Capitolo XVI

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"Posso spiegarti, Astrid, non è come credi", furono le prime parole, seppur banali, che Byron riuscì a trovare, paralizzato davanti alla moglie che aveva appena scoperto la verità. Ma lei non rimase lì a lungo, soltanto il tempo di trafiggerlo al cuore con il suo sguardo deluso, ferito e arrabbiato. Poi si voltò ed uscì dalla stanza correndo e piangendo. Per lei quella scoperta era peggio che convivere con la consapevolezza che il marito l'avesse tradita con la sorella. 

Non poteva, e non voleva, neanche immaginare perché Byron avesse potuto fare una cosa del genere. Ferirla appositamente, e mentirle tutto quel tempo. L'aveva vista soffrire, crogiolarsi nel dolore del tradimento, sapendo che in realtà era stata tutta una menzogna. Non solo, che si erano messi d'accordo affinché lei li scoprisse. 

Disperata, con le lacrime che le rigavano il viso e le rendevano la vista annebbiata, attraversò i corridoio in fretta, senza neanche vedere dove stava andando ma con la consapevolezza di conoscere ormai ogni angolo di quella casa. Non si guardò mai alle spalle, nonostante poteva sentire Byron chiamarla a gran voce e sapeva che lui la stava seguendo. 

Sapeva che sarebbe riuscita a tirare un sospiro di sollievo solo una volta chiusa in camera da letto, e lì avrebbe potuto sfogarsi da sola, in silenzio e in pace. Non voleva avere nulla a che fare né con suo marito né tanto meno con sua sorella, perché credeva che sarebbero stati in grado di aggiungere solo altre bugie a quelle già raccontate. 

Ma quando riuscì ad entrare nella loro camera da letto, e tentò di chiudersi la porta alle spalle, la mano di Byron glielo impedì. Si voltò in quel momento per fissarlo in faccia, mostrandogli tutto il dolore che stava provando in quel momento, e solo con il suo sguardo lo congelò. Era ovvio, anche senza parole, che non voleva neanche vederlo. 

Eppure lui spalancò la porta con una spinta, costringendola a fare qualche passo indietro verso il letto, per poi richiudersela alle spalle una volta entrato anche lui. A quel punto lui era proprio davanti all'unico uscita, che per lei era anche una via di fuga, perciò non sarebbe potuto andare molto lontana. Costretta a restare nella stessa stanza con lui. 

E si era ripromessa che non avrebbe detto niente, avrebbe fatto voto di silenzio per donargli quell'indifferenza che aveva tanto desiderato agli inizi. Ma questo non impedì a lui di aprire bocca: "Ti prego di credermi, Astrid, che non avrei mai voluto farti del male, mai. Neanche all'inizio, quando non ti conoscevo e pensavo che fossi solo una bambina. Volevo solo tenerti lontana e...".

Non ce la fece proprio a restare in silenzio mentre lui parlava e parlava, aggiungendo patetiche scuse solo per giustificare il suo ignobile atto. Con le braccia conserte, e la voce tagliente, nonostante le lacrime a deturparle il viso, si capiva immediatamente che non avrebbe accettato compromessi: "Ma mi hai fatto del male, mi hai ferita come nessun'altra persona aveva mai fatto in tutta la mia vita. Ed ora scopro che era tutta una bugia, che era un perverso piano escogitato da voi due con l'unico scopo quello di colpirmi. Come puoi dire che non volevi ferirmi?", più parlava e più la rabbia esplodeva, fino a farla sfociare in urla incontrollate. 

Nella sua breve vita solo da quando era sposata le era capitato di dover litigare ed alzare la voce a causa della rabbia e della frustrazione. Era lui la causa di tutto, lei faceva tirar fuori quel lato così combattivo e sempre lui le dava dei buon motivi per farlo. 

"Lo so che può sembrare difficile da crederlo, ma pensavo che sarebbe stato meglio così per entrambi. Tu eri così insistente, così tenace, ed io volevo solo allontanarti perché avevo paura di quello che sarebbe potuto nascere fra di noi", l'espressione di lui, contrita e dispiaciuta, avrebbe dovuto convincerla, ma le sue parole erano senza senso, confuse. In aggiunta, non riusciva a stare fermo e camminava avanti ed indietro vicino alla porta, come un cane in gabbia, anche se in trappola si sarebbe dovuta sentire Astrid. 

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