Capitolo trentotto

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Brooklyn's point of view

Oggi, per la prima volta da quando ci siamo rimessi insieme, io e Castiel abbiamo un appuntamento. C'è un festival, in questi giorni, e vicino alla spiaggia ci sono le bancarelle e un palco per i concerti; stasera ci saranno inoltre i fuochi d'artificio.

Castiel: sono qui.

- Io esco! - annuncio, finendo di sistemarmi i ricci al volo. Tutti mi salutano nello stesso momento in modo confuso.

Castiel mi attende fuori casa e, non appena i miei occhi si posano su di lui, il mio cuore inizia a battere più forte.

- Ehi bellissimo - dico, accennando un sorriso. Sorride a sua volta, avvicinandosi e cingendomi il collo con le braccia, prima di baciarmi dolcemente.

- Ciao, Brook - bisbiglia, strofinando teneramente il naso contro il mio. Gli prendo la mano, intrecciando le dita alle sue, e il suo braccialetto mi sfiora il polso. Sono tremendamente felice di non essermi liberato del mio.

C'incamminiamo verso la spiaggia, in silenzio. È una bella serata, perfetta per i fuochi d'artificio: il cielo è limpido e c'è giusto una lieve brezza.

C'è parecchia gente in giro, ma non troppa. Di sicuro ci saranno persone che io o il mio ragazzo conosciamo.

Ci mettiamo a curiosare fra le bancarelle, le quali vendono di tutto, dal cibo al vestiario, gioielli compresi.

- Ti va un gelato? - chiede Castiel. Annuisco con entusiasmo. - Offro io.

- Ma tu hai meno soldi di me... e se ne dividessimo uno in due?

- Va bene - acconsente, lasciando andare la mia mano e avvicinandosi al carrello dei gelati. Per un istante sto quasi per seguirlo per metterci d'accordo sul gusto, poi però cambio idea e decido di lasciarmi sorprendere.

Castiel ritorna con un enorme cono rosa e un'espressione alquanto bizzarra in viso.

- Fragola? - domando, sorpreso. - Come fai a sapere che mi piace la fragola?

- Se non te lo ricordi tu... io non te lo dirò di certo - risponde, esibendo un sorrisetto irritante. Affondo un indice in una pallina e gli sporco la punta del naso col gelato. - Brook!

- Così impari a prenderti gioco della mia amnesia - borbotto, prima di leccar via il gelato dal suo naso. Arrossisce violentemente.

Ci sediamo su un muretto a mangiare. Le nostre lingue di tanto in tanto si sfiorano in maniera casuale, facendoci avvampare. Io non posso fare a meno di pensare che Castiel sia carinissimo con le guance imporporate, la mano sotto la mia e i meravigliosi occhi color cielo fissi nei miei.

Una volta finito il gelato riprendiamo a gironzolare tra le bancarelle, incappando in una mia conoscenza: il fratello di Leya, Misha, insieme a suo marito, Liam. Entrambi tengono per mano la loro bambina, Grace.

Faccio loro un cenno di saluto.

- Ciao, Brooklyn! - esclama Misha. - Anche voi qui?

- Già.

Sbircio Castiel, il quale non ha alcuna particolare espressione in viso. Mi chiedo se dovrei fare le presentazioni o no.

- Saluta Brooklyn e Castiel, Grace - dice gentilmente Liam, lasciando andare la sua mano. La bambina afferra i suoi jeans e si limita ad osservarci con i grandi occhi castani colmi di timidezza, come quelli di un cerbiatto.

Mi abbasso alla sua altezza e le accarezzo dolcemente i capelli bruni.

- Ciao, Grace - la saluto, sorridendo. Con la coda dell'occhio noto il mio ragazzo abbassarsi e poggiare un ginocchio a terra. Grace si stacca dai propri genitori e allunga le braccia per toccare i capelli variopinti di Castiel, affascinata.

Il silenzio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora