Capitolo otto

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Castiel's point of view

È una domenica mattina come tante. Io sono appena arrivato al maneggio e non ho voglia di fare niente: è una così bella giornata, starei volentieri tutto il giorno nel paddock con Shine a oziare.

In cortile c'è Brooklyn, insieme a Wamblee, ovviamente. Mi sta aspettando?

- Ciao, Brooklyn - lo saluto, avvicinandomi. Di solito è lui il primo a salutarmi.

- Ciao, Castiel! Prepara Shine e raggiungimi! - esclama, allegro. Inarco un sopracciglio.

- Perché?

- Te lo spiego dopo! Su su, vai!

Scuoto il capo, obbedendo. La scuderia è deserta come sempre. Mi piace il silenzio che regna: sono udibili solo i suoni prodotti dai cavalli nei box.

- Buongiorno, bellezza - dico a Shining Tears, regalandole qualche dolce bacio sul muso. - Hai dormito bene? 

Spinge il muso contro le mie mani e poi lo appoggia sulla mia spalla. È la creatura più affettuosa che conosca.

- Non so cosa faremo oggi - asserisco, lasciandola uscire dal box e prendendo i finimenti. - Quello strambo del padrone del tuo vicino ha detto che dobbiamo raggiungerlo fuori.

Lei ascolta attentamente, sebbene sia più interessata a ciucciarmi il bordo della felpa.

- E sì che colazione l'hai fatta - scherzo, accarezzandole il collo dorato. Quando ho finito di bardarla la conduco fuori e mi metto il cap, prima di montare. Brooklyn mi imita.

- Vieni con me - dice, sorridendo.

- Dove?

- Seguimi e basta - replica, misterioso. Alzo gli occhi al cielo, ma lo seguo lungo la strada che porta nel bosco dietro il maneggio.

Per un po' cavalchiamo fianco a fianco in silenzio.

- Scusa se è improvviso - borbotta, rompendo il silenzio. Peccato, stavo apprezzando la quiete del bosco e il canto degli uccelli. - Ho pensato che una passeggiata ti avrebbe fatto piacere...

- Con te?

- Castiel... - sbuffa, scoccandomi un'occhiataccia. - Ho qui il pranzo per entrambi. C'è un bel prato non molto lontano da qui, potremmo andare là a fare una galoppata e poi mangiare. Mi piacerebbe portarti in un posto speciale, dopo...

Sospiro sonoramente.

- Verrai con me? - domanda dolcemente, cercando il mio sguardo. Come faccio a dirgli di no?

- Ho scelta? Ormai sono qui - rispondo, sfuggendo ai suoi occhi verdi come le alghe in spiaggia e strappandogli una risata sommessa.

Il clop clop degli zoccoli dei nostri cavalli va a ritmo con il battito del mio cuore. Mi domando se stia battendo così forte perché Brooklyn sta guardando me e non la strada.

- Wamblee significa aquila, nella lingua Sioux - dice ad un tratto.

- Hm-hm...?

- Fin da piccolo... ho sempre desiderato volare - prosegue, spronando Wamblee ad andare al piccolo galoppo per saltare un tronco caduto. Shining Tears lo segue immediatamente. - Mia sorella mi diceva sempre che i cavalli sanno quasi volare.

Ride fra sé e sé.

- Ma un cavallo è più di un paio d'ali - aggiunge a bassa voce. Fa una pausa, io lo affianco. Le sue guance sono lievemente imporporate. - Scusa, non so perché ti sto raccontando tutto questo.

Emetto un grugnito in risposta. Per quanto godessi del silenzio, era anche imbarazzante.

- Mia madre amava andare a cavallo - borbotto, sentendomi vulnerabile. - La sua giumenta, Golden Star... era la madre di Shine. 

Il silenzio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora