A step forward.

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[CORRETTO]

All monsters are humans.

2. A step forward.

"Ci vediamo domani!" mi girai verso il mio migliore amico facendogli un segno con la mano, poi richiusi il mio armadietto e mi avviai fuori dall'edificio canticchiando sotto voce e muovendo la testa a ritmo.

Prima di tornare a casa mi fermai in un piccolo bar e comprai un milk-shake al cioccolato, non avevo molta fame e quella bevanda mi sarebbe bastata almeno fino alla sera. Dopo aver ringraziato il commesso, uscii dal negozio e ripresi a camminare verso casa. Aprii la porta della villetta in cui vivevo e la richiusi con poca delicatezza, gusto per avvisare l'ospite che ero rincasata. Salii in camera mia per togliermi il giubbino di pelle e posarlo sulla sedia dietro la scrivania e per mettere le scarpe dentro la cabina armadio, per poi scendere in cucina e preparare un piatto di pasta da portare a Lu Han. Misi l'acqua nella pentola e la misi sul fuoco, poi estrassi il mio cellulare dalla tasca posteriore del mio jeans chiaro e aprii il lettore musicale, lasciando che la riproduzione casuale scegliesse per me. Misi a bollire la pasta e, intanto che si cuoceva, lavavo i piatti usati quella stessa mattina, muovendo la testa a destra e a sinistra e facendo oscillare la coda di cavallo.

Dopo quasi un quarto d'ora la pasta fu pronta. La misi su un piatto e presi una bottiglietta d'acqua, poi risalii le scale e mi fermai davanti alla porta di Lu Han, prendendo istintivamente un respiro più lungo del normale.

Aprii di poco la porta e infilai la testa dentro la stanza, cercando con lo sguardo il ragazzo. Se ne stava con la testa piegata all'indietro a contemplare il soffitto, le mani penzoloni sulle gambe e i piedi incrociati sotto la sedia. Forse non mi aveva sentita aprire la porta, quindi ne approfittai per entrare completamente nella stanza in punta di piedi e richiudermela alle spalle.

"Ti verrà il torcicollo se continui a stare in quella posizione." fu la perla di saggezza che cacciai a farlo sobbalzare quasi impercettibilmente, raddrizzando poi la testa per guardarmi quasi scocciato.

Mi sedetti di nuovo davanti a lui, arrivando alla stessa altezza d'occhi siccome la sedia su cui si trovava era piuttosto bassa. Misi il piatto davanti a me e infilzai un po' di pasta con la forchetta portandogliela alla bocca.

"A cosa pensavi?" gli chiesi mentre masticava il boccone. Volevo provare ad andare d'accordo con lui almeno un po', cercare di aiutare papà a farlo tornare com'era prima. Se lui non mi aiutava, però, non avrei saputo come fare.

"A niente." rispose solamente, senza il tono antipatico che aveva usato fino a quel momento e assumendo improvvisamente un'espressione pensierosa. Inarcai un sopracciglio, chiedendomi a cosa stesse pensando di così importante da non potermelo dire. Poi sospirai, portando un altro boccone alla sua bocca.

"Se non ne vuoi parlare, non fa niente." mormorai a bassa voce, come se non volessi farglielo veramente sentire, e lui annuì lievemente. Il resto del tempo lo passammo in completo silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, mentre io continuavo a farlo mangiare. A un tratto sentii una vibrazione provenire dalla tasca posteriore dei miei jeans. Incuriosita, posai la forchetta nel piatto e presi il mio cellulare portandomelo sotto gli occhi. Avevo un messaggio non letto da parte del mio migliore amico, Tao, che mi ordinava di muovermi e andare verso casa di Lay, il mio fratellastro per modo di dire. Voleva andare a fare compere, diceva che gli servivano delle cose. Ridacchiai leggermente e sottovoce, rimettendo il telefono per la tasca e aprendo la bottiglietta per far bere Lu Han, che mi guardava in un modo strano.

"Che hai tanto da sorridere?" mi chiese, infatti, prendendo poi un sorso d'acqua dalla bottiglia che gli avevo avvicinato alla bocca. Feci spallucce.

All monsters are human. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora