi da loro, non me ne sarei andata per sempre, e se avessi avuto bisogno li avrei chiamati, ma non potevo restare li ancora. Dovevo andarmene.
Finii di riempire il borsone, scesi le scale e, senza dire una parola, aprii la porta e la chiusi alle mie spalle. Salii in auto, la accesi e me ne andai.
Non avevo una meta, guidavo senza sapere dove stavo andando, si era fatta sera, poi notte, ma non avevo sonno. Guidai per infiniti posti deserti, dove ogni tanto si poteva scorgere un piccolo benzinaio, o una casetta in mezzo a campi ormai secchi. Il mio telefono era spento. Nessuno sapeva dove ero, compresa me. La rabbia iniziava a scendere, e i miei occhi a chiudersi. Mi fermai al primo motel, un posto squallidissimo, dove neanche i topi sarebbero rimasti. Chiesi una camera e quando mi consegnarono le chiavi, mi ci diressi ed entrai. Non feci in tempo a chiudere la porta che mi sentii cadere a terra, forse ero appena svenuta.
quando aprii gli occhi, ero seduta nella mia auto, con Justin al posto di guida.
"Hey, credevi veramente che ti avrei lasciata andare?"
Inspirai profondamente. Quel ragazzo mi amava davvero, e non meritava tutto questo.
Scossi la testa. "Come mi hai trovata? E come sei arrivato?"
"Semplice, il gps della tua auto mi ha detto tutto, ti ho lasciato mezz'ora di vantaggio, poi ono partito con gli altri, girati."
Mi girai e vidi Mary farmi un cenno con la mano. Presi il telefono e composi il suo numero.
"Vuoi scappare di nuovo? Tanto ti troveremo lo stesso!"
"Mary, puoi mettere il vivavoce?"
"Certo. Aspetta... Ok, puoi parlare."
"Ciao ragazzi, mi dispiace tanto, non volevo scappare e farvi guidare per mezzo stato in piena notte. Ma avevo bisogno di avventura, di non essere chiusa in casa. Vi chiedo scusa."
Nessuno rispose, ma dal lunotto posteriore li potevo vedere annuire. Chiusi la chiamata e mi misi meglio sul sedile.
"Posso farti una domanda?"
Justin continuava a guidare, guardando fisso la strada. "Certo, dimmi pure."
"Ti sei mai sentito rinchiuso in una gabbia?"
"Certo, prima che arrivassi tu mi sentivo sempre così. Ma tu, inconsapevolmente, mi hai liberato. Perchè me lo chiedi?"
"Perchè mi sento così. Da due mesi mi sento come un leone in gabbia, senza possibilità di uscire, e di fare quello che mi piace. Mi manca l'adrenalina che si insinua nel mio corpo quando siamo in azione, mi manca l'ansia che mi sale prima di uscire di casa per affrontare qualcuno."
"Sai, se tu mi avessi ascoltato ieri, se mi avessi dato modo di parlare, ti avrei detto che anche tu saresti tornata in azione, eri parte del piano questa volta. Come sei parte della mia vita, ed anche delle loro. Noi abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te."
Appena finì la frase il suo telefono iniziò a suonare. Guardò il mittente della chiamata e rispose.
"Bieber... Cosa? Ora?... No! Non se ne parla!... Come? Brutto figlio di puttana! Ok, arriviamo."
Mi passò il telefono e mi disse di chiamare Kyle. Eseguii, anche se non capivo. Ovvio, non potevo capire, non avevo sentito il loro piano.
"Kyle, seguimi. Hanno anticipato."
Laanciò il telefono nel sedile posteriore e accellerò, fregandosene die limiti di velocità.
"Cosa sta succedendo?"
"Preparati a fare quello che sai fare meglio. Sparare in movimento."
"Bene, ci sarà da divertirsi allora."
Dopo 20 minuti ci fermammo, dovevo ancora capire qualcosa, ma non mi inpportava. Avrei sparato.
Mi era mancata la mia pistola, quella che lauren mi aveva regalato, tutta oro. La presi dal borsone nel bagagliaio e tornai al mio posto, come gli altri, ma con l'eccezione che Mary e Ray si erano scambiati i ruoli, lei alla guida e lui al posto del passeggero.
Non avevo la più pallida idea di dove eravamo diretti. L'unica cosa che sapevo era che dovevo restare con il vetro del finestrino abbassato e sparare, solo quando Justin me lo avesse ordinato, nella direzione che mi diceva lui. E per me, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Era il mio pane quotidiano.
Feci tutto come mi aveva detto Justin, sparai fino a scariare il caricatore. Non so se colpii qualcuno, successe tutto troppo in fretta per capirlo. Ma una cosa era certa, avevo fatto bene il mio lavoro. L'adrenalina era tornata in circolo nel mio corpo, e tutto quello mi era tremendamente mancato.

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Cuore Bastardo
FanfictionDimenticate la solita storia. Questa volta non c'è la brava ragzza che si innamora del cattivo. #2 in #bieber Vi annuncio che al momento non posso scrivere il sequel, ho avuto una bambina e mi porta via un sacco di tempo. Cuore Bastardo finisce così...