Capitolo XXVII

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«Non mi sembra una buona idea» aveva espresso la sua titubanza Astrid, semi sdraiata sul letto con un libro in grembo. I capelli sciolti le cadevano lungo le spalle in leggeri e morbidi ricci e Byron la trovava così bella anche con la sua espressione preoccupata.

«Alistair gira per il paese ormai da settimane, Trevor dice che ha chiesto di me e non passerà molto tempo prima che trovi il coraggio di venire a bussare alla nostra porta. Non lo voglio in casa con te».

Quell'uomo era sempre stata una grossa incognita. Pericoloso e spericolato, era pronto a tutto per riottenere i suoi soldi, perfino rischiare la vita.

E il ragionamento era così giusto che Astrid si ritrovò a dover obiettare per cercare di convincerlo: «Io credo che invece non si avvicinerà, sa che può rischiare una denuncia».

Era stato lui ad aggredire Byron e oltre al diretto interessato anche lei era stata presente, se pur in veste di Marlena. Non era per lui conveniente ritrovarsi una denuncia di aggressione e tentato omicidio.

E poi Astrid si chiedeva proprio perché aveva rischiato tanto pur di tornare e riprendersi i suoi soldi? Ma Byron aveva una risposta ad ogni sua perplessità, perfino quelle che non aveva pronunciato.

«Ho affermato di non aver riconosciuto l'uomo che mi ha colpito e lui sa che non ritratterò mai la mia versione... È una questione di credibilità e ne è così sicuro che è tornato senza alcun timore».

Lo conosceva bene, aveva avuto a che fare con quella canaglia per molto tempo e ormai si chiedeva perfino come era riuscito a frequentarlo senza inorridire a causa del suo ignobile comportamento. Se ripensava ai tempi passati, prima del matrimonio, si rendeva conto da solo dei grandi passi che aveva fatto e doveva solo essere fiero di sé.

«Ancora non capisco perché tu abbia mentito», borbottò lei riferendosi proprio a quel fatto, quando lui aveva rischiato di morire e invece di puntare subito il dito contro il suo assalitore aveva taciuto.

In risposta lui sorrise, malignamente, e affermò: «Avresti potuto dirlo tu, no? Non eri presente?» voleva stuzzicarla un po' perché improvvisamente gli era tornata la voglia di giocare, ma non con una donna qualunque ma con sua moglie.

La vendita dei possedimenti dei Crowell, il lento ravvicinamento con Astrid e l'ormai accettazione di Sebastian Moore - anche se ancora doveva digerire il boccone amaro - lo avevano rinvigorito.

E voleva proprio vedere come reagiva sua moglie alla provocazione di poco prima. La Astrid dell'inizio sicuramente sarebbe arrossita, e sentendosi in colpa avrebbe preferito abbassare la testa ed evitare il suo sguardo.

Ma quella parte di lei stava lentamente lasciando il posto ad una donna più consapevole e perciò Astrid ai permise di lanciargli uno sguardo minaccioso, che però non modificò la sua espressione, sempre rilassata.

«Credo che questa partita l'hai vinta tu, ma non cantare vittoria», ammise lei, non sapendo bene come ribattere alla sua affermazione e suscitando in lui una risata cristallina.

«Non mi permetterei mai», affermò Byron alzando le mani e fingendosi quanto più possibile innocuo. Dal punto in cui era, in piedi vicino al divano, poteva vederla in tutto il suo splendore, e godersi ciò che amava di più.

«Hai ragione per quanto riguarda la denuncia, ma resta il fatto che andare ad incontrare Alistair sia pericoloso... Anzi, è proprio un'idea da stolti», non si sarebbe comunque arresa su una questione tanto delicata. Forse perché non era neanche in grado di dimenticare quell'orribile notte.

«Vorrà dire che sono uno stolto », si schernì da solo, tentando di farla ridere per distrarla sulla questione più importante. Ma Astrid era una tosta, e non era affatto facile farle cambiare idea, soprattutto quando era così testarda.

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