Capitolo ventisette

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Castiel's point of view

Il tempo passa e Brooklyn non torna. So che dovrei essere paziente e comprensivo, ma mi manca. Mi manca tanto. Mi manca da morire. Mi manca tutto di lui.

Mi mancano i suoi baci, tutti i baci: quelli rubati, quelli del buongiorno, della buonanotte, quelli per zittirmi o rassicurarmi, quelli per le foto da mettere su Instagram per mostrare al mondo che siamo una coppia meravigliosa.

Mi manca infilare le mani tra i suoi ricci quando mi bacia. Mi mancano le nostre passeggiate con Shining Tears e Wamblee. Mi manca perfino litigare con lui. Mi mancano i suoi 'ti amo'. Mi manca canticchiare Take your time insieme. Mi manca stringermi a lui la notte quando resto a dormire a casa sua.

Mi son sempre ostinato a credere che non esista la metà perfetta, che le persone siano già complete. Eppure... eppure... mi manca una parte di me e quella parte è Brooklyn.

Non ho mai chiuso i vuoti nel mio cuore. Ho solo rattoppato i buchi e farò così anche per il buco creato da Brook. Be', buco... voragine, più che altro.

So che vederlo mi farebbe stare meglio, ma non ho abbastanza tempo. Devo andare a scuola (e da quando mi ha lasciato i miei voti sono peggiorati) e occuparmi di due cavalli.

Però forse... un messaggio può placare la mia apprensione. Cosa potrei scrivere al mio ex che non si ricorda di me e che io amo ancora?

Ex. Già.

Apro la nostra chat e resto a fissare lo schermo del cellulare per diversi minuti. L'ultimo messaggio risale al giorno prima della competizione: io gli ho scritto buona fortuna e lui ha risposto 'grazie. Ti amo'.

Fatti forza, mi dico, anche se vorrei piangere. Piango già troppo.

Ciao Brooklyn, digito, Ti amo anch'io. Rido amaramente e cancello tutto. Ciao Brooklyn, riscrivo, mi manchi.

Ma a lui non manchi.

Cancello di nuovo. Ciao Brooklyn, come stai?, scrivo semplicemente. Esito, prima di inviare il messaggio. Brooklyn è online. Non voglio che veda che sto scrivendo. Non voglio fare la parte dell'ex assillante.

Elimino il messaggio senza inviarlo. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e io lotto inutilmente per non piangere. Con le lacrime lungo le guance rileggo la nostra chat, tanto peggio di così non posso stare.

Perché?, mi chiedo per l'ennesima volta. Perché non si ricorda di me? Di quello che provava per me? Perché mi sembrava così giusto dargli il mio cuore e invece ho sbagliato ancora? Perché non posso essere felice con qualcuno... con lui?

Troppe domande e zero risposte.

Mi metto a fare i compiti, a caso come sempre, ormai. I miei professori sono tutti esasperati o preoccupati: cos'è successo allo studente modello? Perché non socializzi più neanche il minimo che richiede la buona educazione con i tuoi compagni?

Oh, una risposta per loro ce l'ho. Perché il mio ragazzo, colui che mi ha fatto provare una felicità che pensavo di non provare mai più dopo la morte di mia madre, mi ha spezzato il cuore senza alcun riguardo.

È tardi quando appoggio la penna nell'astuccio. Mi bruciano gli occhi, eppure non vado a dormire. Prendo il computer, il DVD di Spirit e, nel buio della mia stanza, mi metto a guardarlo.

Guardarlo è un parolone, poiché inizio a piangere praticamente subito.

L'aquila, quella frase: volare? A volte credo quasi di riuscirci, Spirit... ogni dettaglio fa dannatamente male.

Mi ricordo quando l'abbiamo guardato insieme. Mi ricordo il suo braccio attorno al mio stomaco, il suo respiro a solleticarmi il collo, il senso di sicurezza che il suo corpo caldo mi offriva, i baci alla fine. E adesso lui... non è qui.

Devo mettere in pausa quando Piccolo Fiume dice addio a Spirit e Pioggia perché ho lo sguardo completamente offuscato e sto singhiozzando così forte che mi manca il respiro.

Nonostante sia il mio film preferito, non lo guarderò mai più. Non credo di riuscirci senza sentire i cocci del mio cuore rompersi in altre centinaia di pezzi.

- Castiel?

È mio padre. Sussulto, affrettandomi ad asciugarmi il viso.

- Cas - lo correggo, tirando su col naso.

- Oh. Cas, va tutto bene?

- No - singhiozzo, asciugando alcune lacrime ribelli che mi sono sfuggite. Ancora. Papà si siede sul bordo del letto.

- Mi... mi dispiace. C'è qualcosa che posso fare per aiutarti?

Scuoto il capo in un cenno di diniego, sforzandomi di calmarmi. Non voglio che mi veda in questo stato.

- Okay. Dovresti dormire, è molto tardi. Lo so che è difficile, ma il sonno è importante.

Vorrei chiedergli di restare qui un po' e rassicurarmi che andrà tutto bene. Ma non lo faccio.

Mio padre mi prende gentilmente il computer dalle mani, lo spegne e toglie il disco, riponendo DVD e portatile sulla scrivania. Dopodiché torna a sedersi sul letto e mi rimbocca le coperte, accarezzandomi dolcemente il viso.

- Posso stare qua con te? - domanda, senza smettere di accarezzarmi.

- C-certo... - balbetto, sorpresa.

- Ti lascio s...ola anche troppo spesso - mormora, sospirando. - Ad affrontare tutto, intendo.

- Non fa niente - sussurro, sperando di non piangere più. Ma le sue carezze sono così gentili...

So che a questo punto vorrebbe aggiungere qualcosa, tuttavia non lo fa. La mamma glielo rinfacciava sempre, di non osare. Mi chiedo se ho preso da lui. No. No, io ho osato.

- Buonanotte, Cas - dice, stampandomi un delicato bacio sulla fronte.

- Buonanotte - replico. Non appena se ne va ricomincio a piangere, però silenziosamente. Mi fa piacere che mio padre mi offra aiuto, ma non capirebbe. Non capirebbe come mi sento. 

Non fa niente, mi ripeto. Io e Shine ce la siamo sempre cavata.

-

Note dell'autrice:
buon pomeriggio! Indovinate chi ieri sera ha riguardato Spirit e ha pianto dall'inizio alla fine. Già, proprio io. Ma basta con le inutilità. Forse stasera aggiornerò ancora e prometto di rispondere alle recensioni. Baci

Il silenzio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora