Brooklyn's point of view
Oggi, per la prima volta da quando ci siamo rimessi insieme, io e Castiel abbiamo un appuntamento. C'è un festival, in questi giorni, e vicino alla spiaggia ci sono le bancarelle e un palco per i concerti; stasera ci saranno inoltre i fuochi d'artificio.
Castiel: sono qui.
- Io esco! - annuncio, finendo di sistemarmi i ricci al volo. Tutti mi salutano nello stesso momento in modo confuso.
Castiel mi attende fuori casa e, non appena i miei occhi si posano su di lui, il mio cuore inizia a battere più forte.
- Ehi bellissimo - dico, accennando un sorriso. Sorride a sua volta, avvicinandosi e cingendomi il collo con le braccia, prima di baciarmi dolcemente.
- Ciao, Brook - bisbiglia, strofinando teneramente il naso contro il mio. Gli prendo la mano, intrecciando le dita alle sue, e il suo braccialetto mi sfiora il polso. Sono tremendamente felice di non essermi liberato del mio.
C'incamminiamo verso la spiaggia, in silenzio. È una bella serata, perfetta per i fuochi d'artificio: il cielo è limpido e c'è giusto una lieve brezza.
C'è parecchia gente in giro, ma non troppa. Di sicuro ci saranno persone che io o il mio ragazzo conosciamo.
Ci mettiamo a curiosare fra le bancarelle, le quali vendono di tutto, dal cibo al vestiario, gioielli compresi.
- Ti va un gelato? - chiede Castiel. Annuisco con entusiasmo. - Offro io.
- Ma tu hai meno soldi di me... e se ne dividessimo uno in due?
- Va bene - acconsente, lasciando andare la mia mano e avvicinandosi al carrello dei gelati. Per un istante sto quasi per seguirlo per metterci d'accordo sul gusto, poi però cambio idea e decido di lasciarmi sorprendere.
Castiel ritorna con un enorme cono rosa e un'espressione alquanto bizzarra in viso.
- Fragola? - domando, sorpreso. - Come fai a sapere che mi piace la fragola?
- Se non te lo ricordi tu... io non te lo dirò di certo - risponde, esibendo un sorrisetto irritante. Affondo un indice in una pallina e gli sporco la punta del naso col gelato. - Brook!
- Così impari a prenderti gioco della mia amnesia - borbotto, prima di leccar via il gelato dal suo naso. Arrossisce violentemente.
Ci sediamo su un muretto a mangiare. Le nostre lingue di tanto in tanto si sfiorano in maniera casuale, facendoci avvampare. Io non posso fare a meno di pensare che Castiel sia carinissimo con le guance imporporate, la mano sotto la mia e i meravigliosi occhi color cielo fissi nei miei.
Una volta finito il gelato riprendiamo a gironzolare tra le bancarelle, incappando in una mia conoscenza: il fratello di Leya, Misha, insieme a suo marito, Liam. Entrambi tengono per mano la loro bambina, Grace.
Faccio loro un cenno di saluto.
- Ciao, Brooklyn! - esclama Misha. - Anche voi qui?
- Già.
Sbircio Castiel, il quale non ha alcuna particolare espressione in viso. Mi chiedo se dovrei fare le presentazioni o no.
- Saluta Brooklyn e Castiel, Grace - dice gentilmente Liam, lasciando andare la sua mano. La bambina afferra i suoi jeans e si limita ad osservarci con i grandi occhi castani colmi di timidezza, come quelli di un cerbiatto.
Mi abbasso alla sua altezza e le accarezzo dolcemente i capelli bruni.
- Ciao, Grace - la saluto, sorridendo. Con la coda dell'occhio noto il mio ragazzo abbassarsi e poggiare un ginocchio a terra. Grace si stacca dai propri genitori e allunga le braccia per toccare i capelli variopinti di Castiel, affascinata.
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Il silenzio del vento
RomanceBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...