Castiel's point of view
- Will, mi aiuti ad alzare ancora un po' gli ostacoli? - chiede Brooklyn, smontando agilmente.
- Ancora? - replica il nostro istruttore, stupito.
- Ma sì, solo un po'...
Io esibisco una smorfia colma di apprensione, poggiando il mento sulle braccia e osservandoli alzare gli ostacoli.
Oggi non mi sento molto bene, quindi ho portato Shining Tears a fare una passeggiata nel bosco e mi son messo a guardare Brooklyn che si allena.
- Ma non è troppo alto? - gli chiedo, quando torna da me. Il suo volto è illuminato dall'orgoglio e il compiacimento.
- Troppo alto? - domanda, perplesso. Dà una pacca sul collo a Wamblee. - Non esistono ostacoli troppo alti, per noi. Sono certo che Wamblee possa saltare anche più in alto, vero campione?
Wamblee nitrisce piano, quasi a dirsi d'accordo. Percepisco le sopracciglia aggrottarsi ulteriormente e gli angoli della mia bocca piegarsi all'ingiù.
- Brook, c'è un limite a tutto...
- Lo so, lo so. Ma come facciamo a prepararci alla competizione se restiamo sempre allo stesso livello? - ribatte, mentre lo accompagno nel box del suo cavallo.
- A proposito della competizione... - esordisco, a disagio. Lui si affaccenda attorno a Wamblee.
- Ti ascolto - dice distrattamente.
- Ho pensato... no, ho deciso che non parteciperò.
Alza il capo di scatto, sconcertato.
- Cosa? Perché no? - mi fissa per un lungo istante. - È per questo che oggi non hai voluto allenarti?
Un brivido mi corre lungo la schiena e io mi stringo nella felpa, prima di starnutire. Forse è un principio d'influenza.
- No - rispondo, offeso. - Non è per quello. Io, quando sto male, non cavalco a tutti i costi, mettendo a rischio la mia cavalla.
Il suo bel viso s'indurisce tutto: contrae la mascella, serra le labbra, assottiglia lo sguardo e corruga la fronte.
Questo non avrei dovuto dirlo, realizzo. L'ho appena accusato di essere un irresponsabile. E lui ti ha accusato di fingerti malato per non fare allenamento, ribatte una vocina nella mia testa.
- Allora perché? Hm?
- Perché è troppo pericoloso - ammetto pacatamente. - Quegli ostacoli... sono troppo alti.
- Hai paura - mi provoca. Non mi piace il suo tono. Questo... questo lato di Brooklyn che non avevo mai visto mi fa paura.
- Io... forse. E anche se fosse? Tu no? Sai meglio di me quanto male possono finire cavallo e cavaliere per un piccolo errore. Anche i cavalieri più bravi sbagliano.
- Oh, avanti, Castiel! - esclama, spaventando Wamblee. - Lo so! Ma è solo una competizione come tante! Importante, ma non è certo le Olimpiadi! Salto da tutta la vita e non smetterò certo ora che le cose si fanno serie!
- Io non... - protesto, sentendo sempre più freddo. È l'influenza? - Io non ti sto dicendo di smettere, Brook. Sto dicendo che io penso sia troppo pericoloso saltare quanto saltate tu e Wamblee. Abbiamo quindici anni, tutta la vita davanti! Un errore potrebbe rovinare tutto e...
E tu sei così importante per me, così prezioso, e se ti perdo cosa faccio?
- Io voglio diventare uno dei cavallerizzi più giovani della storia a vincere le Olimpiadi, Castiel - dice freddamente. - Il tempo per le passeggiate ci sarà quando sarò un nonnetto con i capelli bianchi.
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Il silenzio del vento
RomansaBrooklyn ha quindici anni e aspira a diventare il campione assoluto di equitazione. Ma, quando nella sua vita irrompe un cavallerizzo che potrebbe essere più bravo di lui, con un cavallo forse più fenomenale del suo, il suo sogno vacilla. Sotto la r...