Il pomeriggio passò in fretta, e credetemi, non è per esagerare. Passò veramente in un lampo, quasi non mi sembrava vero che fossero già le sei e trentacinque del pomeriggio quando guardai distrattamente l'orologio al mio polso aspettando che il cerbiatto uscisse da quel dannato camerino.
"Lu, ti sei impigliato in quella dannata canotta o ti hanno rapito gli alieni?" sbuffai, leggermente impaziente di vedere come gli stesse addosso. Appena Kris la aveva adocchiata in quel negozio maschile lo aveva praticamente lanciato nel primo camerino libero a provarla perchè 'ti vesti troppo da sfigato e se continui a farti comprare i vestiti da mia sorella non andrai molto lontano'. Tsk. Perchè secondo lui quell'orribile cappello di pelle che portava addosso e che ancora non toglieva era alla moda, certo.
Udii un sospiro affranto provenire da oltre la tenda che ci separava da lui, e un attimo dopo questa venne spinta di lato provocandomi una crisi respiratoria.
"Lu Han e le canotte devono stare più lontane possibili da questo momento in poi, sul serio-" le parole uscirono dalla mia bocca come un fiume in piena, e neanche il tempo di rendermene conto che ero già un pomodoro bello che maturo.
L'occhiata che ricevetti da mio fratello non fece altro che peggiorare, mentre il sorrisetto che mi rivolse il diretto interessato, il quale credo intercettai unicamente io, mi fece intendere che non era assolutamente argomento chiuso.
Finsi un attacco di tosse improvviso, facendoli ridacchiare. "Uhm, d-devo fare una telefonata, esco-esco un attimo" balbettai, indietreggiando e guardandomi intorno. "Voi finite di fare quello che dovete fare e-io vi aspetto fuori, ok? ok." farfugliai, scappando poi via. Non capivo perchè avessi reagito così. Okay che qualsiasi cosa mettesse Lu Han era comunque una visione, ma quella canotta sbracciata, con quell'allargatura sotto le braccia che faceva intravedere il suo addome piatto, o i suoi pettorali, o quella scollatura che- no, ormoni a cuccia.
Quando l'aria di quel pomeriggio mi colpì il viso scompigliandomi i capelli, sentii il pomodoro defluire via e tornare nel suo habitat. Dire che mi sarei vergognata quando saremmo stati soli era poco, probabilmente non gli avrei più parlato per i prossimi ottant'anni.
♪GEE GEE GEE GEE BABY BABY BABY♪
Alcuni poveri vecchietti si girarono a guardarmi male mentre io cercavo in ogni tasca esistente e non quel maledetto cellulare.
"Pronto?" la mia voce sembrava come quella di una che aveva corso per miglia senza fermarsi, ma tralasciamo.
"Prendi fiato piccola" la voce di un unicorno ubriaco a me familiare mi rise nell'orecchio, e sbuffai.
"Ha ha. Dove sei? Hai intenzione di presentarti o vuoi lasciarmi mio fratello tra i piedi, che oltretutto ha già provato ad uccidermi?"
"Stavo per chiederti dove fossi ma forse non ce n'è bisogno." rise ancora, e udii un rumore di sottofondo che assomigliava a quello della piazza in cui mi trovavo. "Girati"
La chiamata si concluse appena girai lo sguardo alle mie spalle, trovandomi uno Yixing vestito alla cane che ondeggiava verso di me. "Da dove esci, da un tornado?"
"Yah, ero di fretta e non avevo voglia di stare a scegliere i vestiti, credo che i tuoi occhi non andranno in pensione solo per questo" mi mise un braccio intorno al collo e mi stampò un grosso bacio sullo zigomo, facendomi sorridere. "Ciao bambola~"
"Ciao bambolo~" gli infilai la mano nell'ammasso di riccioli che aveva in testa per dargli una sistemata e poi lo tirai per la manica della giacca verso l'interno del negozio. "Allora, adesso tu gli salti addosso come se- come ti pare, te lo porti via e ti dichiari, ci fai quello che ti pare, ma trascinatelo via. Intesi?"
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All monsters are human.
FanfictionIl padre di Kelsey, una sedicenne dolce e simpatica, è un guaritore di mostri, e a causa di questo suo strano lavoro deve andare in America per un anno intero. Per questo Kelsey è costretta a prendersi cura di una creatura per metá umana che suo pad...