Bella's point of view
È una sera come tante. Tutti mangiamo in silenzio, prendendo parola solo per chiedere di passare l'acqua o domandare se qualcuno voglia ancora un po' di ciò che stiamo consumando. Normale, no? Tutto come prima. Prima dell'incidente di mio fratello, intendo.
Ma prima questo silenzio non c'era. Prima c'era Brooklyn che lo riempiva con le sue chiacchiere piene di termini difficili sull'equitazione, le sue lamentele riguardanti la scuola, c'era il suo entusiasmo mentre parlava di Wamblee e di Castiel. A volte parlava così tanto da essere noioso e io gli dicevo che alla sua età non parlavo per ore di Leya e lei mi riguardava malissimo. Prima la mamma e John s'interessavano e partecipavano alla conversazione. John faceva un sacco di battute tremende che ogni papà deve rifilare ai propri figli per legge. Io e Brooklyn ci prendevamo in giro da quando iniziavamo a cenare fino a quando ci alzavamo da tavola.
Dire che nulla è davvero cambiato dall'incidente sarebbe mentire. Il primo a cambiare è stato Brook, ovviamente. Non accusa più il tremendo mal di testa da qualche tempo ed è decisamente meno irritabile, però è ancora apatico e... freddo. E anche noi siamo cambiati, nonostante fingiamo che non sia così. Siamo tutti più tristi, più stanchi, più confusi da questo cambiamento drastico.
Il silenzio viene spezzato da John che si schiarisce la gola come se dovesse annunciare qualcosa d'importante.
- Brook, tesoro... io e la mamma abbiamo parlato e, per quanto ci dispiaccia, abbiamo deciso di vendere Wamblee, siccome non vuoi più andare a cavallo. Abbiamo già trovato qualcuno che lo comprerebbe - lo informa. Be', ci informa. Un brivido mi corre lungo la schiena.
Li avevo uditi discutere su cosa fare con Wamblee. Se non torna a cavalcare è inutile continuare a spendere soldi per tenerlo lì, ha detto John. La mamma gli ha dato ragione e purtroppo devo dargliela anch'io.
Ma non posso permetterlo. Mi ricordo che la mamma e John hanno persino litigato quando lui ha deciso di prendere un cavallo a Brook, un cavallo tutto suo. Hanno litigato e non si sono parlati per una settimana.
- A te va bene, Brooklyn? - chiede la mamma, indulgente.
- Certo - risponde mio fratello, indifferente. Come se non gliene potesse importare di meno.
Capisco le ragioni della mamma e di John, tuttavia non posso permettere che vendano Wamblee. Perché io so quanto Brook lo ami e so che tornare al maneggio lo aiuterà. E so anche che se ne pentirà, se io non lo impedirò.
Resto in silenzio, sbirciando Leya. Lei mi accarezza una coscia, annuendo in maniera impercettibile, con rassegnazione.
Dopo cena mi rifugio nella mia camera, a riflettere. Potrei cercare di convincere Brooklyn, però so che non mi ascolterà. Non ascolterà nessuno.
Ma conosco una persona che lo può convincere e forse questo li riavvicinerà.
Due piccioni con una fava.
Vado a cercare mia moglie, trovandola in giardino ad ammirare la volta celeste. L'abbraccio da dietro, strofinando il naso contro il suo collo.
- Leya...
- Ti ho vista pensierosa, poco fa - osserva, appoggiando una mano sulle mie. - Stai tramando qualcosa, non è vero?
- Mi conosci troppo bene - soffio, baciandole il collo. - Andiamo a parlarne da un'altra parte.
Torno in camera e lei mi segue.
- Ho intenzione di impedire ai miei genitori di vendere Wamblee - asserisco, camminando avanti e indietro per riordinare i pensieri.
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Il silenzio del vento
Storie d'amoreBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...