Capitolo 18

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Il comandante segnala il decollo, mentre mi perdo per i pensieri il tempo accelera, sono paranoica, penso troppo, eppure muoio dalla voglia di vederlo, il prima possibile, di ricomporre la mia famiglia separata dalla lontananza e dalla malattia. Divisa, separata, lontano da me, dalle cose che più amo al mondo. Fa male, tanto, e pensare che fino a stamattina ero così felice...
Penso che la mia vita scelga sempre di pormi degli ostacoli, quando meno me l'aspetto succede qualcosa, anche se mantengo alta la guardia, è dura sapere che il destino, che non ho il piacere di conoscere, possa decidere a suo piacere di rovinarmi e poi farmi rinascere. Ecco, la mia vita è una fenice. Nasce e muore. Ma è dura morire ogni volta, spingersi così al limite, superarlo e poi ricominciare da capo, è così ripetersi ancora un'altra volta, e un'altra ancora. Ian è piccolo e sarà difficile abituarsi a tutto questo. Non ci siamo abituati nemmeno noi. Nemmeno io. Questa ora è terribilmente lunga e straziante. Non la sopporto. È orribile. Guardo l'orologio. È mezzanotte. Forse dovrei dormire. No, non devo, non ce la faccio. Tanto siamo quasi arrivati, manca solo un quarto d'ora. Per ingannare il tempo leggo un libro. Quando il comandante segnala l'atterraggio metto via il libro e mi preparo. Devo correre. Appena scesa prenderò un taxi per portarmi all'ospedale. Atterrati, scendiamo e una volta recuperati i bagagli corro all'esterno a prendere un taxi. Non arriva. Aspetto ancora un po'.
*10 minuti dopo*
Finalmente arriva un taxi, oh, grazie al cielo! Entro all'interno dell'auto e chiedo di portarmi all'ospedale. Per fortuna il tassista non fa storie e si dirige velocemente all'ospedale di Atene. Una mezzoretta dopo arriviamo. Scendo frettolosamente dopo aver pagato profumatamente il tassista, mi precipito all'interno dell'edificio e chiedo di Ben. All'inizio non mi calcolano minimamente e la cosa mi infastidisce, poi (quasi grido) di essere la moglie e allora cedono un po' e mi lasciano vedere Ben. Entro e vedo Benjamin malissimo. Chiedo l'accaduto al dottore che mi stava seguendo.
"Suo marito, il Signor Mascolo, ha avuto un'incidente d'auto. L'altro conducente era contromano e non curante e ignaro di ciò, viaggiando ad alta velocità ha urtato suo marito che, a causa dell'impatto frontale, è volato all'esterno del parabrezza ed è caduto sull'auto dell'altro conducente. È in pessime condizioni, gravi. Ha molte fratture. Ha un trauma cranico molto grave, suo marito è forte, anche solo per essere sopravvissuto. Posso vedere mio marito solo attraverso un vetro, odio questa lontanza, anche se piccola, da lui. Voglio abbracciarlo.
"È cosciente? O lo è stato? Ha chiesto di me? Mi chiamo Aurora..."
"No, da allora non si è svegliato"
"Quando è successo?"
"Verso le 20"
"O mio dio"
Scoppio a piangere

La Perfezione Del Caos  4 - Infinito | B&F Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora