Capitolo diciotto

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Castiel's point of view

Oggi Brooklyn è in ritardo. Sono preoccupato che non venga, come ieri, ma non mi ha avvisato e io non gli ho chiesto nulla. Ho aiutato Will ad allestire gli ostacoli, nel frattempo, e ho bardato Shining Tears.

Wamblee, nel proprio box, sembra più tranquillo di me. È stato molto docile, ieri, quando gli ho fatto sgranchire le zampe.

Il suo padrone arriva camminando lentamente, con le spalle leggermente incurvate e non a testa alta come di consueto. Non sorride, quando mi vede. Io gli corro incontro e lo stringo forte. Ricambia l'abbraccio, appoggiando il mento sulla mia spalla.

- Ciao, Brook - dico, inspirando il suo profumo. Mi scosta gentilmente.

- Ciao, Castiel - replica in un bisbiglio. Mi aspetto che mi baci o perlomeno forzi un sorriso, invece va dal suo cavallo. I suoi meravigliosi occhi verdi sono spenti, ho notato.

Accarezza il muso di Wamblee con la punta delle dita, delicatamente, e posa un unico bacio sul suo naso, prima di nascondere il viso nel suo collo muscoloso. E Wamblee... Wamblee lo abbraccia con una zampa, come Shining Tears fa con me per consolarmi.

È una scena commovente e io mi sento di troppo, ma non riesco a muovermi. Brooklyn si volta lentamente e mi dona un'occhiata intensa: lungo la guancia gli rotola una lacrima e un'altra è pronta a seguire la gemella, ancora ferma tra le sue ciglia.

Se le asciuga e torna da me, prendendo il mio viso tra le mani e rubandomi un bacio fugace. Affondo una mano tra i suoi ricci per trattenerlo e prolungare il bacio, tuttavia si libera e si allontana.

- Scusati da parte mia con Will per il ritardo. Non c'è bisogno che mi aspetti. Vi raggiungo subito - dice, dandomi le spalle e rientrando nel box di Wamblee. Capisco che voglia restare solo... ma non voglio lasciarlo solo.

Conduco Shining Tears nel tondino.

- Brooklyn si scusa per il ritardo - asserisco, montando in sella.

- Qualcosa non va, vero? - domanda il nostro istruttore, inarcando un sopracciglio.

- È... un po' giù di morale - rispondo, giocherellando nervosamente con una ciocca color crema della criniera di Shine.

Il mio ragazzo entra nel tondino e monta con slancio in sella al suo cavallo, senza proferir parola.

- Potete allenarvi con quelli. Sono un metro e trenta - ci informa Will. Brooklyn annuisce, indirizzando Wamblee verso gli ostacoli e dandogli un lieve colpetto sui fianchi con i talloni. Almeno in sella non sta incurvato su se stesso. Il nostro istruttore apre la bocca e fa per chiedergli se se la senta di saltare, oggi, tuttavia la richiude senza aggiungere nulla.

Io resto ad osservare, per il momento: la sua postura è perfetta, ma i suoi comandi sono fiacchi e Wamblee si comporta di conseguenza. Al primo ostacolo si esibisce in un rifiuto così secco che per poco non disarciona il suo fantino.

Brooklyn si passa una mano sul viso e ci riprova. Stavolta salta senza alcun problema quasi tutti gli ostacoli... quasi perché, arrivato al penultimo, Wamblee stacca in ritardo e le sue zampe colpiscono il palo, abbattendolo.

- Merda - lo sento imprecare, mentre io e Will risistemiamo l'ostacolo. Non prova un'altra volta. Io completo il percorso in maniera impeccabile. Il nostro istruttore m'invita a saltare ancora. Perlomeno Shine si diverte.

Tocca a Brooklyn e stavolta ben pochi pali restano su. Will si avvicina e afferra le redini.

- Smonta - ordina.

- Mi dispiace - mormora lui, obbedendo.

- Will... - mi lascio sfuggire, nel timore che lo rimproveri.

Il silenzio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora