Capitolo IX

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Nella fretta che aveva avuto Byron nel partire per la luna di miele, e con tutto quello che era successo dopo la morte di Lord Stephan, Astrid non aveva avuto più modo di leggere le lettere che il suocero aveva scritto alla sua defunta moglie.

Non se ne era dimenticata, anzi, le parole che l'uomo le aveva rivelato in punto di morte le giravano per la testa e tornavano a tormentarla ogni qualvolta si voltava a fissare il marito e capiva che c'era molto di più dietro a quello sguardo imperscrutabile. Voleva scoprire cosa lord Stephan aveva scritto? Certo che si. E la sua curiosità l'aveva spinta a prendere una manciata di quelle lettere, poco prima di partire, in fretta e fuori senza neanche guardare bene le date.

Fino a quel momento non aveva potuto neanche avvicinarsi alla tasca superiore della sua valigia, perché Byron non l'aveva lasciata neanche un attimo negli ultimi giorni. Aveva mantenuto fede alla sua parola quando le aveva promesso una luna di miele vera e propria e sembrava aver preso sul serio il ruolo di marito presente e apprensivo. Forse anche troppo.

Così quando il guardiano del castello aveva promesso al suo signore di andare a pesca insieme, Astrid ci aveva visto una buona occasione per restare da sola. Byron non sembrava molto convinto od entusiasta ma solo perché non voleva lasciare la moglie da sola. Non aveva mai pescato in vita sua e anche se la caccia non gli piaceva un granché, una parte di lui era curioso di sapere come fosse. Ma rifiutò quasi subito, per non state troppo lontano dalla moglie.

A quel punto Astrid lo convinse ad andare, rassicurandolo con poche parole: "Starò bene, e poi ho bisogno di riposarmi dopo quella lunga camminata". Facevano sempre tante passeggiate sia alla mattina che alla sera e anche se ad Astrid piaceva, non era proprio convinta che suo marito amasse quel tipo di attività. Eppure ogni volta che lei lo avvertiva che sarebbe andata in spiaggia a camminare, lui la seguiva in fretta e furia. Quasi temesse che fuggisse via o potesse perdersi.

E anche alla sua risposta Byron disse: "Posso restare con te", non capiva se lo faceva solo per farle piacere o se voleva davvero passare più tempo possibile con lei. La verità era che Byron voleva dimostrarle ad ogni costo che sarebbe stato sempre al suo fianco, forse esagerando un po'. Inoltre la paura di perderla lo aveva mandato davvero in confusione e il pensiero che potesse succederle qualcosa mentre non c'era lo tormentava costantemente.

Per quanto era così preoccupato per lei, e così presente, non riuscì neanche a credere di essere riuscito a convincerlo e, mezz'ora dopo, era pronto per affrontare la sua prima esperienza di pesca. La salutò con un bacio tenero e le ripeté: "Sei sicura che vuoi che vada? Posso restare a farti compagnia", c'era una strana espressione in Byron mentre lo diceva, come se avesse paura. Ma non solo di perderla o che potesse succederle qualcosa, era un terrore più profondo a cui Astrid non seppe dare un nome.

Come se lui credesse, per qualche strana ragione, che la soluzione migliore era restare sempre insieme. Come se potesse succedere qualcosa una volta separati. E anche se le cercò di cacciar via quella sensazione, non poté on togliersi dalla mentre gli occhi di Byron, occhi scrutanti ed attenti. Più cercava di capirlo e più gli risultava misterioso e impossibile da decifrare. E questo la convinse ancora di più a chiudersi nella biblioteca, che quasi faceva invidia a quella della tenuta, chiedendo alla servitù di non essere disturbata, per leggere quelle lettere.

Seduta su una comoda poltrona in velluto rosso, con il camino acceso quasi a farle compagnia e il vecchio cane del guardiano - lo stesso con cui giocava in spiaggia - sdraiato ai suoi piedi. Poso amante dei giri in barca, aveva deciso di non seguire il suo padrone e di restare con la seconda persona che dopo di lui gli dava più attenzioni. Ma Astrid quel pomeriggio era troppo occupata anche solo per rendersi conto del lento respirare dell'animale.

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