Castiel's point of view
- Brooklyn... - mormoro, strizzando le coperte. Apro lentamente gli occhi, nella mente ancora gli strascichi del sogno che ho fatto: Brook che mi abbracciava nel box di Shine e mi baciava le lacrime come faceva sempre, prima di premere le labbra sulle mie e dire qualcosa che non ricordo.
Una lacrima solitaria rotola lentamente lungo la mia guancia. Era solo un sogno, non accadrà mai. Asciugo la lacrima e mi tiro a sedere, passandomi una mano fra i capelli. Tra due minuti suonerà la sveglia.
La spengo e mi alzo. Be', almeno non arriverò in ritardo a scuola e ho più tempo per decidere cosa mettere. Mi piazzo davanti all'armadio. Da quando Brook è tornato al maneggio cerco di vestirmi in maniera neutra e mi sforzo di non correggerlo quando mi appella al maschile, ma credo sia ora di smettere di metterlo sempre al primo posto e iniziare a darmi la priorità.
Prendo una maglietta viola, un paio di jeans e... la felpa di Brooklyn. È da tanto che non la indosso, che non la tiro nemmeno fuori dall'armadio. Ha perso il suo profumo da molto tempo, tuttavia è ancora confortante metterla.
Vado in bagno, mi pettino e mi faccio la coda. Non m'importa come mi tratterà, penso mentre mi guardo allo specchio, oggi glielo dirò.
- Buongiorno, Cas-... - dice mio padre quando entro in cucina, sorridendo. Mi accarezza rapidamente una spalla.
- Buongiorno - sbadiglio, ricambiando forzatamente il sorriso. Cynthia resta in silenzio. Meglio: meno parla e meno danni fa.
Mi siedo a far colazione. La mia mente si perde a prolungare ancora un po' il sogno della notte passata.
- Cas?
- Sì? - rispondo, venendo strappata dai miei pensieri.
- Il viola... ti dona - borbotta papà, prima di alzarsi per riporre la propria tazza nel lavandino. Un sorriso lieve m'increspa le labbra.
~~~
Sto giocando con Shining Tears quando odo i passi di Brooklyn alle mie spalle: sono inconfondibili e un tempo mi facevano battere forte il cuore di gioia, mentre oggi me lo fanno battere di nervosismo.
- Cas... tiel? - dice, e io mi volto, incontrando la sua espressione scioccata. Non saprei dire se sia un buon segno. - Ma come ti sei conciato?
Abbasso lo sguardo, serrando i pugni lungo i fianchi, però lo rialzo in fretta. Brooklyn continua a fissarmi con sconcerto.
- Non dirmi che ti sei vestito così per me - insinua con orrore. Deglutisco.
- No. Questa... sono io. Cas - replico con calma. Il fatto che questa scena si stia ripetendo non mi rende più tranquilla. - A volte sono un ragazzo. A volte una ragazza. A volte entrambi o nessuno dei due.
Brooklyn scoppia a ridere ed è come se le risatine a scuola, le occhiate di sbieco e la sparizione dei miei vestiti 'femminili' si fondessero in un'unica lancia appuntita ed avvelenata, la cui punta è proprio la sua risata, la quale si conficca nel mio cuore.
- Certo, certo. Come dici tu - dice in tono accondiscendente. - Ma non m'interessano le tue stranezze, okay? Per me sei Castiel e basta.
E va da Wamblee, passando da principe di ghiaccio a principe dolce e tenero. Inghiotto le lacrime: mi son detta che non mi sarebbe importato come mi avrebbe trattata, eppure sono sul punto di piangere per l'ennesima volta.
Non voglio che Brooklyn mi veda piangere, che possa compiacersi di avermi ferita. Faccio uscire Shine dal box senza averla sellata e la conduco fuori dalla scuderia, montando a pelo.
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Il silenzio del vento
Roman d'amourBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...