Capitolo 27

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Il cuore batte veloce. I sensi all'erta. I muscoli stremati eppure pronti. Il sudore sulla fronte. I vestiti appiccicati al corpo. Il petto che si muove velocemente. Gli occhi carichi eppure così vuoti. I capelli neri raccolti in una coda di cavallo ormai disfatta per il duro allenamento.

Perché è questo che ho fatto questa settimana. Mi sono allenata. La differenza nel mio fisico inizia ad essere evidente, molte parti sono state rese più sode. Eppure a me non interessava ottenere questo.

<< Sei stata fantastica come sempre >> sorride raggiante Jennifer alle mie spalle.

Il volantino che trovai su quell'albero una settimana fa era un pubblicitario, di questa palestra diventata ormai il mio nuovo rifugio.

Jennifer è la mia istruttrice, ed insieme a lei facciamo di tutto. Salti, Corsa,  lezioni di autodifesa e persino boxe. Dovevo trovare un modo per sfogarmi in fondo. Non riuscivo più a controllare i pensieri, la rabbia, il dolore. Jennifer gestisce questo posto insieme alla sorella Bethany.

Le due ragazze sono gemelle. Stesso capelli rossi ricci, stesso sorriso, stesso fisico. L'unico cambiamento sta nel colore degli occhi, una blu l'altra nocciola, e nel carattere, che in Jennifer è determinato e sicuro, nella sorella, leggermente più impacciato, ma testarda comunque. Sono state due ottime amiche in questa settimana.

Subito dopo essere scesa da quel fottutissimo albero sono corsa qui. Le mie condizioni erano pietose, ma appena Jennifer mi vide nei suoi occhi non vidi alcuna traccia di pietà. " Affoga il tuo dolore, se non ci riesci sfruttalo a tuo vantaggio. Non lasciare che ti soffochi, che decida per il tuo corpo, fai in modo che il tuo corpo decida per lui " queste le prime parole che mi ha rivolto.

Non un ciao, non un buonasera, ma un consiglio utile e prezioso. E così ho fatto. Ho fatto decidere al mio corpo. E questo ha deciso di trasformare il dolore in energia per affrontare questi duri allenamenti.

Mi sento a pezzi, le rivolgo uno sguardo esausto, e lei capendomi annuisce sorridendo. Così prendo il mio asciugamano e mi rifugio tra le pareti color crema dello spogliatoio femminile.

Bethany è lì che cerca disperatamente di raggiungere uno scomparto superiore del grande mobile nella sala "deposito", come la chiamiamo noi, dello spogliatoio. Non è altro che una stanza sulla destra collegata tramite una leggera tendina dove depositiamo appunto oggetti potenzialmente utili per il riscaldamento.

Le sorelle Myle (Jennifer e Bethany ) non sono esattamente conosciute per la loro altezza. Sono alte un metro e sessanta, ma guai a prenderle in giro per questo. Tirano fuori i denti.

Mi avvicino e la aiuto a prendere il barattolo di vernice nello scaffale più alto. Anche io faccio un po' di fatica, ma i miei 10 centimetri in più mi conferiscono maggiore possibilità.
<< grazie Cat, non so cosa farei senza di te. Probabilmente sarei utilizzata come nana da giardino >> sbuffa alzando platealmente gli occhi procurandomi una breve risata.

<< Prego? >> le risposi sorridendo, iniziando a prendere dalla borsa il materiale per cambiarmi.
<< Hai sentito la novità? Pare che un gruppo di ragazzi sia stato inseguito dalla polizia sino al bosco in periferia dove poi ha fatto sparire le sue tracce. Pare abbia qualcosa a che fare con smaltimento illegale di rifiuti tossici o qualcosa del genere. Non hanno individuato i protagonisti ma credo centri un certo Luke... o Adam non ne sono sicura. Mah io proprio non capisco comunque cosa ci trovino di bello nel danneggiare la natura e- >> ma io ho già smesso di ascoltarla.

Luke. Luke. Luke.

Tum. Tum. Tum.

Il mio cuore accelera al suono del suo nome. Luke ha smesso di provare a chiamarmi da due giorni. In questa settimana le Myle mi hanno ospitato a casa loro.

Jess ha detto che si è presentato più volte a casa mia, ma lei non gli ha detto dove trovarmi. Sembrava sempre più arrabbiato e meno lucido, queste le parole di Jess. La relazione con Adam poi non era delle migliori. Pare che neanche a loro sia andata bene la serata quel giorno.

Jess a parte non sono riuscita a smettere di pensare a Luke ed al suo gruppo. Sono davvero loro che vogliono smaltire rifiuti illegalmente. Una parte di me desidera che la polizia li fermi, dall'altra non voglio che Luke finisca in prigione. Non potrei accettarlo. Soffrirei ancora di più.
Mi sono messa in testa di dimenticarlo.

Questo pensiero ha invaso quella mente il giorno dopo essere arrivata qui, in palestra. Più precisamente mentre correvo e affogavo così il dolore nello sforzo fisico.
Stare con Luke si sta rivelando pericoloso per me, e ora con quello che si dice sul suo presunto "gruppo", questo pericolo non è rappresentato solo a livello psicologico.

Non mi ero accorta delle continue chiamate di Bethany immersa come ero nei miei pensieri.
<< Cat! >> strilla e io balzo indietro.
<< Eh? >> rispondo ancora confusa.
<< Ci sarai alla festa a casa nostra venerdì o no? >>

Una festa a casa loro dopodomani. In un primo momento avrei rifiutato, ma cosa ho da perdere. Annuisco per poi prendere velocemente le mie cose e liquidarla con un gesto veloce della mano.

Devo assolutamente tornare a casa da Jess. Gli zii sono mancati anche questa settimana, ma oggi torneranno e non mi va di spiegarli la faccenda. Quindi è meglio tornare. Jess mi ha coperta finché poteva, e le sono debitrice per questo.

Uscendo però vado a scontrarmi contro un petto tonico, e sarei caduta precipitosamente a terra se non fosse stato per due braccia muscolose intorno a me.

<< Stai bene? Ehi aspetta ma- >>
Riconosco questa voce e i miei occhi scattano in quegli occhi verdi che ora iniziano ad essermi familiari.

<< Christian? >>

Fall in love {-DoNotFallInLove-}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora