Capitolo venti

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Brooklyn's point of view

- Oggi è il grande giorno, eh? - dice Bella, entrando in camera mia. Avvampo.

- G-grande giorno?

Sogghigna, arruffandomi i capelli. Mi fa piacere vederla di buon umore, anche se a mio discapito. Temevo che si struggesse per sempre per Yuuhi.

- Non viene qui Castiel?

- Ah, s-sì...

Mi abbraccia, anzi, mi stritola.

- Sei così carino, cespuglietto mio! - commenta, e io non ho abbastanza ossigeno per protestare.

- Bella... non respiro...

- Scusa - ride, scompigliandomi di nuovo i capelli. Le scocco un'occhiataccia. - Sei bellissimo, fratellino. Il tuo Castiel è davvero fortunato...

- Non è il mio Castiel - sbuffo, strappandole l'ennesima risata.

- Non mi puoi mentire, Brook - m'informa, sorridendo. Poi torna seria. - Lo dirai a mamma e papà?

- Cosa?

- Che state insieme, 'cosa'.

Arrossisco, giocherellando con il bordo della maglietta.

- Sì...

- Andrà tutto bene - mi rassicura. Suona il campanello. - Oh! Dev'essere il tuo ragazzo.

Le rifilo una seconda occhiataccia e vado ad aprire, sistemandomi in qualche modo i ricci.

- Castiel!

- Ciao, Brook - replica, massaggiandosi la nuca. Indossa un paio di jeans neri e una maglietta grigia con la sagoma nera di un cavallo che sta saltando; si è pettinato i capelli di lato, inoltre.

- Ma quanto siamo eleganti! - esclamo, lustrandomi la vista. Ride.

- Volevi che mi presentassi con gli stivali sporchi di fango e la maglietta bagnata di saliva di Shine?

Rido anch'io e gli rubo un rapidissimo bacio.

- Vieni, entra.

Si toglie le scarpe e poi mi segue in salotto.

Castiel's point of view

La casa di Brooklyn è più grande della mia, ovviamente. Ovunque il mio sguardo si posi ci sono coppe e medaglie, mi chiedo se siano tutte del mio ragazzo.

I suoi genitori, sua sorella e quella che suppongo sia sua moglie ci aspettano in salotto.

- Ciao, caro! Castiel, giusto? Io sono la mamma di Brooklyn - si presenta... sua madre. Lei e Brook si assomigliano un sacco: stessi occhi verdi, stesso sorriso... i ricci di Brooklyn sono solo di un biondo più scuro.

- Piacere di conoscerla - dico, stringendole la mano. Sembra molto gentile e affettuosa.

- Oh, dammi pure del tu!

Abbozzo un sorriso imbarazzato.

- E io sono suo padre.

Adesso so da chi ha ereditato i ricci: suo padre ha la stessa chioma ribelle, però di un bel castano scuro. Anche lui ha gli occhi verdi.

- P-piacere... - replico, un poco intimorito. Poi si apre in un sorriso incoraggiante e il mio timore svanisce.

- Bella, sua sorella. E questa è mia moglie, Leya.

Finite le presentazioni, la mamma di Brooklyn ci invita a spostarci in sala da pranzo per mangiare.

- Prima di cominciare, ci tenevo a dire che io e Castiel stiamo insieme - annuncia il mio ragazzo, facendomi avvampare violentemente. Nessuno fa una piega.

Il silenzio del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora