Capitolo XV

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La pazienza di Byron aveva un limite, e per i suoi gusti credeva di aver sopportato anche troppo a lungo la sorella di sua moglie. Le frecciatine che aveva iniziato a lanciare anche lui, facevano credere che aveva in mente di dire tutta la verità ad Astrid. E non poteva permetterlo.

Se c'era qualcosa che doveva parlare con sua moglie quello era solo lui. Ed aveva intenzione di farlo, ma non mentre Astrid era in stato interessante. Il medico si era raccomandato affinché la donna vivesse il resto della gravidanza senza preoccupazioni e lui si stava impegnando a fondo per ottenere quel risultato. Camille non poteva  piombare nelle loro vite e rovinare tutti i suoi piani.

Era a questo che pensava mentre, senza alcuna voglia, portava l'arciduca in giro per la tenuta. L'uomo fingeva di essere entusiasta per ogni albero e prato che gli faceva vedere ma Byron non era stupido. Sapeva che lo aveva allontanato dalla casa appositamente. Ciò che non sapeva era cosa voleva l'arciduca da lui e perché tanta riservatezza.

"Di che cosa volete parlarmi, lord?", lo incitò lui dopo una lunga cavalcata durante la quale l'arciduca aveva dimostrato di non saper stare in sella ad un cavallo. Non era cieco, avevo riconosciuto immediatamente l'atteggiamento nervoso di chi sta per dire qualcosa di veramente importante e per niente felice.

Per un attimo pensò che l'uomo sapesse tutto e che voleva parlarne con lui. Nonostante non lo considerava una persona da temere, non voleva certo che fosse uno sconosciuto ad aprire gli occhi a sua moglie su quello che era successo la notte del compleanno dell'imperatore.

Possibile che Camille avesse detto la verità al marito? Non ne sarebbe uscita pulita neanche lei, anzi probabilmente un uomo all'antica come l'arciduca l'avrebbe considerata anche più colpevole di Byron, solo perché era una donna. In quel poco tempo che avevano passato insieme, infatti, il padrone di casa aveva capito quanto il suo ospite fosse bigotto e stolto. Come tutti i membri della vecchia nobiltà, era ancorato ai suoi vecchi e datati principi e non avrebbe di certo preso bene la notizia di quello che aveva fatto sua moglie. Non sarebbe rimasto in silenzio e avrebbe senz'altro ripudiato Camille, facendo cadere tutta la famiglia nel disonore.

Perciò si rilassò, erroneamente sicuro che qualsiasi cosa voleva dirgli l'uomo non sarebbe mai stato peggio di quello che aveva appena pensato. Ma era troppo presto per cantare vittoria, e l'espressione seria dell'arciduca avrebbe dovuto farglielo capire. Guardandosi attorno, con aria solenne di chi sta per rivelare un attentato all'imperatore, sospirò ed iniziò: "Riguarda il nostro caro suocero, Lord Crowell".

" Lord Crowell?", chiese lui lasciando trapelare tutta la sua sorpresa nel tono di voce. Ciò incuriosì il suo ospite che, sospettoso affermò: "Certo, Lord Crowell! Perché siete così sorpreso?", di certo Byron non aveva minimamente pensato che l'arciduca volesse parlare della loro nuova parentela in comune. Era troppo distratto da sua moglie e dalla presenza di Camille che la innervosiva, e rendeva agitato anche lui, per preoccuparsi di qualcos'altro. Ma dal momento in cui l'uomo nominò il suocero, la curiosità la fece da padrona. Aveva sempre un brutto presentimento quando si parlava di quell'uomo così avido e misterioso.

Ignorò la domanda curiosa del suo ospite e chiese a sua volta: " Lord Crowell è il motivo per cui avete scelto di venire qui da me e parlarmi?", in realtà sapeva già la risposta, l'aveva capito proprio in quel momento che l'arciduca aveva insistito per quel motivo. E ciò voleva dire che lo riteneva così importante da averne abbastanza timore.

In risposta lui annuì ma, sentendosi quasi uno stupido per tutte le preoccupazioni, forse immotivate, che provava, non si espose troppo nel dire: "Avevo bisogno di discuterne con qualcuno che, essendo entrato da poco in questa famiglia, non ne è coinvolto".

Byron avrebbe voluto dissentire, perché dal momento che sua moglie era diventata la cosa più preziosa delle sua vita, di fatto lui era pienamente coinvolto. Forse troppo, e ciò, se aveva letto bene i segnali di agitazione dell'uomo che gli stava si fronte, non era proprio una buona cosa. Capì immediatamente che l'arciduca avrebbe voluto ancora più riservatezza, per questo lo invitò ad allontanarsi ancora un po' con il cavallo. Come se mettere sempre più distanza lo avesse aiutato a confidare ciò che lo tormentava.

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