Reality.

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[CORRETTO]

All monsters are humans.

3. Reality.

La mattina seguente, fui svegliata dal suono fastidioso della mia sveglia. Mi misi a sedere sul letto, ancora con le lenzuola che mi coprivano le gambe, e mi passai una mano sul viso come per riprendermi dal sogno fatto quella notte. Purtroppo, però, sapevo che quello non era per nulla un sogno, ma la realtà. Lu Han esisteva veramente, e tutto ciò era dimostrato dal biglietto piegato alla bell'e meglio e lasciato sulla scrivania della mia camera, quello lasciatomi da mio padre il giorno in cui era partito per l'America lasciandomi con quella strana creatura alla quale dovevo fare da balia.

Sospirando, mi alzai dal letto ancora caldo e mi diressi in bagno per una doccia veloce, poi mi misi la divisa della scuola e scesi in cucina per preparare la colazione. Fui interrotta, pochi istanti dopo, dalla vibrazione insistente del mio telefono, posato sul bancone della cucina. Senza neanche vedere chi fosse - avevo già capito - risposi.

"Buongiorno papà." salutai l'uomo dall'altra parte del telefono con voce roca tipica di chi si era appena svegliato e aveva ancora sonno, bevendo un po' di caffè appena preparato.

"Credevo di averti svegliata, ma sono felice di costatare il contrario." rispose, abbastanza sorpreso poiché non mi alzavo mai prima delle otto per andare a scuola.

"Ah, beh, ho solo dormito male. Tutto qui." risposi cercando di fare la vaga, non volevo che facesse domande.

"Mmh, va bene.." rispose non molto convinto, ma fui felice del fatto che non mi chiese altro. Era il tipo di padre iperprotettivo e fin troppo comprensivo. "Comunque... Com'è andata con Lu Han ieri?" domandò poi, curioso, e dai rumori strani provenienti dall'altro capo del telefono potei capire che stava mangiando.

"E' andata." risposi con un sospiro, bevendo l'ultimo sorso di caffè e mettendo poi la tazzina nella lavastoviglie. "Mi da' fastidio il modo in cui risponde, e il fatto che non s'interessi a nulla, ma.. lo capisco, non è colpa sua. Non ha voluto lui tutto questo." continuai poi, assumendo un'espressione pensosa. Misi in un piccolo vassoio la colazione per il suddetto ragazzo e mi sedetti sul tavolo, gliel'avrei portato appena finita la chiamata.

"Kels, col tempo riuscirai a farlo cambiare, ne sono più che sicuro." mi rassicurò con un tono gentile, sgranocchiando qualcosa d'indefinito.

"Lo spero davvero, papà." mormorai, guardando il paesaggio fuori dalla finestra della cucina, che dava su un piccolo parco. Già a quell'ora si potevano vedere molte persone che passeggiavano. Poi, come se una lampadina si fosse accesa nella mia mente, mi ricordai di una cosa. "Ah, quasi dimenticavo! Già che siamo su quest'argomento, ieri abbiamo fatto un passo avanti." ho esclamato su di giri, puntellando i piedi su una sedia.

"Davvero? Cosa è successo?" chiese, felice quasi quanto me della notizia.

"Si è imbarazzato!" e, non so se per il modo o per ciò che avevo detto, sentii mio padre dall'altro capo del telefono sbattersi non molto delicatamente una mano sulla faccia.

"Kels, cosa hai combinato?" il suo tono di voce era un misto tra il preoccupato e il divertito, non riuscivo a capirlo. Mi passai una mano sulla nuca, a quel punto ero io quella imbarazzata.

"Ehm.. gli ho chiesto come fa ad andare in bagno se è legato alla sedia.. " mormorai a voce talmente bassa che mi ritrovai a sperare che mio padre non avesse sentito, ma la sottospecie di urlo proveniente dal telefono mi avvertì del contrario.

"Dio, ma ti sembrano domande da fare Kels?" ridacchiò, palesemente sollevato che non fosse stato niente di grave, e mi ritrovai a pensare che aveva detto quasi le stesse parole pronunciate da Lu Han quando gli feci la domanda.

All monsters are human. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora