capitolo 20

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Nella foto: Irina White e Jecky Black.

Jecky e Ray si stavano letteralmente divorando con gli occhi, sotto lo sguardo e le attenzioni di tutta la ciurma della Green Butterfly.

-Facciamo così- ruppe quel teso silenzio la piratessa dai capelli biondi, ridacchiando come suo solito -Voi mi lasciate almeno andare in giro per il ponte, ed io vi prometto che farò la brava. Non darò fastidio a nessuno, promesso.

Tutti si guardarono perplessi, compresi i due fratelli che sembravano parlarsi con lo sguardo.
-E va bene- disse in fine Irina -Ma al primo sgarro, ti do in pasto agli squali ... Chiaro?

Jecky si morse un labbro -Come desiderate, Capitano White- disse in fine, facendo un ampio inchino.

Irina non temeva la Gazza Ladra, ma non riusciva ad inquadrarla, non riusciva a capire se si potesse fidare della sua parola, oppure se da quella mattina avrebbe dovuto dormire, le sue dolci notti, con un occhio aperto.
-Tornate tutti al lavoro. Voglio arrivare il prima possibile a Lisbona- richiamò il suo equipaggio la Corsara.

Jecky sorrise realizzata, facendo per allontanarsi dal possente corpo del cacciatore, ma la sua presa sul suo braccio la bloccò nuovamente -Sappi che ti tengo d'occhio Gazza Ladra!- ringhiò il giovane.

-Come vuoi- rispose questa senza la minima preoccupazione, liberandosi con uno strattone dalla presa del ragazzo.

Finalmente poteva osservare l'Oceano, finalmente poteva sentire l'aria fra i capelli.

Girò per tutta la nave, osservando i marinai: non erano tipi molto svegli, ma se non altro erano educati, si notava tantissimo che non erano pirati. Un ragazzo della ciurma, forse più piccolo di lei di qualche anno, le si rivolse dandole, addirittura, del "Lei". Parlavano in maniera garbata, soltanto alcuni utilizzavano un linguaggio più grottesco e rozzo, i più anziani.

Nonostante l'evidente educazione, gli uomini di Irina White le rivolgevano parola soltanto in casi estremi. La paura nei loro occhi, quando incontravano quelli di ghiaccio di Jecky, si poteva leggere da un miglio di distanza.
Era evidente che la temessero.

La notte arrivò svelta, e nonostante il rimprovero di Ray, Jecky decise di dormire sul ponte, sotto alle stelle, ascoltando la dolce ninnananna del vento.

Nessun rumore, se non quello dell'acqua che sbatteva sul legno della nave, poi ecco improvvisamente il rimbombo di passi: svelti e brevi.

-Siete venuta a darmi la buonanotte, capitano?- scherzò la piratessa, con il volto coperto dal cappello marrone, e le braccia incrociate dietro alla testa.

-Cosa vuoi da noi Jecky Black? Cosa vuoi da mio fratello?- fu una domanda inaspettata, che lasciò di sasso la stessa Jecky.

La bionda si tolse il cappello da sopra la faccia, quasi fosse indignata da tali parole -Vorrai scherzare!? Sono io la prigioniera qui! Questa domanda dovresti rivolgerla al tuo fratellino, gioia, non a me!- controbattè la pirata, osservando dal basso verso l'alto la giovane corsara. Era veramente bella, doveva ammetterlo, identica in tutto e per tutto al fratello. Stessa bocca carnosa, stesso naso leggermente aquilino, stesso sguardo, anche se gli occhi di Irina, sebbene avessero lo stesso colore, erano diversi da quelli di Ray. Mentre quelli del ragazzo emanavano rabbia, frustrazione ed odio, quelli di Irina sembravano quasi gridare "Basta!". Erano occhi stanchi, corrosi dalla sofferenza, dalle incessanti lacrime, occhi di chi ha visto l'inferno.
Passò poi ai suoi lunghi e boccolosi capelli neri, che gli cadevano fluenti lungo la schiena, coperta da una lunga giacca rossa fuoco, assai scollata sul petto prosperoso. Era vestita come un uomo, ma molto più provocante di mille donne tutte assieme.
Eppure non furono gli abiti a catturare l'attenzione di Jecky, bensì la sua sciabola; legata con un cinturone sul lato destro del bacino della ragazza.

Sangue Pirata: Alba NeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora