Castiel's point of view
È una domenica mattina come tante. Io sono appena arrivato al maneggio e non ho voglia di fare niente: è una così bella giornata, starei volentieri tutto il giorno nel paddock con Shine a oziare.
In cortile c'è Brooklyn, insieme a Wamblee, ovviamente. Mi sta aspettando?
- Ciao, Brooklyn - lo saluto, avvicinandomi. Di solito è lui il primo a salutarmi.
- Ciao, Castiel! Prepara Shine e raggiungimi! - esclama, allegro. Inarco un sopracciglio.
- Perché?
- Te lo spiego dopo! Su su, vai!
Scuoto il capo, obbedendo. La scuderia è deserta come sempre. Mi piace il silenzio che regna: sono udibili solo i suoni prodotti dai cavalli nei box.
- Buongiorno, bellezza - dico a Shining Tears, regalandole qualche dolce bacio sul muso. - Hai dormito bene?
Spinge il muso contro le mie mani e poi lo appoggia sulla mia spalla. È la creatura più affettuosa che conosca.
- Non so cosa faremo oggi - asserisco, lasciandola uscire dal box e prendendo i finimenti. - Quello strambo del padrone del tuo vicino ha detto che dobbiamo raggiungerlo fuori.
Lei ascolta attentamente, sebbene sia più interessata a ciucciarmi il bordo della felpa.
- E sì che colazione l'hai fatta - scherzo, accarezzandole il collo dorato. Quando ho finito di bardarla la conduco fuori e mi metto il cap, prima di montare. Brooklyn mi imita.
- Vieni con me - dice, sorridendo.
- Dove?
- Seguimi e basta - replica, misterioso. Alzo gli occhi al cielo, ma lo seguo lungo la strada che porta nel bosco dietro il maneggio.
Per un po' cavalchiamo fianco a fianco in silenzio.
- Scusa se è improvviso - borbotta, rompendo il silenzio. Peccato, stavo apprezzando la quiete del bosco e il canto degli uccelli. - Ho pensato che una passeggiata ti avrebbe fatto piacere...
- Con te?
- Castiel... - sbuffa, scoccandomi un'occhiataccia. - Ho qui il pranzo per entrambi. C'è un bel prato non molto lontano da qui, potremmo andare là a fare una galoppata e poi mangiare. Mi piacerebbe portarti in un posto speciale, dopo...
Sospiro sonoramente.
- Verrai con me? - domanda dolcemente, cercando il mio sguardo. Come faccio a dirgli di no?
- Ho scelta? Ormai sono qui - rispondo, sfuggendo ai suoi occhi verdi come le alghe in spiaggia e strappandogli una risata sommessa.
Il clop clop degli zoccoli dei nostri cavalli va a ritmo con il battito del mio cuore. Mi domando se stia battendo così forte perché Brooklyn sta guardando me e non la strada.
- Wamblee significa aquila, nella lingua Sioux - dice ad un tratto.
- Hm-hm...?
- Fin da piccolo... ho sempre desiderato volare - prosegue, spronando Wamblee ad andare al piccolo galoppo per saltare un tronco caduto. Shining Tears lo segue immediatamente. - Mia sorella mi diceva sempre che i cavalli sanno quasi volare.
Ride fra sé e sé.
- Ma un cavallo è più di un paio d'ali - aggiunge a bassa voce. Fa una pausa, io lo affianco. Le sue guance sono lievemente imporporate. - Scusa, non so perché ti sto raccontando tutto questo.
Emetto un grugnito in risposta. Per quanto godessi del silenzio, era anche imbarazzante.
- Mia madre amava andare a cavallo - borbotto, sentendomi vulnerabile. - La sua giumenta, Golden Star... era la madre di Shine.
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Il silenzio del vento
RomanceBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...