Capitolo XXIII

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Byron era convinto che suo padre non si era limitato semplicemente a lasciare indizi a sua moglie. Se conosceva anche solo un po' lord Stephan, era convinto che avesse lasciato qualche briciola anche al capitano. Il problema era sapere cosa gli aveva lasciato e quanto avrebbe sconvolto le loro vite.

Perciò si era aspettato di vederlo arrivare, sul suo cavallo bianco come un principe azzurro, sbandierando ai quattro venti quello che aveva scoperto sul suo passato. E sperava proprio, con tutto il suo cuore, che avesse preso un buco nell'acqua perché la soddisfazione di dirgli la verità sarebbe stata l'unica cosa in grado di farlo sorridere.

E quando uno dei domestici annunciò che un uomo in divisa galoppava in direzione della tenuta, Byron capì immediatamente che quel momento era arrivato. Non voleva perdersi minimamente il momento il cui il capitano fosse sceso da cavallo, e ancor prima di mettere piede sul suo portico, scoprire tutta la verità sputatagli in faccia proprio dal padrone di casa.

Per questo si sistemò la giacca del tailcoat che indossava e con andatura spavalda uscì dal suo ufficio diretto alla porta d'entrata. Peccato che nel tragitto incontrò anche sua moglie, altrettanto felice di accogliere il loro ospite. In cuor suo sapeva che Astrid voleva l'opportunità di parlare con il capitano, usando il suo tipico tatto e la giovialità.

La sua presenza, quindi, per Byron era un intralcio. Perché sapeva che la moglie avrebbe preteso di farlo accomodare, servire e poi imbastirgli un discorso per addolcirgli la pillola. Lui invece aveva altri piani, ovvero raccontare tutto senza neanche farlo entrare e poi sbattergli la porta in faccia. Crudele? Forse, ma nessuno poteva biasimarlo se non voleva il capitano Sebastian Moore tra i piedi.

«Vado a parlarci io, con il nostro ospite, tu puoi tornare a riposarti», provò a dirle, sperando - ma neanche troppo - di poterla convincere. La conosceva troppo bene per sapere che non sarebbe bastato e in effetti lei sorrise, per nulla scoraggiata ed affrettò il passo per stargli affianco. «Non sono per niente stanca, ed è anche compito della padrona di casa salutare gli ospiti.»

Astrid non era stupida, sapeva bene quali erano le intenzioni del marito e voleva evitarlo a tutti i costi, perché tutti, compreso il capitano, si meritavano un trattamento di riguardo in un momento così difficile. E nonostante fosse anche incinta, con un considerevole peso in più, la determinazione la fece giungere davanti al portone perfino prima del marito.

Con un gesto frettoloso della mano ordinò ai due domestici di aprire l'uscio di casa e non fu neanche costretta a fermarsi. Tirò su le gonne per non inciampare sul piccolo gradino che separava il dentro del fuori ed alzò la testa per osservare in tempo il capitano scendere dal suo cavallo interamente bianco, con una grazie degna davvero di poche persone.

Se i due padroni di casa non erano per niente sorpresi di vederlo lì davanti a loro, di certo Sebastian rimase leggermente interdetto e impressionato: «Che calorosa accoglienza, stavate aspettando qualcuno?». Perché per lui era ovvio che non potevano sapere del suo arrivo, non avendo avuto tempo di mandare alcuna missiva.

Saltando sul portico con uno slancio, il capitano fu abbastanza vicino ad Astrid da farle il bacia mano e affermare: «È un vero piacere incontrarvi di nuovo, lady Astrid», con quel suo tono cordiale che riusciva sempre a metterla a suo agio. Non poteva negare che anche lei era felice di vederlo, nonostante fosse vagamente cosciente che avrebbe potuto creare dei problemi con il marito.

Infatti, proprio come si era immaginata, sentì l'uomo alle sue spalle schiarirsi la voce per interrompere il loro piccolo spazio d'intimità. «In realtà stavamo proprio aspettando voi, capitano», disse Byron con tono quasi accusatori, avanzando di due passi per mettersi proprio al fianco della moglie. Se non lo avesse conosciuto bene, Astrid avrebbe detto che era geloso. E solo Sebastian Moore riusciva a suscitare in lui certi sentimenti.

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