Castiel's point of view
Nella scuderia tutto tace, a parte i suoni prodotti dai cavalli nei box: nitriti sommessi, piccoli sbuffi, gli zoccoli che smuovono la paglia. Fino a non molto tempo fa mi piaceva questo silenzio, perché c'era Brooklyn a guardarmi mentre ci occupavamo dei nostri amici a quattro zampe.
Ma lui non è qui e non ha intenzione di tornare, me l'ha detto chiaramente. Wamblee, sebbene senta la sua mancanza, non mi crea problemi. Ormai fa parte della routine dedicarmi prima a Shine e poi a lui.
Adesso lo sto strigliando e il suo pelo candido a pois marroni è bello lucido e piacevole da accarezzare, così come la criniera e la coda. Se Brooklyn... il Brooklyn di prima dell'incidente fosse qui, sono certo che gli farebbe un sacco di foto e metterebbe le dieci più belle su Instagram.
Tuttavia a lui non importa che il suo cavallo abbia un aspetto favoloso. Neanche a Wamblee importa, sinceramente. Ai cavalli non importa di profumare di rose. Vogliono solo qualcuno che li ami e si prenda cura di loro. Certo, vogliono anche un bel prato in cui correre e saltare. Nulla di strano.
Gli esseri umani sono più complicati. Sono così complicati, eppure affascinanti. E sono crudeli, crudeli con ogni essere vivente, i loro simili compresi.
Sospiro, dando una pacca sul collo a Wamblee.
- Ecco, bello, ho finito. Quasi scintilli - gli dico, offrendogli uno zuccherino. Lo rifiuta e io emetto una risata vuota. Shine brontola dal proprio box. La capisco: è gelosa. Sto cercando di dare attenzioni ad entrambi in egual misura, ma non posso fare miracoli.
Le do lo zuccherino e le bacio il naso, accarezzandole la fronte. Soffia forte dalle froge, chiudendo gli occhi. Mi ci vorrà tanto, tanto tempo, però so che lei mi aiuterà a rimettere insieme il mio cuore infranto come ha fatto dopo la morte della mamma.
- Ti voglio bene - sussurro, allugando una mano per giocherellare con le sue orecchie. - Ci vediamo domani, Shine.
Mi rivolgo al suo vicino di box.
- Ciao, Wamblee. A domani.
Di solito lui non ricambia mai il saluto, come faceva invece con Brook. È con mia grande sorpresa che nitrisce piano. È un saluto diverso da quello che rivolgeva al suo padrone, ma è un saluto.
Fuori dalla scuderia c'è Will e sorride, quando mi vede arrivare. Non so dove trovi la forza di sorridere.
- Castiel. Ti va di fare una passeggiata con me? A piedi, intendo.
- Va bene - accetto. Un po' d'aria fresca mi gioverà. C'incamminiamo verso il bosco. Mi sento stranamente a mio agio in compagnia del mio istruttore.
Nel bosco tutti i suoni sono attutiti. Il suono dei miei stivali sul terreno. Il canto degli uccelli, in lontananza. Il mio respiro, anche.
Il vento mi scompiglia gentilmente i capelli e s'insinua nel mio collo. È quasi brezza, più che vento, e non produce alcun rumore. Adoro questo momento... il momento in cui si può ascoltare il silenzio del vento.
Chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare da esso, fermandomi e inspirando a pieni polmoni gli odori del bosco. Will mi aspetta.
Riprendiamo a camminare.
- Aspetta - bisbiglia ad un tratto, fermandosi di nuovo. - Guarda.
Tra gli alberi c'è un giovane cervo. Ci osserva per un istante con i grandi occhi scuri, incuriosito, poi corre via.
Che momento magico, penso, peccato che Brooklyn non...
Io e Will ci scambiamo un'occhiata, prima che lui si sieda per terra. Lo imito.
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Il silenzio del vento
RomanceBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...